Sochi 2014, ritrovare lo spirito olimpico

Un gruppo islamista del Caucaso del Nord ha rivendicato i due attentati suicida avvenuti il mese scorso a Volgograd, città che si trova nel sud della Russia, ed ha pubblicato un video nel quale minaccia di turbare i giochi olimpici invernali di Sochi in Russia.

Non vi era stata ancora nessuna rivendicazione per i due attentati che hanno causato la morte di 34 persone, e che hanno fatto crescere la preoccupazione in quanto a sicurezza, all’alba dei Giochi Olimpici che si apriranno all’inizio di Febbraio. Nel video, due uomini, seduti davanti a stendardi neri sui quali si possono leggere dei proverbi arabi, si rivolgono in russo direttamente al Presidente Putin. Per la maggior parte dei 49 minuti di durata del video, tengono in mano un Kalashnikov. “Se tenete a questi Giochi Olimpici, avrete diritto ad un regalo per il sangue di innocenti musulmani sparso attraverso il Mondo intero: in Afghanistan, in Somalia, in Siria”, dichiarano a gran voce. Precisano che “ci sarà un regalo anche per i turisti”. Il video, accompagnato da una dichiarazione scritta nella quale si rivendica la responsabilità degli attentati, è stato pubblicato Domenica scorsa sul sito internet del gruppo di attivisti chiamati Sharia Jamaat. I due uomini nominano i kamikaze Seleiman e Aburakhman. Si indovinano presunte cariche di esplosivo sotto le loro vesti. I servizi russi non hanno reagito immediatamente al video. Sharia Jamaat è uno dei gruppi che formano l’auto-proclamato Emirato del Caucaso che cerca di stabilire uno Stato Islamico indipendente nel Caucaso del Nord, una Regione situata proprio ad Est di Sochi, alla frontiera Sud della Russia. Il Dagestan è una delle numerose Repubbliche a maggioranza musulmana appartenenti al Caucaso del Nord. E’ diventato uno dei maggiori centri di insurrezione islamica che si è sviluppata attraverso la Regione dopo le guerre separatiste in Cecenia, Paese suo vicino. Per rispondere a queste minacce terroriste, la Russia ha messo in piedi imponenti  misure di sicurezza per i Giochi Olimpici di Sochi. Un po’ come fece Londra nel 2012 “rovinando” lo spirito di quella che doveva essere solo una festa dello sport. Ma di questi tempi,evidentemente, è un “lusso” che non possiamo permetterci. Il leader ceceno dell’Emirato caucasico, Doku Umarov, aveva imposto, nel 2012, una tregua per quanto concerneva gli attacchi ai civili, ma ha ritirato l’ordine lo scorso Luglio. Ha, al contrario, incitato i suoi fedeli a turbare gli olimpionici. Il leader della Cecenia, appoggiato dal Cremlino, aveva dichiarato la scorsa settimana che Umarov era morto. Non è stato possibile verificare questa informazione. La dichiarazione del gruppo Sharia Jamaat puntualizzava che gli attacchi di Volgograd erano stati perpetrati in parte per “ordine” di Umarov, senza specificare se  l’“ordine” si rivolgessero a quei casi specifici. Oggi a Sochi ci sono poliziotti ad ogni angolo di strada fino ad arrivare nei punti più remoti delle montagne del Caucaso: a pochi giorni dall’apertura dei Giochi Olimpici invernali, Sochi è una città altamente sorvegliata. Di fronte al timore di attentati, il rinforzo delle forze dell’ordine, che arriverà a toccare le 37mila unità nei giorni dei Giochi (dal 7 al 23 Febbraio) è già percepibile ovunque in questo agglomerato di 350mila abitanti situato sulle coste del Mar Nero.

Ma non è solo il terrorismo a turbare l’atmosfera dei Giochi Olimpici invernali. Alcuni difensori dei Diritti Umani hanno più volte rimproverato alle autorità russe di voler stigmatizzare gli omosessuali attraverso la legge che vieta la “propaganda” omosessuale davanti ai minori, divieto che se infranto può condurre all’incarcerazione. Il testo della legge ha una formulazione molto vaga e apre la porta a svariate interpretazioni, affermazione che i dirigenti russi contestano fermamente. Vladimir Putin ha pubblicamente nuovamente difeso questa legge e affermato che non era stata formulata contro gli omosessuali. “Una legge è stata recentemente adottata vietando la propaganda, non  la semplice omosessualità, ma l’omosessualità e gli abusi sessuali nei confronti dei minori”, ha dichiarato. “Non ha nulla a che vedere con la stigmatizzazione delle persone per via del loro orientamento sessuale”, ha precisato. “Ecco perché coloro che hanno questo orientamento non tradizionale e che hanno l’intenzione di venire sia in veste di ospiti, sia come partecipanti ai GO, non devono temere niente”, conclude. Il Presidente ha inoltre minimizzato la decisione di alcuni leader occidentali di non assistere all’apertura dei giochi. “Alcuni Capi di Stato e di Governo non hanno l’abitudine di andare alle inaugurazioni (dei GO)”, ha dichiarato durante un’intervista televisiva. Il fatto di venire “secondo me, è una buona occasione (…) di intrattenersi, discutere di alcune cose, ma non vorrei mai mescolare lo sport alla politica”, ha aggiunto. Putin reputa che “i Giochi Olimpici non siano una gara di uomini politici”.

Per ora grandi assenti saranno Barack Obama, François Hollande, Angela Merkel. Obama ha inoltre fatto sapere che una attivista della causa omosessuale farà parte della delegazione ufficiale americana.  Il Presidente russo ha fatto della riuscita di questi Giochi Olimpici un fatto personale. Da grande sportivo, come dichiara essere, e grande statista, come gli piace definirsi, speriamo veramente che a Sochi siano lo Sport e la Civiltà a vincere.

©Futuro Europa®

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