Cronache dai Palazzi

Il secondo Decreto Aiuti bloccato a Palazzo Madama e il terzo che rischia di non vedere la luce a causa dei numerosi ostacoli al via libera del governo. “Ora è tutto nelle mani del Parlamento”, fanno sapere da Palazzo Chigi a ridosso delle elezioni del 25 settembre e con un Cdm uscente, ancora in carica esclusivamente per gli affari correnti.

“Gli emendamenti ai decreti in fase di conversione non possono e non devono essere al servizio di interessi di parte”, ha ammonito il premier Draghi di fronte ai calcoli elettorali dei diversi partiti. “Fare attenzione” è la raccomandazione rivolta ai ministri dall’ex governatore della Bce, preoccupato per le varie forme di ostruzionismo “che rischiano di rallentare l’arrivo delle risorse alle famiglie e alle imprese” provate dagli ingenti aumenti delle bollette energetiche.

Pur escludendo ogni forma di polemica, il richiamo di Mario Draghi sembra fosse rivolto ai pentastellati che hanno bloccato il decreto Aiuti bis in Senato in nome del Superbonus edilizio 110%; slittati 17 miliardi di “ossigeno” a favore di famiglie e imprese. In particolare un emendamento dei 5 Stelle se approvato potrebbe annullare la retroattività del divieto di modificare unilateralmente i contratti per le forniture energetiche definito nel testo del decreto Aiuti bis, favorendo in questo modo i “soggetti di parte” ossia le grandi imprese dell’energia elettrica. Il timore del premier uscente è non riuscire ad approvare il decreto Aiuti entro il 25 settembre. Rammarico potenziato dal rallentamento parlamentare del decreto Aiuti che metterebbe a disposizione ulteriori 13 miliardi. La relazione varata dal Cdm giovedì 8 settembre verrà approvata martedì 13 a Palazzo Madama e giovedì 15 settembre a Montecitorio, registrando comunque un evidente ritardo, mentre in campagna elettorale i vari leader continuano a sbandierare finanziamenti per le bollette in aumento senza specificare però da dove attingere le risorse.

Un “ordinato passaggio di consegne” è di certo l’obiettivo di Draghi che intende “fornire al nuovo governo un quadro organico delle attività in corso, degli adempimenti e delle scadenze ravvicinate”. Alla nuova squadra dell’esecutivo che si insedierà a Palazzo Chigi dopo il 25 settembre verranno trasmesse “tutte le informazioni utili al pronto esercizio delle proprie funzioni”. L’obiettivo principale è garantire “la massima continuità” e secondo il “metodo Draghi” in ogni dicastero dovrà esserci una persona che sia in grado di indicare al nuovo sottosegretario priorità ed urgenze, esplicando in sostanza le cose fatte e quelle ancora da realizzare. Pur avendo la fase dell’emergenza più acuta si spera alle spalle, il tempo a disposizione non va sprecato bensì occorre ottimizzarlo e procedere con i progetti del Pnrr per concretizzare la ripresa.

Tra le misure su cui manca un accordo vi sono anche la figura del docente esperto (con premialità legate a corsi di formazione), presente nel decreto Aiuti bis come suggerito dall’Unione europea. Il decreto Aiuti bis del valore di circa 17 miliardi prevede inoltre il taglio del cuneo fiscale pari a 1,6 miliardi; 2,4 miliardi per l’anticipo del conguaglio delle pensioni; bonus energia e ovviamente sconto sulle bollette. Secondo i calcoli di via XX Settembre il decreto dovrebbe essere finanziato con le entrate aggiuntive dell’Iva di luglio e agosto e degli extraprofitti delle grandi aziende energetiche che hanno regolarizzato la propria posizione finanziaria.

