Cronache dai Palazzi

La visita della premier Meloni ai militari italiani in Libano prima della pausa pasquale riporta in auge il tema della pace partendo da coloro che operano sul campo concretamente, ogni giorno. “L’Italia deve essere consapevole di quello che garantite con i vostri sacrifici. Rinunciate a tutto per costruire e garantire quella pace di cui tanti, soprattutto in questo momento, si riempiono la bocca, comodamente seduti dal divano di casa”, ha affermato la presidente del Consiglio rivolgendosi ai militari. La premier ha aggiunto: “Non può esserci pace se non c’è anche rispetto, e il rispetto che l’Italia è riuscita a costruire in nazioni e territori come questi, un rispetto garantito dalla professionalità e dall’umanità, dalla capacità di essere competenti, ma anche dalla capacità di saper guardare al bisogno degli altri, è la carta di identità del nostro orgoglio”. In definitiva “la pace non si costruisce con le buone parole, la pace è soprattutto deterrenza, impegno e sacrificio”.

La premier Meloni ha espressamente ringraziato i militari “a nome dell’Italia per aver scelto di aver indossato una divisa” ed inoltre “per aver studiato” in quanto “indossare quella divisa impone competenza”. Il grazie è anche “per aver accettato di venire fino in Libano, dove da decenni le nostre forze armate costituiscono un pezzo fondamentale della missione Unifil. Una missione che è indispensabile, in una terra che è culla di grandi civiltà, che per molto tempo è stata anche un modello nella capacità di convivenza, fra diverse tradizioni, confessioni religiose”.

Un messaggio chiaro in un tempo congruo e in una fase storica alquanto turbolenta a causa dei diversi conflitti in corso ed eventi terroristici sempre dietro l’angolo. La presidente del Consiglio ha citato anche la missione Mibil “che forma e sostiene le forze di sicurezza libanesi che sono a loro volta essenziali”. Tale missione definisce l’impegno dell’Italia “a livello bilaterale” affianco “al lavoro che portiamo avanti nell’ambito delle Nazioni Unite”, esercitando pragmaticamente il dialogo che i nostri militari sanno praticare con le forze armate libanesi e in generale di altri Paesi. In questo contesto, la premier Meloni ha ribadito “la volontà dell’Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano, in particolare in questo momento storico”, intensificando ad esempio la missione bilaterale Mibil, aumentando la presenza dei militari italiani. Come ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “i nostri militari non sono lì solo per fare la guardia alla bandiera ma sono un braccio operativo della politica internazionale”.

Durante l’incontro con il primo ministro libanese Najib Azmi Mikati, oltre ad esaminare lo scenario geopolitico mondiale la premier ha condiviso con Mikati le informazioni sul Medio Oriente. Mkati ha a sua volta messo in evidenza la questione dei profughi siriani che nel suo Paese sono oltre 1,5 milioni.

“Sono giorni difficili in Medio Oriente, in Europa, nel mondo. Quando c’è un incendio il rischio è sempre lo stesso, che le fiamme volino velocemente da un albero all’altro e non si riescano a domare. Noi dobbiamo fare tutto il possibile per evitare il rischio e voi siete il fossato, la barriera di sabbia che aiuta a non far progredire l’incendio”, ha affermato Meloni.

Sul fronte interno il decreto del ministro dell’Economia Giorgetti, che pone fine allo sconto in fattura e alla cessione dei crediti di imposta sui lavori edilizi, presentato e varato in Cdm, ha provocato non pochi contrasti anche all’interno dei partiti della maggioranza mentre le opposizioni si oppongono chiaramente come anche le associazioni dei disabili, i cittadini e i sindaci terremotati, le imprese edilizie e i professionisti impegnati nei lavori. Sono circa 30 mila le unità immobiliari ancora da ricostruire nell’area del sisma del Centro Italia del 2016 dove devono essere ancora presentate circa 20 mila pratiche per la ricostruzione. Il costo complessivo per i lavori conclusi corrisponde a oltre 114 miliardi. Solo nel mese di gennaio e febbraio 2024 sono state registrate oltre 14 miliardi di detrazioni per lavori conclusi.

Nel complesso il provvedimento potrebbe essere attraversato da qualche modifica ma secondo via XX Settembre il passaggio per eventuali ripensamenti è molto stretto. Lo sconto in fattura e la cessione del credito sono rimasti solo per le case popolari, per gli immobili delle associazioni di volontariato, per l’abbattimento delle barriere architettoniche nelle abitazioni dove ci sono disabili o famiglie a basso reddito, ed infine per le ricostruzioni post sisma, per cui il 110% (indispensabile per integrare il contributo pubblico che non copre l’intero costo degli interventi) sarebbe esteso al 2025.

Per Antonio Tajani di Forza Italia “era necessario intervenire perché c’era un rischio serio per le casse dello Stato, ma il decreto può essere migliorato”. Dalle Regioni arriva un appello per scongiurare “il prevedibile blocco della ricostruzione” in particolare nelle aree maggiormente colpite dal sisma in cui il 110% e la cessione del credito “non sono un privilegio per pochi, ma una necessità senza la quale non potremmo continuare ad aprire cantieri”, ha affermato il governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio. Dal Lazio, invece, Francesco Rocca chiede alla Meloni “un passo indietro. Non possiamo abbandonare proprio ora i borghi del Centro Italia”. In definitiva il Commissario alla ricostruzione, Guido Castelli (FdI), in contatto con il Mef e la Presidenza del Consiglio, assicura che si sta lavorando per “trovare una soluzione che scongiuri questa prospettiva”, ossia l’abbandono dei cantieri nei Comuni più danneggiati dagli eventi sismici. Nelle singole Regioni, in cui sono presenti i Comuni più colpiti (L’Aquila, Ischia, Catania, Amatrice) i Commissari hanno anche stretto accordi con le banche per l’acquisto dei crediti e hanno fatto richiesta al Governo per prorogare il meccanismo oltre il 2025.

