Cronache dai Palazzi

Campagna elettorale iniziata, ed è la prima campagna elettorale estiva nella storia della Repubblica, segno forse dell’urgenza che contraddistingue il tempo che stiamo vivendo. È una sfida di nuovo tra un centrosinistra ancora incerto e un centrodestra ricompattato, che ha raggiunto un accordo di massima sulla premiership – in caso di vittoria del centrodestra chi prenderà più voti sceglierà il premier – e sulla suddivisione dei posti tra i partiti e i vari collegi. Lista unica invece per il centrodestra all’estero. Ogni partito, infine, si presenterà con il proprio simbolo e con il nome nel rispettivo simbolo (Berlusconi, Meloni e Salvini) e ogni partito potrà fare campagna elettorale per il proprio candidato. “Se non siamo d’accordo sulle regole inutile governare assieme” ha ripetuto più volte la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Ed ancora Matteo Salvini: “Decidono gli italiani il 25 settembre, chi prende un voto in più indica alla coalizione, soprattutto al Paese, chi prenderà per mano l’Italia nei prossimi cinque anni”. Mentre Silvio Berlusconi sottolinea: “Siamo tutti indispensabili per vincere”, pur consapevole che una coalizione troppo spostata a destra con Meloni sovraesposta “viene danneggiata nel suo complesso”. Inoltre “i criteri di cui tener conto sono tanti: i sondaggi certo, ma non solo. Quindi bisogna mettersi d’accordo su un sistema che accontenti tutti”, ha ribadito il Cavaliere. Sulla carta il centrodestra sembra quindi aver raggiunto un’intesa, più o meno solida, e i diversi leader ribadiscono che “il centrodestra è unito”. Ora occorrerà sperimentarsi sul campo.

Il centrosinistra, a sua volta, è in preda alle divisioni, con un Pd maggioritario e diversi partiti satelliti alla ricerca di un ancoraggio, se ne vale la pena. Renzi sembra correrà da solo anche se Letta ha affermato: “Renzi? Nessun veto”.

Il fatto che su molte questioni non si sia ancora raggiunto un accorso rende comunque evidente che lo scioglimento delle Camere a voto ravvicinato, e tra l’altro in un tempo estivo, ha messo in evidenza una netta impreparazione da parte dei vari partiti.

La campagna elettorale è comunque partita e molti individuano una corsa verso la premiership tra Letta e Meloni. Il leader del Partito democratico ha apertamente dichiarato: “Berlusconi e Salvini hanno deciso di consegnarsi definitivamente nelle mani della Meloni. È una scelta che conferma quello che abbiamo detto dall’inizio di questa campagna elettorale e cioè che sarà un confronto e una scelta che gli italiani dovranno fare tra noi e la Meloni”, ha affermato Enrico Letta. E, di risposta, la leader Meloni ha affermato: “Ha ragione il segretario Pd, la sfida sarà tra noi e loro. No ai nostalgici da operetta, sarebbero traditori della causa”.

Nel contempo Giorgia Meloni, guardando Palazzo Chigi in prospettiva garantisce il sostegno a Kiev, rasserenando i rapporti con Nato e Alleati. “Un’Italia guidata da FdI e dal centrodestra sarà affidabile ai tavoli internazionali, rassicura Meloni, il cui slogan elettorale è: “Pronti, a risollevare l’Italia”, rilanciato anche sui Social. La leader di Fratelli d’Italia respinge inoltre le accuse di vecchi e nuovi fascismi e rivendica la caratterizzazione conservatrice del suo partito: “Siamo orgogliosi del percorso che abbiamo fatto finora, soprattutto perché lo abbiamo fatto senza indugi, scegliendo sempre la strada più difficile, senza accettare scorciatoie e senza ammiccare al pensiero unico”, ha affermato Meloni. Nel contempo, da Ravenna, rievocando l’assalto alla Federazione delle cooperative compiuto dai fascisti prima della marcia su Roma nel 1922, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha ricordato che “la libertà di cui godiamo, la democrazia che è stata costruita, l’uguaglianza e la giustizia che la Costituzione ci prescrive di ricercare sono tutte figlie di una storia sofferta e di generazioni che le hanno conquistate con dolore, sacrificio, impegno, consegnandole alla nostra cura affinché possiamo trasmetterne il testimone”. È inscritto nel Dna della Repubblica il dovere di rammentare “il buio del fascismo”.

Dai sondaggi si evince che la leader di Fratelli d’Italia registra un vantaggio considerevole nell’ultimo periodo, e in un contesto così favorevole dovrà necessariamente smarcarsi dalle accuse che la inchiodano ad una provenienza fascista che Meloni comunque ripudia, definendola una ricostruzione “falsa e bugiarda”. Ampio spazio ai fedelissimi e in particolare ai ragazzi più giovani, ma anche a nomi importanti provenienti dal mondo del lavoro e dell’università, dei sindacati, guardando così in prospettiva un’eventuale esperienza di governo, con la consapevolezza che occorre stare attenti ad ogni singola mossa per non sprecare un vantaggio interessante.

