Quando c’era Berlinguer (Film, 2014)

Walter Veltroni debutta alla regia con un film struggente e delicato, un accorato omaggio a Enrico Berlinguer – padre storico del moderno Partito Comunista Italiano – nel trentennale della sua scomparsa. Veltroni non s’improvvisa regista, perché ha un passato (e un presente) da cinefilo e da critico cinematografico, tra l’altro senza pregiudizi, visto che ha contribuito alla rivalutazione di un filone ingiustamente vituperato come la commedia sexy. Non solo. Quando è stato direttore de L’Unità, ricordiamo una serie di videocassette allegate al giornale che contenevano capolavori del cinema impegnato. Pure in questo film l’anima cinefila viene fuori: Berlinguer ti voglio bene (1977) di Giuseppe Bertolucci serve per citare la difficoltà di capire la svolta eurocomunista da parte degli operai; un vecchio film con Red Skelton che porta due bandiere per passare indenne tra sudisti e nordisti, sottolinea la difficoltà di convivere tra statunitensi e sovietici.

Quando c’era Berlinguer è un documentario che racconta la vita di Enrico Berlinguer, la sua parabola politica tra eurocomunismo, compromesso storico, decisivo strappo con Mosca, vittorie elettorali, incomprensioni con Craxi, fino alla morte del leader, sopravvenuta per le conseguenze di un ictus che lo colpì durante un comizio a Padova. Berlinguer era un comunista troppo filoamericano per piacere ai russi e troppo filosovietico per convincere gli americani, in compenso piaceva agli italiani, persino a chi non era comunista. Veltroni s’interroga sui motivi per cui ai funerali di un uomo schivo e timido come il segretario del PCI partecipò una folla sterminata e perché in tutte le città italiane vennero improvvisati comizi e ci furono spontanee manifestazioni di affetto. Veltroni affronta il delicato discorso politico, sottolineando l’amicizia con Aldo Moro e il tentativo di compromesso storico con la Democrazia Cristiana, ma racconta per immagini anche la nascita delle Brigate Rosse e la spirale di terrore incoraggiata da settori deviati dello Stato. Il regista non dà giudizi morali, si limita a far parlare protagonisti, giornalisti, compagni di partito, costruendo un film di montaggio ricco di suggestive immagini di repertorio.

Il documentario si ricorda per due momenti di puro cinema, immortalati da immagini poetiche e accompagnati da musica struggente. Piazza San Giovanni fotografata in un suggestivo bianco e nero cosparsa di prime pagine de L’Unità con sopra scritto Addio Enrico che volano nel vento. Il surreale ritorno a casa dell’anima di Enrico che in barca a vela (la sua vera passione) si dirige verso le coste della natia Sardegna.

Quando c’era Berlinguer è un documentario importante, consigliato ai giovani per capire che la politica – un tempo – è stata ben altro che beghe su rimborsi elettorali, orge di palazzo con ragazzine disponibili, corse al vitalizio e corruzione dilagante. Berlinguer era un uomo onesto che anteponeva il successo personale e di partito al bene del Paese. Persino Giorgio Almirante – avversario storico e leader del Movimento Sociale Italiano – rese omaggio alla salma di un politico che aveva combattuto per tutta la vita.

Veltroni inserisce la sua voce fuori campo nei passaggi più poetici e sentimentali, fa parlare Pier Paolo Pasolini (grazie a Sergio Rubini), Giorgio Gaber, Jovanotti, Roberto Benigni, Giorgio Napolitano, Eugenio Scalfari, Aldo Tortorella, Emauele Macaluso, Bianca Berlinguer, Alberto Menichelli, lo stesso Enrico Berlinguer con la voce di Toni Servillo. Ne viene fuori un ritratto sentimentale ma vero, parziale, certo, come era giusto che fosse, scritto da un ex comunista che deve far dire alle immagini che “in Italia non è mai stata una vergogna definirsi comunisti”, anche perché alla guida del partito c’era un uomo onesto come Enrico Berlinguer.

Bravo Veltroni. Convince più da regista che da politico.

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Regia: Walter Veltroni. Fotografia: Davide Manca. Montaggio: Gabriele Gallo. Musica: Danilo Rea. Suono: Sandro Host. Produttore: Carlo Degli Esposti. Produttore Esecutivo: Luigi Pinto. Documentario. Durata: 117’.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”] 

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