In definitiva il termine ultimo per comunicare l’opzione per lo sconto in fattura o la cessione, per quanto riguarda i crediti maturati sui lavori del 2023, è fissata per il 4 aprile. Salta invece la scadenza di ottobre entro cui sarebbe stato possibile pagare una multa e attuare una comunicazione tardiva. Dal 5 aprile, quindi, coloro che non hanno comunicato la cessione potranno solo usufruire dei crediti in detrazione dalle proprie imposte. Con il decreto di mercoledì Palazzo Chigi ha messo a punto tutte le prerogative degli incentivi incluso lo sconto in fattura e la trasferibilità dei crediti di imposta al 110% di cui potranno continuare a usufruire i Comuni dell’area del cratere sismico dell’Italia centrale ma non è ancora chiaro fino a quando. Come trapela dai Palazzi, molto probabilmente non saranno date indicazioni a riguardo ma si prevedono “solo azioni di monitoraggio per salvaguardare i conti pubblici”.

Per quanto riguarda la situazione creata dal Superbonus il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti la definisce così: “Un Paese assuefatto”. In effetti l’insieme dei bonus per la ristrutturazione, dal 2020 ad oggi, ha superato quota 200 miliardi e tra sconti in fattura e cessioni dei crediti sono stati ammessi circa 135 miliardi di spesa, in sostanza 4 volte il budget previsto. Solo a gennaio e febbraio di quest’anno il Superbonus per le ristrutturazioni ambientali ha consumato altri 14,7 miliardi ma la produzione di nuovo debito a causa di tali meccanismi è stata di almeno venti miliardi. A proposito di Sismabonus (25 miliardi di costi), ci si è resi conto della mancanza di un eventuale sistema di monitoraggio, per cui i lavori sono stati avviati in virtù di ampi crediti di imposta maturati dai privati e lo Stato si è reso conto di aver accumulato nuovo debito solo ex post. Non a caso il ministro Giorgetti, a metà marzo, ha optato per una revisione dei conti dello Stato dichiarando di non essere disposto a mettere la firma su bilanci che intaccassero la credibilità di un debitore da quasi tremila miliardi di euro. Oltre al Sismabonus, di recente escluso dall’insieme delle misure finanziabili con il Pnrr, vi è stato anche il Superbonus “verde” che non ha facilitato i conti.

Con il decreto di questa settimana il Governo e il ministro Giorgetti mirano in definitiva a chiudere le falle auspicando di poter confermare nel Documento di economia e finanza (Def) del 10 aprile una previsione di deficit pubblico al 4,3% del prodotto interno lordo per quest’anno come preannunciato in autunno, anche se via XX Settembre avverte che non sarà un’impresa semplice. Le code del Superbonus avviato fra il 2022 e l’inizio del 2023 non sono smaltite nemmeno dall’ultimo decreto e al lavoro di limatura del Sismabonus si aggiunge quello sui crediti di imposta alle imprese di Industria 4.0 che sembrano sforare le previsioni provocando uno 0,2%/0,3% di deficit in più ogni anno in maniera proporzionale al Pil, quanto meno fino al 2025.

Il momento storico attuale richiede una certa dose di pragmatismo per quanto riguarda i conti pubblici e i provvedimenti da mettere in pratica conseguenzialmente. Occorre adottare, in maniera si potrebbe dire einaudiana, un determinato pragmatismo economico e morale. Il 2024 è tra l’altro l’anno in cui si celebrano i centocinquant’anni dalla nascita del grande statista piemontese, primo presidente eletto della Repubblica italiana con le regole della Costituzione del ’48. Per Luigi Einaudi la necessità più impellente era risolvere i problemi pratici dei cittadini, contrastando le ingiustizie e assicurando il rispetto della legge senza trascurare gli aspetti etici correlati, tra cui l’etica del “risparmio”.

L’equità sociale che ha per fine “l’elevazione della persona umana”. Si tratta di un “patrimonio di pensiero, di azione politica, di equilibrio istituzionale, di coerenza personale che ci ha lasciato”, ha sottolineato il capo dello Stato Mattarella in occasione del 150esimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi. In sostanza politica, economia, etica e morale dovrebbero camminare sempre di pari passo, alimentati da un forte ed essenziale senso di responsabilità e da una retta coscienza del proprio dovere, strettamente connessi alle condizioni concrete, ai “problemi concreti ed economici”, dei cittadini, consapevoli dei “limiti” entro i quali muoversi. Al bando le “prediche inutili” e benvenuto un pragmatismo politico, economico e sociale in grado di risollevare le sorti dignitarie del nostro tempo, in grado di calarsi nella quotidiana realtà dei fatti della vita civile e democratica. Nei periodi di crisi si rivela molto utile recuperare l’insegnamento e le visioni lungimiranti dei Maestri.

©Futuro Europa® Riproduzione autorizzata citando la fonte. Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Print Friendly, PDF & Email
Condividi

Sii il primo a commentare su "Cronache dai Palazzi"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato


*