Il Papa a Kiev

Si torna a parlare di un possibile viaggio del Papa a Kiev, forse in settembre, se non prima. La notizia è stata data agli ucraini, ma non ancora confermata dal Vaticano. Come cattolico, sono lieto che il Santo Padre porti a quel martoriato paese la vicinanza e la solidarietà della Chiesa. Il Papa, diceva Stalin, non ha divisioni [militari], ma il valore morale del suo appoggio è comunque molto alto, anche se ovviamente non può convertirsi in aiuto militare.

La necessità di dare armi agli ucraini per difendersi dalla sistematica, selvaggia distruzione cui sono quotidianamente sottoposti, è evidente e solo una persona velleitaria e di malafede come Giuseppe Conte può negarla, aggiungendo un disastro a quello che ha già provocato dando lo sgambetto a Mario Draghi. Se la destra vincerà a settembre, mi auguro che Giorgia Meloni tenga fede alle sue ferme affermazioni a favore di Kiev.

Quindi, la visita del Papa sia la benvenuta. Ad un patto, però, che Egli abbia l’onestà e il coraggio di dire le cose come stanno e di non rifugiarsi dietro un’ambigua equidistanza. In una situazione come quella che sta vivendo l’Ucraina – con un chiaro aggressore e una chiara vittima – tenersi alla generica richiesta di pace e di dialogo, come se i due poli della contesa fossero equivalenti, sarebbe profondamente errato e, alla fine, controproducente.

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