La seconda Commissione di von der Leyen

Malgrado questo sia il secondo mandato di von der Leyen, la nascente Commissione europea segnerà una discontinuità perché i presupposti fondamentali in Europa (e nel mondo) non sono più quelli del 2019 con una guerra inattesa sul nostro continente, il drammatico acuirsi della crisi mediorientale e la trascorsa imprevista pandemia globale. Lei ne è consapevole e senza più l’appoggio di Angela Merkel a Berlino e un governo solido a Parigi, deve trovare altrove gli appoggi per traghettare l’Unione Europea verso i traguardi fissati per la metà di questo secolo, darle autorevolezza e dimostrare che può esprimere una leadership.

Sotto questa luce deve essere letta anche la scelta di Raffaele Fitto quale Vicepresidente esecutivo e Commissario per la coesione, le riforme e il PNRR. È stato un passo ardito, compiuto con fermezza (se ne parla da un mese) a dispetto delle logiche parlamentari se si pensa solamente che il partito di Meloni (e di Fitto) nel Parlamento europeo – l’ECR – a luglio le aveva negato la fiducia.

Ma von der Leyen pragmaticamente e saggiamente ha giudicato come nel panorama dei “grandi paesi europei” l’Italia offra oggi quella solidità è stabilità di governo che Germania e Francia, almeno per qualche anno, non saranno in grado di fornire. D’altro canto, il solido orientamento di Palazzo Chigi a favore di Kiev, unito alla consapevolezza che il rispetto dei criteri finanziari europei (e di equilibrio di fronte ai creditori internazionali) sono basilari nella nostra politica estera ed economica, devono aver fornito a Bruxelles quei pegni necessari ad aprire a Fitto le porte della Commissione.

Ora sta a Giorgia Meloni non tradire le attese: il rapporto personale (e non è poco) tra le due donne è buono, ma a Bruxelles devono continuare ad arrivare segnali positivi a favore del rafforzamento dell’edificio Europeo, soprattutto nel momento in cui Mario Draghi (un altro Italiano) con un rapporto ampiamente acclamato, ha messo in guardia il Vecchio continente dal rischio di trovarsi travolto e arenato se non saprà dare una risposta di fronte alla sfida della competitività, di fronte all’inarrestabile crescita cinese, americana e non solo.

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