SolarExpo2014, l’Italia guida le Rinnovabili

Nel 2013 gli investimenti per le Rinnovabili sono diminuiti, in tutto il mondo, del 14 per cento; eppure nel 2013 in Italia la quota di energia elettrica prodotta con queste tecnologie ecosostenibili ha raggiunto il 32,9 per cento, pari a 15 per cento di tutta l’energia prodotta in Italia. Merito dell’iniziativa positiva di istituzioni, imprese e privati cittadini ma anche degli incentivi, a volte criticati come onerosi sebbene, come oneri, in buona compagnia con il costo in bolletta a vantaggio dei produttori di energia da combustibili fossili, il cosiddetto ‘capacity payment’; e che hanno portato il nostro Paese verso gli obiettivi prescritti dai trattati internazionali e dalle direttive europee per la riduzione delle emissioni inquinanti. Gli incentivi oggi rischiano di essere drasticamente ridotti, mentre andrebbero razionalizzati sì, ma anche ‘messi a sistema’. Ed insieme ad essi andrebbe regolamentato ed organizzato tutto il settore, per mettere in rete flussi costanti di energia e garantire sicurezza al sistema nazionale. Di questo e altro si è parlato a SolarExpo 2014, la Mostra sulle Energie Rinnovabili che si è tenuta dal 7 a 9 maggio a Fiera Milano.

Secondo il Rapporto ‘Comuni Rinnovabili 2014’ realizzato da Legambiente con il contributo del Gestore dei Servizi Energetici (Gse), impianti di produzione di energia rinnovabile sono presenti in tutti i comuni italiani, nessuno escluso. Nel 2013  è aumentata la diffusione per tutte le fonti, dal solare fotovoltaico a quello termico, dall’idroelettrico al geotermico, agli impianti a biomasse e biogas integrati con reti di teleriscaldamento e pompe di calore. Gli impianti italiani sono ormai più di 700mila e lo scorso anno hanno prodotto la cifra record di 104 TWh. Il Rapporto ha evidenziato il trend assolutamente positivo della crescita delle Rinnovabili: appena nel 2013 i comuni dove si trova almeno un impianto erano ‘solo’ 7.937 su  8.054. Nel 2006, otto anni fa, erano 356.  Il rapporto Comuni Rinnovabili di Legambiente con il contributo del Gse ha premiato i Comuni italiani per categoria tecnologica. Fra queste l’idroelettrico, che non è esente da conseguenze sul paesaggio e sui delicati ecosistemi montani delle Alpi, dove saturati i grandi corsi il ‘piccolo elettrico’ si sta concentrando su torrenti e rivoli spesso in assenza di Valutazione di Impatto Ambientale. Un problema che riguarda tutto l’arco alpino e intorno al quale è nato un coordinamento interregionale tra comitati e associazioni per “Ripensare l’idroelettrico”: come raccontato da Luca Calzolari sul seguitissimo blog dedicato alla montagna I Camosci Bianchi, la captazione per uso idroelettrico chiama in causa la natura dell’acqua come del paesaggio che irriga, che deve essere pubblica e comune perché questa possa rimanere, davvero, risorsa rinnovabile.

Mentre il mini-idroelettrico è in discussione, altre tecnologie emergono come l’italianissimo Solare Termodinamico a Concentrazione, sviluppato da Enea e portato avanti dalle 30 aziende italiane che si riconoscono nell’Anest, Associazione nazionale energia solare termodinamica. Tecnologia promettente anche perché in grado di garantire lo stoccaggio  e quindi flussi costanti di energia, il Termodinamico a Concentrazione è già in produzione in Paesi come la Spagna, che ha costruito più di cinquanta impianti. Nel nostro Paese, questa tecnologia può ora contare su un protocollo d’intesa firmato a Milano da Anest e Legambiente alla presenza del sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo e volto a superare ostilità dovute all’impatto paesaggistico con soluzioni come la realizzazione degli impianti non su suolo agricolo o aree verdi ma all’interno delle numerosissime aree industriali dismesse. “Il nostro Paese nel campo dell’energia solare termodinamica ha delle potenzialità e delle eccellenze che vanno valorizzate,  promosse e incentivate”, ha commentato il sottosegretario Velo.

Capillare diffusione, diversità delle fonti e delle caratteristiche di produzione e di flusso costituiscono una ricchezza che tuttavia deve essere valorizzata: come spiega Fabrizio Santelli, ingegnere ambientale esperto in energia e sicurezza, “è necessario investire nella generazione distribuita da fonti rinnovabili”. Puntare con politiche nazionali a  trasformare la generazione plurale in un sistema coerente e coeso anche attraverso la realizzazione di ‘reti intelligenti’, in grado di gestire e compensare le diversità produttive di tecnologie differenti sembra essere la strada maestra da seguire. E poi risolvere altri problemi organizzativi: stabilità normativa, semplificazione, incentivi più intelligenti e mirati sono le linee su cui si muoverà il Governo per sostenere il settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica secondo, ancora, il sottosegretario Velo ma anche il viceministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti, che a SolarExpo ha puntato l’indice contro “gli incentivi che in passato sono stati riversati sul settore come una bomba d’acqua e non gestiti in maniera più graduale”. Ora che il fotovoltaico sta raggiungendo la ‘grid parity’, le risorse vengono indirizzate su settori che hanno bisogno di incoraggiamento, come quello delle biomasse, e nei settori “più penalizzati da regole sbagliate come quello delle rinnovabili termiche”. Altro punto in agenda, la stabilizzazione delle detrazioni fiscali per le tecnologie per l’efficienza energetica.

“La nuova direttiva europea appena recepita dal nostro Paese va a sovrapporsi al quadro regolatorio che era già stato predisposto dal GGSE nell’ambito del quarto e quinto conto energia”, ha spiegato Salvatore Guastella, ricercatore della società Ricerca sul Sistema Energetico (Rse).”Bisogna fare in modo che le due normative si parlino e si integrino”, perché in Italia sono installati piú di 85 milioni di moduli fotovoltaici in oltre 550.000 impianti. Nel prossimo Consiglio dei Ministri parleremo anche dell’efficientamento energetico degli edifici scolastici, mentre con il ministro della Giustizia abbiamo in mente un progetto per la solarizzazione delle carceri”. Per quanto riguarda gli edifici, in particolare quelli pubblici, altri interventi sulla gestione dell’energia sono in cantiere da parte del Governo, che intende trovare 540 milioni di euro entro il 2020 per la riqualificazione energetica degli edifici della pubblica amministrazione centrale, secondo quanto imposto dalla direttiva europea 27/2012 sull’efficienza energetica che l’Italia si appresta a recepire, come hanno spiegato gli esperti di Rse (Ricerca sul Sistema Energetico) in occasione di SolarExpo.

“La nuova normativa impone di intervenire sugli immobili della P.A. centrale per conseguire la riqualificazione energetica almeno pari al 3 per cento annuo della superficie coperta utile climatizzata degli edifici superiori ai 500 metri quadri”, ha spiega Massimo Gallanti, direttore del dipartimento sviluppo sistemi energetici di Rse. “Questo significa riqualificare entro il 2020 circa 2,7 milioni di metri quadri”. Anche questo un grande contributo alla mission alla quale rispondono le Rinnovabili, ovvero la riduzione delle emissioni inquinanti. Che l’Italia ha sposato in pieno e sta portando avanti, sia pure nella fase caotica del boom tecnologico ed imprenditoriale del settore, con risultati di eccellenza che fanno scuola nel mondo.

©Futuro Europa®

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