Russia e Cina

La visita di Xi Jinping a Mosca e gli incontri con Putin confermano l’interesse dei due Paesi e dei due leader di mantenere una stretta amicizia, ma non hanno portato nessuna vera novità politica rispetto alla “amicizia senza limiti” proclamata un anno fa.

I due hanno molte cose in comune: sono due autocrati, sprezzanti della democrazia e delle libertà occidentali, hanno da guadagnare da rapporti economici intensi. Per Mosca, la Cina è uno sbocco alternativo all’Occidente per gas e petrolio (ma le forniture potranno iniziare solo quando entrerà in opera il gasdotto siberiano, previsto per il 2030). Ma soprattutto, i due hanno in comune un nemico: Stati Uniti e Occidente, dei quali vogliono sovvertire la superiorità mondiale.

Sulla guerra in Ucraina le vedute basicamente divergono, ma non abbastanza da allontanare Pechino da Mosca. Il piano cinese in 12 punti fa leva su sovranità e indipendenza, Mosca vuole annettersi l’Ucraina e quanti più territori sia possibile. All’ONU, la Cina tiene una posizione apparentemente imparziale, e finora non sono state confermate le voci di forniture militari alla Russia. Il fatto è che l’economia cinese è troppo legata ai mercati occidentali, e Xi lo sa bene, ed è quindi vulnerabile di fronte a ritorsioni americane ed europee. Tanto per capirci, anche quando gli accordi firmati solennemente a Mosca entrassero in vigore, le esportazioni cinesi alla Russia sarebbero una settima parte di quello che la Cina esporta in Occidente. Perciò, dietro il sorriso enigmatico di Xi Jinping c’è sì l’interesse a rinsaldare l’asse antioccidentale, ma anche la volontà di non lasciarsi compromettere oltre un certo limite.

Se però non può parlarsi ancora di un’alleanza militare, c’è certamente il comune interesse a formare muro contro Stati Uniti e Occidente, cioè contro tutti noi. Di questo dobbiamo renderci conto: c’è un blocco orientale che vuole azzerarci o almeno limitarci. Dall’altra parte c’è l’Occidente, che va dagli USA all’Europa ma si estende politicamente a Giappone, Sud Corea, Australia. Qualsiasi cosa indebolisca la nostra solidarietà collettiva, automaticamente rafforza i nostri nemici. Solo fanatici in malafede, alla Marco Travaglio, possono non capirlo. Giorgia Meloni sembra averlo chiaro. Speriamo che l’insipienza, o peggio, di alcuni suoi alleati non la metta in difficoltà.

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