La strategia dei vili

È chiaro che, all’inizio della “operazione speciale”, il Cremlino contava su una vittoria rapida e totale, che avrebbe compreso la caduta del governo democratico ucraino e l’installazione di un regime di tipo “satellite”. Con il passare dei mesi, questo calcolo si è mostrato completamente errato. Con il loro straordinario valore, gli ucraini sono passati all’offensiva e, da agosto in poi, hanno riconquistato territori occupati dai russi, che sono scappati. Umiliato sul campo di battaglia, Putin è ricorso alla strategia dei vili: il ricorso ai bombardamenti di rappresaglia, con missili e droni, sapendo che Kiev non può rispondere con gli stessi mezzi. Così, da una guerra di rapida conquista, si è passati a una di spietata distruzione, colpendo infrastrutture vitali e sottoponendo milioni di persone ad una vita quasi insostenibile.

Da parte russa, questa strategia non viene neppure negata o minimizzata, ma è diventata il “focus” della scellerata propaganda del regime. Il Ministro degli Esteri Lavrov ha giustificato i bombardamenti e – ad una incomoda domanda del perché i russi bombardassero anche Kherson che pure Mosca reclama come sua – il servitore sciocco di Putin ha paragonato questo ai bombardamenti su Stalingrado occupata dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale.

Rifarsi il più possibile alla Grande Guerra Patriottica è, però, del tutto abusivo. A quell’epoca la Russia doveva fronteggiare una terribile aggressione nazista. Adesso, gli aggressori sono loro, i russi, e gli eroici resistenti sono gli ucraini. Per far digerire la nuova strategia di “terra bruciata” al proprio pubblico, il regime ha chiesto ai giornalisti fedeli o asserviti di insistere sui danni inferti al sistema militare ucraino, sottacendo le distruzioni e le sofferenze dei civili.

C’è naturalmente chi, come il forsennato Medvedev, non nasconde il suo godimento per queste sofferenze. Putin, più “politico”, ha detto al Cancelliere tedesco Scholz che i bombardamenti sono “inevitabile conseguenza” di analoghe azioni ucraine, come l’attacco al ponte di Kersh. Assurda menzogna, perché il ponte era una struttura vitale per i trasporti militari e, evidentemente, non c’è la minima proporzionalità con le distruzioni di infrastrutture civili ucraine.

Riuscirà questa nuova strategia del Cremlino? Questo dipenderà dalla capacità di sopportazione del popolo ucraino e dal continuato appoggio occidentale e, soprattutto, americano.

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