Ariaferma (Film, 2021)

Leonardo Di Costanzo è un regista italiano di scuola francese che si ricorda per tre soli lungometraggi (L’intervallo, I ponti di Sarajevo, L’intrusa) prima di Aria ferma, un risolto spaccato di vita carceraria ambientato in un edificio antico e fatiscente, tra le montagne della Sardegna. Ottimo direttore della fotografia ed eccellente documentarista, non frequenta il cinema commerciale ma scrive opere che sono un atto di accusa, un monito, un’indagine accurata su una situazione complessa. Ariaferma viene presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia, riceve molti consensi da parte della critica e del pubblico, distribuito in sala dal 14 ottobre 2021 non viene visto molto, adesso reperibile sulla piattaforma Sky.

In breve, la trama. Siamo in un carcere in rovina di prossima chiusura, ma per completare l’operazione servono ancora alcuni giorni; quindi, i dodici carcerati rimasti vengono affidati alla custodia di pochi agenti di polizia. La situazione non è delle migliori, perché i detenuti vengono radunati in una piccola ala del penitenziario, nelle poche celle agibili, dove non possono compiere alcuna attività alternativa e sono costretti a mangiare pessimo cibo precotto. La tensione si smorza quando il detenuto Carmine Lagioia (Orlando) si propone come cuoco e chiede di riaprire le cucine, trovando il consenso del comprensivo ispettore Gaetano Gargiulo (Servillo), che ad interim guida il carcere per anzianità. Non tutti gli agenti sono d’accordo con il superiore, alcuni vorrebbero tenere una linea più rigida, ma Gargiulo decide di testa propria, cerca di tutelare anche un giovane detenuto che tenta il suicidio e quando manca la corrente elettrica opta per far mangiare tutti i detenuti fuori dalle celle, insieme ai secondini. Il film vive tutto sul rapporto tra Lagioia e Gargiulo, due uomini agli antipodi come ruoli nel penitenziario ma che si trovano a darsi fiducia e a collaborare nel momento del bisogno. Toccante il momento in cui detenuto e poliziotto si raccontano il loro passato nei quartieri di Napoli, mentre raccolgono verdure in un orto abbandonato per improvvisare un pranzo in assenza di fornitura alimentare.

Di Costanzo non è interessato tanto allo scorrere della trama e a raccontare eventi – pure se la suspense narrativa è palpabile – quanto a presentare una carrellata di volti e caratteri umani, presi in un particolare momento esistenziale, reclusi in carcere, in attesa del loro destino. Regia solida e senza difetti, sia come direzione di attori che come movimenti di macchina che immortalano una commedia di maschere all’interno di un carcere, affondando la lama nelle ferite di un sistema che ancora utilizza case di reclusione ottocentesche. Il film è un vero e proprio spaccato di vita carceraria, fotografato da Bigazzi alternando immagini in bianco e nero a una colorazione cupa, glaciale, tra il grigio e il verde, per sottolineare il degrado e le mancanze di una vita precaria. Molti primi piani e alcune soggettive, notevoli dialoghi tra Servillo e Orlando (pur dicendo poche parole sono straordinari), realizzati per sottrazione, tra campi e controcampi.

Un film molto teatrale, quasi completamente girato all’interno di un carcere, con pochi esterni nelle sequenze di caccia che si svolgono durante i primi minuti. Colonna sonora che passa dalla musica popolare sarda a un intenso organo da chiesa, ben mixati da Pasquale Scialò. Il regista riesce a fare un proprio discorso sul sistema carcerario italiano e sulle mancanze strutturali raccontando una storia, indagando con realismo i poveri giorni di un’esistenza da reclusi. Due grandi attori come Servillo e Orlando completano una pellicola che profuma di buon vecchio cinema italiano.

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Lingua: Italiano. Paese di Produzione: Italia, Svizzera, 2021. Durata: 117’. Genere: Drammatico. Regia: Leonardo Di Costanzo. Soggetto e Sceneggiatura: Leonardo Di Costanzo, Bruno Oliviero, Valia Santella. Fotografia: Luca Bigazzi. Montaggio: Carlotta Cristiani. Musiche: Pasquale Scialò. Scenografia: Luca Servino. Costumi: Florence Emir. Trucco: Mary Samele. Produttore: Carlo Cresto-Dina.  Produttore Esecutivo: James Atherton, Olga Lamontanara, Jan Pace. Case di Produzione: Tempesta, Rai Cinema, Amka Film Productions, RSI Radiotelevisione Svizzera, SRG SSR. Sostegno Produttivo: Sardegna Film Commission, MIBACT DG del Cinema, Eurimages, Ufficio Federale della Cultura. Distribuzione: Vision Distribution. Interpreti: Toni Servillo (Gaetano Gargiulo), Silvio Orlando (Carmine Lagioia), Fabrizio Ferracane (Franco Coletti), Salvatore Striano (Cacace), Roberto De Francesco (Buonocore), Pietro Giuliano (Fantaccini), Nicola Sechi (Arzano), Leonardo Capuano (Sanna), Antonio Buil Pueyo (Bertoni), Giovanni Vastarella (Mazzena), Francesca Ventriglia (Direttrice).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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