Vino made in Italy, un business che vale

In controtendenza con la crisi, il settore vinicolo italiano continua a crescere. Secondo l’ultimo studio dell’Ufficio Studi di Mediobanca, l’anno scorso il fatturato complessivo ha registrato un incremento vicino al 5%, mentre, considerando una prospettiva temporale più ampia, l’indice di Borsa è aumentato in tredici anni di ben il 225,7%.

L’analisi dell’Ufficio Studi di Mediobanca ha preso in considerazione 111 società produttrici italiane (incluse quelle con fatturato superiore a 25 milioni). Tuttavia, le evidenze raccolte sono anche frutto di un’analisi comparativa effettuata con 14 tra i maggiori produttori mondiali (con vendite superiori a 150 milioni). Per valutare le performance borsistiche, sono state invece considerate le dinamiche di 46 aziende quotate nel mondo di cui nessuna a passaporto italiano.

Analizzando più nel dettaglio i dati contenuti nello studio di Mediobanca, scopriamo che l’anno scorso il fatturato estero dei maggiori produttori italiani è cresciuto del 7,7% mentre dell’1,8% nello Stivale, segno che il made in Italy continua ad avere un certo appeal sui consumatori stranieri. A conti fatti risulta che il settore ha chiuso il 2013 in bellezza con il +4,8% (+3% secondo la Coldiretti), in controtendenza con la contestuale contrazione della manifattura (-0,3%) e alla debolezza delle industrie alimentari (+0,3%).

A trainare le vendite è soprattutto l’export, cresciuto di oltre il 40%. In particolare, ad apprezzare di più i nostri prodotti (spumante in primis) sono i mercati dell’Unione europea (51%), seguiti subito dopo da quelli del Nord America (32,7%). Marginale il contributo dell’America Latina (1,4%) mentre il resto del mondo (Africa, Medio Oriente e Paesi Europei non UE) si attesta al 10,6% (in crescita del 14,9%). In cima ai top sellers troviamo le Cantine Riunite-GIV, che con 534 milioni di fatturato e un incremento del +4,2% rispetto al 2012, precedono Caviro e il gruppo Campari. In termini di crescita è però la veneta Contri Spumanti a registrare la migliore performance: l’anno scorso il suo fatturato complessivo è, infatti, aumentato del +31,3% rispetto al 2012.

I risultati positivi sembrano trovare conferma sulle principali piazze finanziarie. Per quanto riguarda l’andamento dei titoli in Borsa, Mediobanca rivela infatti che da gennaio 2001 a marzo 2014 l’indice dell’industria vinicola è cresciuto del +225,7% in Italia e  del +61,8% sulle Borse mondiali. Anche in questo caso, con riferimento ai mercati è stato il Nord America a segnare il miglior risultato (+349,9%), seguito dalla Francia (+103,4%). Contrazione nei mercati come l’Australia, il Cile e la Cina, dove notoriamente il consumo di vino non è molto diffuso.

Questi numeri hanno avuto delle ricadute positive anche a livello occupazionale, con l’impiego di oltre un milione di italiani in 18 diversi settori industriali, che vanno dall’agricoltura al commercio e alla ristorazione, passando per l’enoturismo e la cosmesi. L’interesse verso il settore vinicolo è testimoniato anche dall’aumento delle iscrizioni ai corsi di Laurea in Scienze agrarie, viticoltura ed enologia, ma anche agli Istituti professionali. Secondo i dati Almalaurea elaborati e presentati da Coldiretti in occasione dell’evento “Vinitaly”, gli studenti che decidono d’intraprendere un percorso formativo alla scoperta del vino sono aumentati di oltre il 50%. Di questi si stima che l’82,5% troverà impiego a cinque anni dalla conclusione del ciclo di studi.

©Futuro Europa®

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