Genitorialità, l’Europa interviene

La necessità di garantire il riconoscimento della genitorialità tra gli Stati membri è importante perché i cittadini si trovano sempre più spesso in situazioni transfrontaliere, ad esempio quando hanno familiari in un altro Stato membro, viaggiano all’interno dell’UE, si trasferiscono in un altro Stato membro per trovare un lavoro o avviare una famiglia o acquistare immobili in un altro Stato membro. Tuttavia, si stima che attualmente due milioni di bambini possano incontrare difficoltà a far riconoscere la loro paternità in un altro Stato membro a tutti gli effetti, anche quando si trasferiscono in un altro Stato membro o ritornano in quello di origine.

Ai sensi del diritto dell’Unione, gli Stati membri devono già riconoscere la genitorialità come stabilita in un altro Stato membro ai fini dei diritti derivanti dal diritto dell’Unione, in particolare dal diritto dell’Unione sulla libera circolazione, quali il diritto di ingresso e soggiorno in un altro Stato membro, il diritto alla parità di trattamento e il diritto di ottenere la documentazione di viaggio per il minore. Tuttavia, il diritto dell’Unione non richiede ancora il riconoscimento della paternità stabilita in un altro Stato membro ai fini dei diritti che il minore deriva dal diritto nazionale, quali i diritti di successione e di mantenimento. Il mancato riconoscimento della genitorialità può avere conseguenze negative significative per i bambini, mentre la genitorialità stabilita da un Paese UE dovrebbe essere riconosciuta automaticamente in tutta l’UE e il non riconoscimento è possibile solo per motivi rigorosamente definiti e dopo una valutazione individuale, per evitare discriminazioni.

Due milioni di minori potrebbero attualmente trovarsi in una situazione in cui i loro genitori non sono riconosciuti come tali in un altro Paese UE. Mentre il diritto comunitario già prevede il riconoscimento della filiazione nell’ambito dei diritti del bambino nell’UE, ciò non vale per i diritti del minore nell’ambito del diritto nazionale. Il Parlamento ha anche chiesto il riconoscimento transfrontaliero delle adozioni nel 2017. La proposta di regolamento della Commissione che è stata votata mira a colmare le lacune esistenti e a garantire che tutti i bambini possano godere degli stessi diritti in ogni Stato membro. Il 7 dicembre 2022 la Commissione ha adottato una proposta di regolamento del Consiglio relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento delle decisioni e all’accettazione degli atti pubblici in materia di genitorialità e alla creazione di un certificato europeo di genitorialità. Questo atto armonizza le norme di diritto internazionale privato nel settore della genitorialità con l’obiettivo di facilitare il riconoscimento in uno Stato membro della paternità stabilita in un altro Stato membro. Il mancato riconoscimento della genitorialità può avere conseguenze negative significative per i bambini andando a minare i diritti fondamentali dei minori, quali il diritto all’identità, alla non discriminazione e alla vita privata e familiare, possono essere ostacolati; i minori possono perdere i loro diritti di successione o di mantenimento in un altro Stato membro; i minori possono perdere il diritto di far sì che uno dei loro genitori agisca in qualità di rappresentante legale in un altro Stato membro su questioni quali le cure mediche o l’istruzione scolastica. Queste difficoltà possono indurre le famiglie ad avviare un procedimento giudiziario per far riconoscere la genitorialità del figlio in un altro Stato membro, ma questi procedimenti hanno risultati incerti e comportano costi, tempi e oneri significativi sia per le famiglie che per i sistemi giudiziari degli Stati membri. Il mancato riconoscimento della genitorialità dissuade le famiglie dall’esercizio del loro diritto alla libera circolazione per timore che la genitorialità del figlio non sia riconosciuta a tutti gli effetti in un altro Stato membro.

