
La storia di Souleymane (Film, 2024)
Boris Lojkine (1969) è un regista francese non molto noto in Italia, che per anni ha insegnato filosofia all’Università di Aix-Marseille, quindi ha girato alcuni documentari ispirati al periodo trascorso in Vietnam. Il suo primo lungometraggio di fiction è Hope, presentato nella Settimana della Critica al Festival di Cannes nel 2014, quindi Camille (2019), premio del pubblico a Locarno.
Souleymane’s Story (titolo internazionale) è il suo terzo lavoro, proiettato nella prestigiosa sezione Un certain regard a Cannes. Anywhere Anytime (2024) di Milad Tangshir – da noi visto alcune settimane fa – presenta molte analogie con questa pellicola francese, soprattutto come storia di immigrazione problematica e per una simile ambientazione nel contesto lavorativo dei rider. La storia racconta l’odissea quotidiana di Souleymane, un giovane immigrato della Guinea, rider abusivo a Parigi, preoccupato per il colloquio da sostenere per ottenere asilo politico e la possibilità di restare legalmente in Francia. Souleymane pedala con la sua bicicletta, subisce un incidente, corre da un capo all’altro della città per fare le consegne, dorme in uno spazio per rifugiati, mangia alle mense allestite dai volontari, subisce angherie da connazionali e da francesi, telefona alla madre che soffre per la sua assenza. Il finale è bellissimo, quando il protagonista scoppia a piangere e finalmente racconta la sua vera storia di migrante al posto della pappardella politica da perseguitato, imparata a mente e consigliata da un presunto amico che in realtà vuole solo i suoi soldi.
La storia di Souleymane è un lavoro di ottima qualità tecnica, girato in stile documentaristico e con grande realismo, capace di fotografare una realtà difficile a base di violenza e razzismo, mostrando come una persona che ha raggiunto una posizione di potere tenda a sfruttarla senza alcuna compassione per i suoi simili. Tecnica di regia che sfrutta molto la macchina a mano e le convulse soggettive, scene credibili, dialoghi concreti, secchi e rapidi, cambi di scena azzeccati. Fotografia cupa e notturna di una Parigi periferica, montaggio sincopato, a base di colpi di scena, 93’ di tensione come se fosse un thriller. Il regista è così bravo da rendere partecipe lo spettatore del dramma vissuto dal protagonista e l’attore principale (non professionista) è talmente convincente da far versare qualche lacrima nel concitato dialogo finale con l’intervistatrice.
Un film risolto, angoscioso e claustrofobico, intenso e drammatico al punto giusto. Presentato in anteprima il 19 maggio 2024 al Festival di Cannes, distribuito in Francia dal 9 ottobre e in Italia (da Academy Two, in poche copie) dal 10 ottobre 2024. Visto grazie al Circuito Fice del Cinema Teatro Metropolitan di Piombino. Cercatelo, ché ne vale la pena.
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Regia: Boris Lojkine. Soggetto: Boris Lojkine. Sceneggiatura: Boris Lojkine, Delphine Agut. Fotografia: Tristan Galand. Montaggio: Xavier Sirven. Scenografia: Géraldine Stivet. Costumi: Marine Peyraud. Produttore: Bruno Nahon. Casa di Produzione: Unité. Distribuzione (Italia): Academy Two. Titolo Originale: L’Histoire de Souleymane. Lingua Originale: Francese. Paese di Produzione: Francia, 2024. Durata: 93’. Genere: Drammatico. Interpreti: Abou Sangare (Souleymane), Alpha Oumar Sow (Barry), Nina Meurisse (agente centro rifugiati), Emmanuel Yovanie (Emmanuel), Younoussa Diallo (Khalil), Ghislain Mahan (Ghislain), Mamadou Barry (Mamadou), Yaya Diallo (Yaya), Keita Diallo (Kadiatou), Roger Bernard (Roger).
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