Politica

Cronache dai Palazzi

“Il mio obiettivo è rendere più grande l’Occidente”. Sono le parole della premier Giorgia Meloni ricevuta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. L’Occidente sorto sulle ceneri della Seconda guerra mondiale, quando è sorta la Nato, in difesa della pace e della democrazia liberale.

Sullo sfondo un vertice Europa-Stati Uniti e a proposito dell’Ucraina la premier Meloni ha ribadito: “Sapete come la penso. L’Ucraina è stata invasa e l’invasore si chiama Vladimir Putin”. Dopodiché è “il momento di cercare insieme una via d’uscita”. Riguardo al presidente ucraino Zelensky Trump ha a sua volta ribadito: “Ha agito malissimo, non sono proprio un suo fan”. Gli Stati Uniti, inoltre, non invieranno ulteriori truppe sul suolo ucraino. Nel contempo, durante il colloquio con Giorgia Meloni all’interno dello Studio Ovale, Trump ha puntualizzato: “Non ho nulla contro le missioni di pace, l’Italia prenderà la sua decisione”. L’accordo (con la Russia) sullo sfruttamento delle Terre rare in Ucraina sembra sia già pronto e il coinvolgimento dell’Europa non è previsto, in alcun modo. Donald Trump, infine, non ha assolutamente citato Putin.

“L’Occidente come lo conoscevamo non esiste più”, dice a Die Zeit la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen definendosi nel contempo “una grande amica” degli Usa, anche se in questo momento “c’è una relazione complicata”. Spiega la presidente von der Leyen: “In questo momento, i nostri rapporti reciproci sono complicati. Ciò che è cruciale in questa situazione è che noi europei sappiamo esattamente cosa vogliamo e quali sono i nostri obiettivi. Quindi, siamo in una posizione ideale per interagire con gli americani, perché sono pragmatici, aperti e capiscono bene il linguaggio chiaro”.

Gli Usa rappresentano il 13% del commercio che l’Unione europea ha con i Paesi extra Ue. “L’87% del commercio mondiale è con altri Paesi. E tutti vogliono prevedibilità e regole affidabili. L’Europa può fornirle”, sottolinea von der Leyen, aggiungendo: “Ora dobbiamo sfruttare questo slancio per aprire nuovi mercati alle nostre aziende e stabilire un rapporto il più stretto possibile con molti Paesi che hanno i nostri stessi interessi”. Bruxelles mira ai seguenti risultati: negoziare una soluzione; mettere in campo contromisure che si concentrino sul commercio di beni e servizi; fare in modo che le merci cinesi non invadano il mercato europeo; instaurare nuove partnership commerciali; abbattere le barriere che ostacolano il mercato unico; evitare ogni forma di dipendenza commerciale, sia dalla Cina sia dalla Russia sia dagli Stati Uniti. Anche per quanto riguarda la difesa “personalmente sono favorevole a un aumento della produzione europea”, ha sottolineato la presidente von der Leyen.

“Bisogna ragionare con lucidità e lavorare con concretezza”, afferma a sua volta la premier Meloni, il primo capo di governo europeo a incontrare Donald Trump dopo l’entrata in scena della guerra dei dazi, dal 2 aprile. La politica commerciale è competenza esclusiva della Commissione europea ma le posizioni dell’Unione nei confronti dei dazi è chiara e quindi la premier italiana si è fatta portavoce di un eventuale negoziato. Oltre ai dazi, cruciale è anche la guerra in Ucraina e l’eventuale ruolo dell’Europa al tavolo della pace.

Tra gli obiettivi è far incontrare il presidente degli Stati Uniti con la presidente von der Leyen. L’idea di un vertice tra Casa Bianca e Commissione Ue è in effetti il punto di arrivo, e di partenza, per poter fronteggiare un’eventuale guerra commerciale evitando una frattura insanabile tra le due sponde dell’Atlantico, data anche la fermezza degli Usa nel respingere la richiesta europea di azzerare le barriere reciproche. Il confronto bilaterale tra Washington e Bruxelles è doveroso, tra gli obiettivi geostrategici convincere i vertici Ue a mitigare i rapporti con la Cina.

Meloni e Trump hanno affrontato anche il contrasto all’immigrazione clandestina, alle politiche woke, gender e pseudo green. Per quanto riguarda la questione dei dazi il governo italiano sottolinea che va affrontare “senza panico” e che Unione europea e Stati Uniti sono “alleati fondamentali in commercio, energia, sicurezza”. L’Italia, nello specifico, “sarà pilastro di un’alleanza rinnovata”.

Le opposizioni riducono al minimo i risultati dell’incontro Meloni-Trump, la sintesi è: “più spese militari e più gas dagli Usa a caro prezzo per le tasche degli italiani” e, per di più, 10 miliardi di investimenti delle imprese italiane negli Stati Uniti a vantaggio dell’economia americana. La strada resta comunque una sola: continuare con i negoziati ed evitare una guerra commerciale a suon di dazi reciproci. Trump, a sua volta, si definisce “sicuro al 100%” di poter raggiungere un accordo complessivo con l’Europa unita – in quanto occorre evitare di dividerla tra Stati membri amici e nemici degli Usa – partendo dai dazi e comprendendo anche la questione della difesa, dell’energia e altre dimensioni.

“Il confronto con Trump è stato leale e costruttivo su temi strategici: dalla sicurezza alla difesa, dalla lotta all’immigrazione illegale ai rapporti commerciali”, scrive Giorgia Meloni in un post, tornando da Washington. La premier mette in evidenza che “l’Italia è sempre più protagonista in uno scenario internazionale che cambia rapidamente. E oggi, anche grazie al lavoro fatto in questi anni, il nostro punto di vista viene ascoltato e rispettato”. Giorgia Meloni sottolinea nuovamente che è essenziale “lavorare insieme per costruire un Occidente più forte”. La premier inoltrando al presidente Donald Trump l’invito a recarsi in Italia sottolinea che potrebbe essere “un’ulteriore occasione per rafforzare il dialogo tra le nostre Nazioni”. L’obiettivo finale deve essere individuare un punto di equilibrio per un ordine mondiale su diversi fronti: militare, politico ed economico.

Per il sistema americano trumpiano un eventuale equilibrio Usa-Ue prevede comunque maggiori investimenti per quanto riguarda la difesa nazionale e in ambito Nato; acquisti più cospicui di gas liquido americano; impegni condivisi per non sfruttare fiscalmente le Big Tech; rafforzare la cooperazione militare; proteggere infrastrutture e tecnologie critiche e sensibili utilizzando fornitori affidabili; incrementare i rapporti economici con l’India e il Medio Oriente; fronteggiare il gigante cinese. Queste sembrano essere le basi per far decollare il negoziato Usa-Ue, con l’orizzonte di un libero mercato transatlantico e sfruttando al meglio i tre mesi di sospensione dei dazi commerciali. Un accordo che si auspica possa essere suggellato nel corso di un incontro tra Donald Trump e Ursula von der Leyen in un futuro non lontano.

Tra un mese il tycoon arriverà comunque in Europa per il vertice Nato a l’Aia (24-25 giugno) seguito poco dopo da un Consiglio europeo. Successivamente il summit in Italia per la ricostruzione dell’Ucraina. “La situazione ora è molto positiva”, come emerge da una nota di Palazzo Chigi, e “piano piano si va avanti”. Tutto ciò anche a ridosso dell’incontro con il vicepresidente statunitense J.D. Vance in visita nella Capitale nel weekend di Pasqua. Il percorso è però tutto da costruire, inclusi i rapporti con la Cina e il ponte tra Washington e Bruxelles.

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