I capolavori di Sergio Leone tornano in Tv

Non passa estate che qualche emittente non riproponga la trilogia di Leone, che poi sarebbe una pentalogia, per restare al solo western, ché Il colosso di Rodi (mitologico) non lo fanno rivedere mai e C’era una volta in America parla di tutt’altro periodo storico.

Quest’estate ci ha pensato Rai Tre a rinverdire i ricordi, proprio un giorno dopo che avevo confessato a mia moglie (disperata, non sopporta il western) il mio desiderio di rivedere tutti i film di Sergio Leone. Tutti non ce l’ho fatta, ma in due serate mi sono rivisto i primi due: Per un pugno di dollari (1964) e Per qualche dollaro in più (1965), forse i meno gettonati, per me vere e proprie madeleines dei tempi in cui andavo al Cinema Metropolitan di piazza Cappelletti a Piombino – il mio Nuovo Cinema Paradiso – con mio padre e persino lui (patito del western americano) pensava che fossero film statunitensi. E allora giù con i ricordi. Al cuore Ramon! Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto! Devo ancora trovare un paese dove non ci siano padroni. Sono una donna abbastanza ricca per apprezzare gli uomini che si possono comprare.

Frasi storiche, interpreti altrettanto storici, come il grande Volonté nei panni del perfido Ramon e dell’altrettanto inquietante Indio, credibile personificazione di banditi spietati, arroganti e folli. Clint Eastwood, al tempo attore americano sconosciuto, che (dice il regista) recita con due sole espressioni – con il cappello e senza – quasi sempre con il sigaro in bocca e il poncho calato sulle spalle, detto il monco per il modo in cui estrae la pistola dalla fondina. Quanto ci piaceva! E come colpì subito l’immaginazione collettiva quella figura da cow-boy indolente e avventuriero, pistolero invincibile, cacciatore di taglie a caccia di banditi. Lee Van Cliff, sardonico dietro quei baffi, il vecchio del secondo film, bounty killer esperto che si allea con il giovane per catturare l’Indio e che resta iconico nel cinema italiano come personaggio western.

Ed è roba da esperti, forse, ricordare che Per un pugno di dollari l’hanno scritto Fernando di Leo con Tessari e Valerii, così come Per qualche dollaro in più porta la firma di Dell’Acqua e Fernando di Leo, sceneggiatura rielaborata da Vincenzoni e Donati. Non è poco avere dei grandi autori quando si tratta di cinema, anche se l’ispirazione spesso viene da Kurosawa o dai poemi omerici, dalla mitologia greca, dai racconti epici. Va bene tutto, basta rielaborare il contenuto, inventare ambientazioni nuove e il gioco è fatto, una grande storia resta tale, sia nell’antica Grecia come in Giappone che a Kansas City. Il ritorno di Ulisse a Itaca come Il ritorno di Ringo o di Keoma ci può stare. Kurosawa, però, non è fuori diritti, non è Omero, è infastidito da troppe assonanze che costano una causa, ma fa parte del gioco.

Un capolavoro non ha un solo autore, ma un gruppo di grandi che si uniscono, diretti da un genio, longa manus il grande Sergio Leone, immaginifico direttore di attori, ideatore del taglio degli occhi alla Leone, riprese uniche in soggettiva e in piano sequenza, straordinari movimenti di macchina, strade ventose, scenari polverosi, fangosi, realistici. Ennio Morricone e la sua musica insolita per un western, incredibilmente indissolubile dalla storia narrata sul grande schermo. Rivedi il film, ascolti dialoghi, risenti frasi storiche e ti viene da pensare se chi stava girando quelle pellicole sia stato consapevole di scrivere la storia del cinema italiano, dare nuovo vigore a un genere alla frutta, porsi come esempio per le generazioni future.

Siamo nel 2022 e ancora ci emozioniamo per un film del 1964. Vediamo una donna pistolero, femminista ante litteram, come la Lozano, donna autoritaria che domina figli e marito, non ci stupiamo più di niente, l’accettiamo come una protagonista del cinema contemporaneo. Vedere Klaus Kinski e Mario Brega in ruoli da pistoleri western, seguire un film ricco di dialoghi e battute spiazzanti, colpi di scena incredibili, finali che si succedono ad altri finali, in attesa del finale vero, bellissimo, con un primo accenno di duello a tre che sarà perfezione nel film successivo. Leone è duelli alla massima potenza, primi piani come se non ci fosse un domani, dilatazione delle sequenze, flashback suggestivi e dolenti, come quello che compare in Per qualche dollaro in più e che ci porta nel passato dell’Indio con il doloroso suono di un orologio da tasca che ha inserito un carillon.

Cinema puro, cinema vero. Cinema che oggi ci manca. Per fortuna possiamo recuperare le visioni del passato.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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