La tregua di Natale del 1914

Non ci furono accordi, intese, tavoli o trattative. Semplicemente i soldati smisero di combattere e iniziarono a parlare tra di loro. La Prima guerra mondiale era iniziata circa quattro mesi prima, il 3 agosto 1914 con la dichiarazione di guerra della Germania nei confronti della Francia e, da quel giorno, era stato non solo un primo susseguirsi di attacchi, ma anche di ingressi nel conflitto da parte di altri Stati, travolti dal gioco di alleanze in essere.

L’Italia era ancora spettatrice e il fronte neutrale doveva far fronte a quello degli interventisti che era formato da molte anime decisamente differenti tra loro: da un lato vi erano gruppi che erano mossi da sentimenti antiaustriaci e altri che avrebbero preferito un intervento in chiave antifrancese per ottenere indietro Nizza, la Corsica e, addirittura, la Tunisia. Il Governo e molti vecchi notabili storici erano sul primo fronte in compagnia anche, in una prima fase, di Benito Mussolini, fuoriuscito dal Partito Socialista. Successivamente il futuro Duce si schierò con gli interventisti.

Ma mentre Giolitti, Bonomi e Bissolati erano dell’idea di restare fuori dai campi di battaglia, dall’altro lato i nazionalisti di Corradini e Alfredo Rocco, futuro autore della riforma dei codici, insieme agli irredentisti come Cesare Battisti erano per l’intervento. A questi si aggiunsero non solo intellettuali come Papini e Prezzolini, ma anche D’Annunzio e, per altre ragioni, politici come Salandra e Sonnino. Infine, l’intero movimento Futurista, guidato dal poeta Marinetti, si schierò per l’intervento ritenendo addirittura la guerra come “sola igiene del mondo”. Ma l’Italia era ancora in una fase di stallo che si protrasse ancora per cinque mesi fino al fatidico 24 maggio 1915. Nel frattempo, sul fronte occidentale si combatteva già.

Prima del Natale 1914 vi furono diverse iniziative di pace. La Lettera Aperta di Natale era un messaggio pubblico per la pace indirizzato “Alle donne di Germania e Austria”, firmato da un gruppo di 101 suffragette britanniche alla fine del 1914. Papa Benedetto XV, colui che la definì in seguito una “inutile strage“ il 7 dicembre 1914, aveva implorato una tregua ufficiale tra i governi in guerra. Chiese “che i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli hanno cantato”, ma il suo messaggio venne rifiutato da entrambe le parti.

Nella notte di Natale del 1914 qualcosa che le fonti definiscono spontaneo accadde. Circa centomila soldati appartenenti alle truppe britanniche e tedesche che si fronteggiavano sul fronte occidentale, dove le prime avevano visto fermare la propria avanzata, si fermarono.

I tedeschi accesero candele nelle loro trincee e sugli alberi di Natale improvvisati, poi continuarono la celebrazione cantando inni natalizi. Gli inglesi risposero con i loro canti. Le due parti hanno proseguito gridandosi gli auguri di Natale. Dopo, si registrarono alcune prime escursioni attraverso la terra di nessuno, dove avvenne uno scambio di piccoli doni: cibo, tabacco, alcol e oggetti come bottoni e cappelli. L’artiglieria nella regione tacque. La tregua permise anche un periodo di respiro in cui i soldati uccisi di recente poterono essere riportati dietro le loro linee per ricevere una degna sepoltura. Si celebrarono messe congiunte. In alcuni settori sembra che la tregua sia durata tutta la notte di Natale, in altri fino a Capodanno.

Il giorno di Natale, il generale di brigata Walter Congreve, comandante della 18a brigata di fanteria, di stanza vicino a Neuve Chapelle, scrisse una lettera ricordando che i tedeschi avevano dichiarato una tregua per quel giorno. Uno dei suoi uomini alzò coraggiosamente la testa sopra il bordo della trincea e altri, da entrambi i lati, camminarono sulla terra di nessuno. Ufficiali e uomini si strinsero la mano e si scambiarono sigarette e sigari, uno dei suoi capitani “fumava un sigaro con il miglior tiro dell’esercito tedesco”, quest’ultimo non più di 18 anni. Congreve ammise di essere riluttante ad assistere alla tregua per paura dei cecchini tedeschi, ma nessuno sparò.

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