Ora è la volta del Parlamento a intervenire sulla questione; lo scorso dicembre ha approvato una risoluzione ove si sostiene il riconoscimento della genitorialità in tutta l’UE (indipendentemente da come un bambino è stato concepito, è nato o dal tipo di famiglia che ha), votando a maggioranza con 366 voti favorevoli, 145 contrari e 23 astensioni. I deputati hanno dato parere positivo alla proposta di legge sul riconoscimento delle decisioni e sull’accettazione degli atti pubblici in materia di filiazione. L’obiettivo è di garantire che la genitorialità, così come è stabilita in un Paese dell’UE, sia riconosciuta automaticamente anche negli altri Stati membri, per offrire a tutti i minori gli stessi diritti previsti dalle leggi nazionali in materia di istruzione, assistenza sanitaria, custodia e successione, introducendo un nuovo certificato europeo di filiazione per ridurre i costi e la burocrazia. Pur non sostituendo i documenti nazionali, potrà essere utilizzato al loro posto e sarà accessibile in tutte le lingue dell’UE e in formato elettronico. Dopo aver consultato il Parlamento, i governi dell’UE dovranno trovare un accordo, all’unanimità, sulla versione finale della normativa.

Secondo quanto previsto nel testo approvato dai deputati, quando si tratta di stabilire una genitorialità a livello nazionale, i Paesi UE potranno continuare a decidere se accettare situazioni specifiche, come ad esempio la maternità surrogata, ma saranno tenuti comunque a riconoscere la genitorialità così come stabilita da un altro Paese dell’UE, indipendentemente da come il bambino è stato concepito, è nato o dal tipo di famiglia che ha. Gli Stati membri avrebbero la possibilità di non riconoscere la genitorialità se manifestamente incompatibile con l’ordine pubblico e solo in casi ben definiti. Ogni situazione dovrà essere considerata individualmente per garantire che non vi siano discriminazioni, ad esempio nei confronti dei figli di genitori dello stesso sesso.

La proposta comprende pertanto il riconoscimento della paternità dei figli con due genitori dello stesso sesso e dei figli adottati a livello nazionale in uno Stato membro da uno o due genitori. Un’adozione nazionale in uno Stato membro è un’adozione in cui il figlio e il genitore o i genitori adottivi hanno la residenza abituale nello stesso Stato membro. La proposta non riguarda l’adozione internazionale (o internazionale), vale a dire un’adozione in cui il minore e il genitore o i genitori adottivi non hanno la residenza abituale nello stesso paese, in quanto tale adozione è già disciplinata dalla convenzione dell’Aia del 1993 sull’adozione internazionale. Occorre rilevare che la giurisprudenza della Corte europea dei diritti fondamentali impone già agli Stati che rientrano nella sua competenza (vale a dire, compresi gli Stati membri dell’UE) di riconoscere la paternità stabilita all’estero tra un figlio nato in maternità surrogata e il genitore biologico, e di prevedere un meccanismo per il riconoscimento della paternità tra tale figlio e il genitore non biologico, ad esempio mediante l’adozione del minore da parte del genitore non biologico (v., ad esempio, Mennesson c. Francia, decisione del 26 giugno 2014, e parere consultivo P16-2018-001 del 10 aprile 2019). La proposta si applica indipendentemente dalla nazionalità del minore e dalla nazionalità dei genitori del minore.

Tuttavia, in linea con il diritto dell’Unione vigente, la proposta richiede il riconoscimento della paternità del minore solo quando tale genitorialità è stata stabilita in un altro Stato membro, come tipicamente dimostrato da un documento rilasciato dalle autorità di uno Stato membro (ad esempio, un certificato di nascita, una decisione giudiziaria, un atto notarile o una decisione di un’autorità amministrativa). Il riconoscimento della paternità stabilita in un paese terzo, come in genere dimostrato da un documento rilasciato dalle autorità del paese terzo, rimarrà disciplinato dal diritto nazionale di ciascuno Stato membro.

La relatrice Maria-Manuel Leitão-Marques (S&D, Portogallo) ha dichiarato: “Nessun bambino dovrebbe essere discriminato a causa della famiglia di appartenenza o del modo in cui è nato. Attualmente, i bambini possono perdere i loro genitori, dal punto di vista legale, quando entrano in un altro Stato membro. Questo è inaccettabile. Con questo voto, ci avviciniamo all’obiettivo di garantire che, se si è genitori in uno Stato membro, si è genitori in tutti gli Stati membri“.

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