La metamorfosi di un ”liberal”

Nei periodi in cui era Presidente o Primo Ministro russo, Dmitrij Medvedev si era creato un’immagine relativamente moderna e liberale. Aveva visitato Silicon Valley e adottato i più recenti gadget della tecnologia occidentale. Era quindi considerato, pur essendo ovviamente al servizio di Putin, un moderato con cui l’Occidente poteva trattare.

Ma negli ultimi tempi, da quando è scoppiata la crisi ucraina, Medvedev, da un quasi simpatico dottor Jekyll, si è trasformato in un sinistro Mr. Hyde. È da lui che vengono ora l’odio il più inconsulto per gli occidentali, definiti “bastardi” e “degenerati”, intesi a far scomparire la Russia. E l’astio per l’Ucraina, che deve scomparire dalla mappa del mondo. Gli occidentali, semplicemente, li odia tutti e vuole distruggerli. Forse queste cose Putin le sogna, ma è abbastanza politico e realista da non dirle chiaramente.

Cosa è successo a Medvedev? Può pensarsi a una forma di accentuata bipolarità, all’emergere psicotico di un istinto criminale? Alcuni pensano che si tratti semplicemente di un tentativo disperato di riacquistare rilevanza politica. Può darsi. Ma è davvero grave che la centralità politica si possa pensare di riacquistarla, nella Russia fosca del nuovo zar, solo predicando l’odio.

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