Sull’altro fronte il Pd di Enrico Letta auspica un centrosinistra unito e forte, e afferma: “Dov’è la sinistra? La sinistra è il Pd. La nostra ambizione è di essere il più grande partito ambientalista in Europa e il più grande in Italia in grado di dare risposte a chi vuole un futuro di progresso”. Il nodo delle alleanze è però ancora tutto da sciogliere, mentre il leader di Azione, Carlo Calenda, specifica: “Nessuno è costretto ad alcuna alleanza. Al mio amico Letta dico: decidi secondo coscienza cosa fare” ma “se stanno preparando un’alleanza post-elettorale con i 5 Stelle noi non ci possiamo stare”.

Calenda, inoltre, ipotizza un possibile accordo 50 e 50. Prima occorre comunque aspettare “l’analisi di un grande sondaggio per capire qual è il nostro potenziale sul proporzionale in caso di accordo con voi sui collegi uninominali”, spiega il leader di Azione rivolgendosi agli amici dem. Da +Europa, invece, affermano: “È probabile che diremo una parola definitiva dopo la prima settimana di agosto”, in pratica poco prima della presentazione delle liste prevista per il 12. Secondo una recente indagine di Agi/Youtrend il Pd di Enrico Letta insieme ad Azione di Calenda raggiungerebbe circa il 30,3%, mentre il centrodestra unito (Lega, Forza Italia e FdI) sarebbe vicino al 45%.

A proposito di Renzi. Il Pd non mette un veto ad Italia viva ma un’eventuale alleanza non passerebbe inosservata, in particolare per gli elettori dem che non hanno digerito lo strappo con l’ex premier. “Già dobbiamo spiegare ai nostri elettori la rottura con i 5 Stelle, non possiamo spiegare anche perché ci alleiamo con Matteo che non è ben visto dal popolo dem”, sembrano essere queste le voci che serpeggiano a largo del Nazareno. Tra le altre cose, il leader dem Enrico Letta ha chiesto ai sindaci di supportare la lista civica Di Maio nel tentativo di dare una mano all’ex 5 Stelle. “Il modo lo individueremo”, ha detto il segretario del Pd. Mentre da Milano, il sindaco dem Giuseppe Sala chiude ai Cinquestelle: “Dopo la caduta del governo Draghi nel centrosinistra non c’è spazio per loro nemmeno in Lombardia”. Con i 5 Stelle in Lombardia? “Not in my name”, puntualizza Sala.

Nel frattempo, aspettando la crisi autunnale, l’economia italiana cresce più del previsto, l’unico Paese del G7 per cui il Fondo monetario internazionale ha rialzato le sue precedenti previsioni. Nel secondo trimestre del 2022 il nostro Paese ha infatti registrato un +3,4% di Pil, ben al di sopra della media europea, un recupero effettivo e considerevole che riporta l’Italia ai livelli pre-pandemia. Dall’entrata in scena dell’euro, con questa performance di crescita il nostro Paese diventa per la prima volta la “locomotiva d’Europa”, superando Francia e Germania.

La crescita che supera le attese è una “buona notizia”, ha dichiarato il commissario agli Affari economici Ue, Paolo Gentiloni, ma davanti all’incertezza che “rimane alta dobbiamo mantenere l’unità ed essere pronti a rispondere a una situazione in evoluzione, se necessario”.

“L’industria ha beneficiato di un andamento nel complesso favorevole sia del commercio internazionale che della domanda interna, anche per gli investimenti”, ha commentato il Ministero dell’Economia e delle Finanze di fronte al dato positivo del Pil nazionale, sottolineando gli sforzi messi in campo dal governo uscente e dimissionario: “L’economia è stata sostenuta dai corposi interventi realizzati con la legge di Bilancio 2022 e con i numerosi decreti emessi dal governo. Tali misure hanno permesso di attutire l’impatto del rialzo dei costi dell’energia sulle famiglie e sulla competitività delle imprese”.

Gli interventi di politica industriale, tra cui quelli a sostegno del settore automobilistico, hanno di fatto stimolato un positivo clima di investimento in Italia, che resta positivo nonostante “un contesto di grande difficoltà per via della guerra in Ucraina, dell’impennata dei prezzi internazionali dell’energia e dei prodotti alimentari e del rialzo dei tassi di interesse a livello globale”, come sottolinea il Mef.

Non è quindi il caso di disperdere i risultati ottenuti, al contrario è necessario continuare a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese italiane nella seconda metà dell’anno che si preannuncia tra l’altro non facile, con un governo neoeletto che per forza di cose dovrà considerare il lavoro della squadra Draghi e, come ricorda di nuovo il Mef, dovrà “proseguire nell’opera di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e di impulso agli investimenti e all’innovazione”.

La variazione acquisita del Pil per il 2022 pari al 3,4% dovrà comunque essere confermata alla fine del quarto trimestre dell’anno, e secondo quanto previsto nel Documento di economia e finanza (Def) si preannuncia essere superiore al 3,1%. Il nuovo Def sarà strutturato dal nuovo governo che dovrà ponderare sia le stime sulle finanze pubbliche, da attuare, sia i nuovi obiettivi di politica economica a medio termine del Paese.

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