Il credito di imposta al 25% per imprese energivore e gasivore è una delle misure confermate. Si ragiona ancora invece sulla Cassa integrazione di due mesi a carico dello Stato per le aziende ad alto consumo energetico, mentre il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha previsto di inserire nel decreto la norma che prevede sanzioni severe per dismissioni e delocalizzazioni. Ed infine la rateizzazione delle bollette per le imprese mentre non verrà prorogata la rateizzazione obbligatoria per le bollette non pagate. Coloro che hanno un Isee fino a 12 mila euro potranno inoltre usufruire del bonus sociale per le bollette fino a fine anno.

A proposito di price cap, al termine del Consiglio Energia dell’Ue il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha spiegato: “Noi abbiamo rilanciato molto intensamente sulla questione price cap. Il risultato è stato abbastanza positivo perché quindici Paesi si sono pronunciati chiaramente a favore di un price cap generalizzato, cioè su qualunque importazione di gas, non solo quello di un operatore o di un Paese”, mentre “ci sono tre Paesi che preferirebbero avere un price cap solo sul gas russo”. Cinque Paesi sarebbero invece contrari o comunque neutrali “non avendo grande bisogno di gas perché usano il Gnl o sono isolati”. Nello specifico “i Paesi contrari sono generalmente limitrofi alla Russia”, ha affermato Cingolani, come l’Ungheria che ha “ufficializzato” il proprio “no”.

Per quanto riguarda il price cap applicato eventualmente anche alle importazioni di gas di altri Paesi “se lo scopo della nostra politica è contrastare la manipolazione russa delle consegne di gas all’Ue, ha senso prendere di mira solo il gas russo”, ha sottolineato la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson al termine del Consiglio straordinario, anche perché “un tetto generalizzato alle importazioni di gas, incluse quelle di Gnl, potrebbe presentare una sfida alla sicurezza dell’approvvigionamento”. In definitiva niente price cap per il gas russo a settembre, se ne riparlerà il mese prossimo nello specifico il 6 e il 7 ottobre a Praga nel vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Ue. I ministri europei prendono tempo e aspettano una proposta della Commissione che “entro metà settembre” dovrà “proporre interventi di emergenza e temporanei incluso il price cap sul gas”, come si legge nel documento conclusivo del vertice del 9 settembre che si è appena concluso. Price cap “necessario” anche per il capo dello Stato Sergio Mattarella: “È urgentissimo procedere”. Il presidente ha inoltre ribadito che è necessario “rimuovere la dipendenza energetica dalla Russia”.

Per quanto riguarda la morsa economica il presidente Mattarella ha infine sottolineato: “l’Italia ritiene sia necessario mantenere una forte pressione sulla Federazione russa attraverso le sanzioni, per creare finalmente condizioni che aprono spiragli di dialogo e di soluzioni condivise e di pace, per uscire dalla sciagurata iniziativa bellicista scatenata dalla federazione russa”. Una guerra per l’appunto “sciagurata” e in questo frangente l’obiettivo è “un negoziato di pace definitiva” come ha sottolineato il capo dello Stato, ribadendo che “l’Italia mantiene il proprio sostegno per l’indipendenza, la sovranità, l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

Nel frattempo continua la campagna elettorale Destra contro Sinistra, Sinistra contro Destra, immersi nel sistema ‘noi contro loro’. A quindici giorni dalle elezioni i sondaggi registrano un salto in avanti di Fratelli d’Italia (25,1%,) e un arretramento del Pd (20,5%). In sofferenza anche la Lega (12,5%), M5S ruota intorno al 14%, Forza Italia stabile intorno all’8% e il Terzo polo in crescita (6,7%) ma aspira a raggiungere il 10 per cento. Uno scenario delle intenzioni politiche soggetto a continui smottamenti, alquanto fluido, destinato a mutare ancora nel corso degli ultimi giorni di campagna elettorale, i più bollenti e determinanti anche per orientare e convincere il consistente bacino di indecisi composto da cittadini che, nella pratica, non si riconoscono in alcun programma elettorale e in nessuna coalizione.

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