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Cronache dai Palazzi

Pil in rialzo dello 0,3% nel primo trimestre del 2025, un risultato leggermente superiore allo 0,2% del periodo precedente e soprattutto più vicino allo 0,4% che è il risultato per la crescita fissato per l’anno in corso, anche se ancora lontano dallo 0,6% fissato dal governo nel Documento di Finanza Pubblica. Si tratta comunque di un dato che, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, è “migliore rispetto ad altri Paesi europei”, in primo luogo rispetto al più 0,2% della Germania e al più 0,1% della Francia.

La situazione dei dazi impone inoltre nuove prospettive nei prossimi mesi. In una intervista all’Adnkronos la premier Giorgia Meloni ha puntualizzato: “L’Italia è una delle principali nazioni esportatrici al mondo, e ci giochiamo palmo a palmo con altre importanti Nazioni il quarto gradino di Paese esportatore a livello planetario”. Il governo “sta sostenendo il nostro export con forza anche aprendo nuovi mercati, da ben prima di Trump”.

Nello specifico l’Italia “lavora per avvicinare le due sponde dell’Atlantico” in quanto “crediamo nell’Occidente come sistema di valori, di alleanze internazionali e di relazioni economico-commerciali”, ha affermato la presidente del Consiglio rimarcando la “lealtà” nei confronti degli Stati Uniti “ma senza subalternità”.

Sul dossier dazi “siamo determinati a far valere i nostri interessi”, ha puntualizzato Meloni. Occorre instaurare “un commercio globale non solo aperto ma anche equo, nell’interesse nazionale italiano”. Per quanto riguarda “la determinazione dei dazi spetta alla Commissione Ue ma di certo con gli USA, così come con gli altri partner internazionali, lavoriamo per rilanciare investimenti e progetti comuni, nei quali le aziende italiane possano avere un grande spazio”.

Problematico, inoltre, il fronte dei salari. “Permangono, d’altro lato, aspetti di preoccupazione sui livelli salariali, come segnalano i dati statistici e anche l’ultimo Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro”, ha sottolineato il presidente Mattarella a ridosso del Primo Maggio. Spiega il Capo dello Stato: “Quel documento nota che l’Italia ‘si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, con salari reali inferiori a quelli del 2008’, nonostante l’avvenuta ripresa a partire dal 2024. Questo mentre, a partire dal 2022, la produttività è cresciuta”.

Non vi è alcun dubbio che “le questioni salariali siano fondamentali per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso. Salari inadeguati sono un grande problema, una grande questione per l’Italia”. I giovani, in particolare, “incontrano difficoltà a progettare con solidità il proprio futuro”. Risulta inoltre “alto il numero di giovani, con preparazione anche di alta qualificazione, spinti all’emigrazione. Questi fenomeni impoveriscono il nostro ‘capitale umano’”.

Sul fronte imprenditoriale il cuneo fiscale continua a crescere assorbendo quasi la metà delle entrate da lavoro, nonostante le misure di sostegno messe in campo da Palazzo Chigi, nel corso di vari governi, a proposito di tagli. Nel rapporto “Tasse sui salari 2025” dell’Ocse, nel 2024 per i single il cuneo fiscale è cresciuto di 1,61 punti raggiungendo il 47,1%, ben al di sopra della media della media che corrisponde al 34,9%. Per quanto riguarda l’ampiezza del cuneo fiscale l’Italia è al quarto posto dopo Belgio, Germania e Francia, Paesi in cui i salari sono però decisamente più alti. “Il nostro è un Paese che cresce in termini di occupazione e non di produttività: i salari sono al palo dagli anni Novanta”, afferma il direttore della Direzione per l’Occupazione, il Lavoro e gli Affari Sociali dell’Ocse, Stefano Scarpetta.

Come se non bastasse anche l’inflazione continua a balzare in avanti, attestandosi intorno al 2%, una situazione che scatena ovviamente un aumento dei prezzi, anche dei beni di prima necessità come quelli alimentari, e i beni per la cura della casa e della persona. “Dal 2021, quando è cominciata l’accelerazione dell’inflazione, a oggi – spiega il direttore dell’Ocse – i salari reali sono scesi del 5% perché la contrattazione collettiva non riesce a stare al passo con gli aumenti dei prezzi: gli adeguamenti arrivano con ritardo e non compensano gli aumenti, che, quando riguardano beni essenziali come le spese per la casa o il cibo, pesano soprattutto sui redditi più bassi”. In questo scenario anche i tentativi di ridurre il cuneo fiscale si rivelano insufficienti sia per la stagnazione, sia perché “c’è una questione strutturale legata alla necessità di finanziare la spesa sociale, sempre più alta con l’invecchiamento della popolazione, unita alla pressione del debito pubblico”, sottolinea il direttore Scarpetta. A proposito di spesa sociale, correlata anche all’invecchiamento della popolazione, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) mette in evidenza una spesa farmaceutica in crescita rendendo noto che nel 2024 gli esborsi delle Regioni per i medicinali sono saliti di 1,5 miliardi rispetto al 2023 (+6,7%). L’Aifa tende comunque a minimizzare il danno parlando di un “rallentamento della crescita della spesa per gli acquisti diretti negli ultimi mesi dell’anno”, mettendo inoltre in chiaro che nuovi farmaci sempre più costosi non fanno altro che danneggiare i bilanci del sistema pubblico.

Occorre rispettare la dignità della persona in tutti i campi della vita sociale, dal lavoro alla salute. “Il carattere della nostra società italiana è a misura della dignità della persona che lavora, anche per rispettare l’articolo 36 della nostra Costituzione”, ha affermato il presidente Mattarella ricordando nel contempo le parole di Papa Francesco nel giorno di Pasqua, l’ultimo messaggio al mondo del Pontefice: “Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano”.

Le istituzioni, a loro volta, sono chiamate a favorire il dialogo e il confronto tra le parti sociali, ciò che rappresenta “un volano di progresso civile, sociale, economico” in virtù del quale nel corso della Storia d’Italia sono state raggiunte “intese dal valore epocale”.

In questa prospettiva il presidente Mattarella rimarca: “Conviene sempre investire nel dialogo, aiuta a raggiungere mete di progresso, come è stato con l’invenzione, nel secolo scorso, dello Stato sociale. È questo un tema fondamentale dell’agenda pubblica”. In una società in cui “tutto attorno a noi cambia velocemente”, in cui molti “lavori di qualche decennio or sono non esistono più” e “nuove occupazioni si affacciano”, ciò “che non tramonta è il carattere del lavoro, come espressione della creatività e della dignità umana”. È una questione di consapevolezza civile e di responsabilità collettiva.

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