Nuovi equilibri mondiali

Il filo che lega l’invasione russa dell’Ucraina agli eventi drammatici che hanno lacerato Israele e flagellano Gaza da più di un mese rivela un riassetto degli equilibri e degli schieramenti che non si vedeva da più di trent’anni. Le costanti, pur instabili che ci hanno accompagnato finora, evolvono rendendo possibile intravvedere il configurarsi di un assetto nuovo, di portata globale che va dall’Indonesia al Canada, da Taiwan al Ciad.

Due fatti della scorsa settimana più di altri lo dimostrano in modo evidente: l’incontro di tre leader di comunità musulmane a lungo in rivalità e la visita di una delegazione di Hamas a Mosca. Mentre la debolezza di Israele e la sua risposta feroce contro la popolazione di Gaza sono riuscite a compattare sette religiose da anni nemiche acerrime, l’avvicinamento al Cremlino dei terroristi musulmani – che hanno massacrato famiglie e bambini inermi (tra cui numerosi israeliani di origine russa) – rivela uno sviluppo diplomatico la cui portata all’interno della Russia e negli equilibri globali ha implicazioni profonde.

Putin dopo avere beneficiato dell’inattesa attenzione attribuita ad uno scacchiere diverso da quello ucraino e che ha tolto a Zelensky la sua arma più efficace che finora è stata la propaganda e la comunicazione, si è legato ancor più platealmente della Cina al campo sciita e palestinese. Così oggi Iran e Hamas possono guardare al Cremlino come un tutore vigilante che, nella sua sfida all’Occidente, alle democrazie e ai pilastri del diritto internazionale, potrà far valere i doppi standard dell’Occidente: quello con cui si condannano inappellabilmente gli ecidi di Bucha e quello che all’ONU è incapace di convergere su una risoluzione che chieda una tregua umanitaria delle ostilità a Gaza.

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