Spagna, Juan Carlos e gli scandali

Juan Carlos I di Borbone, oggi Re emerito di Spagna, è una figura decisamente controversa e molto discussa, specie in questi ultimi due anni, a seguito di alcuni reati fiscali che lo vedono diretto protagonista.

Facciamo un bel passo indietro nel tempo. Juan Carlos nasce a Roma nel 1938, città dove la famiglia risiedeva, sin dal momento dell’esilio dalla Spagna, avvenuto nel lontano 1931 a seguito della proclamazione della II Repubblica. L’ex Re trascorse un’infanzia sfarzosa tra Italia, Svizzera e Portogallo, fino al momento in cui venne richiamato in Spagna dall’allora Dittatore Francisco Franco per affiancarlo e prepararlo ad essere il suo degno successore e per poter avviare, anni dopo, la transizione verso la democrazia.

Nel 1947 Franco proclama la restaurazione della monarchia spagnola senza però stabilire un sovrano regnante, gesto strategico voluto per ammansire la classe monarchica che temeva l’autorità franchista. Nel 1969, Franco proclamò ufficialmente Juan Carlos I di Spagna come legittimo regnante, che però continuerà a vivere dietro le quinte fino alla morte del Dittatore, avvenuta nel 1975 con la quale verrà dato ufficialmente inizio alla Transizione spagnola. La Spagna passava quindi da un regime dittatoriale ad un sistema di stato sociale e di diritto.

Re Juan Carlos è stato dunque una figura chiave e di fondamentale importanza per la transizione, investendo una funzione sia politica che sociale per il paese. Nel 1978 viene firmata la Costituzione spagnola e stabilita la Monarchia Parlamentare come forma politica dello Stato, in cui il Re arbitra e modera il regolare funzionamento delle istituzioni ed inoltre, agisce anche come interlocutore tra le componenti sociali.

Nel 2014, a causa di vari problemi di salute e a qualche già piccola presunta irregolarità con il fisco, l’attuale Re Emerito decide di abdicare a favore del figlio Felipe, attuale monarca spagnolo. Così, dopo 39 anni di regno, cede la corona al figlio, ma non rinuncia, comunque, al titolo di “Re emerito” godendo di tutti i benefici e vitalizi previsti.

Il 3 agosto del 2020, a causa dell’emergere di nuovi e compromettenti scandali, Juan Carlos comunica al figlio, il Re Felipe, la decisione di voler lasciare la Spagna per andare a vivere all’estero, cercando così di salvaguardare il nome della Corona e di non intaccare la figura del Sovrano regnante. Juan Carlos si trasferirà con la moglie Regina Sofia, ad Abu Dhabi, sua attuale residenza.

Sono numerose le ombre che caratterizzano il passato di Juan Carlos: sono stati accertati almeno cinque reati fiscali che però è sempre riuscito a schivare godendo della “inviolabilità”, in quanto Re di Spagna, o perché caduti in prescrizione.

Juan Carlos è stato accusato per riscossione di commissioni illegali ed altri possibili reati derivati quali frode o riciclaggio di denaro. Alcuni esempi, il riciclaggio avvenuto per il trasferimento disposto a favore della sua ex amante Corinna zu Sayn-Wittgenstein (appartenente alla nobiltà tedesca), possibile corruzione passiva per aver ricevuto 100 milioni di dollari dal Re Abdullah dell’Arabia Saudita e quasi due milioni dal Sultano del Bahrein. E tutta una serie di altri comportamenti considerati riprovevoli anche dalla stampa spagnola soprattutto perché compiuti dal primo cittadino spagnolo, il Re.

Tra i vari movimenti scorretti vi è anche l’apertura di due fondi fiduciari sull’Isola di Jersey (noto paradiso fiscale britannico) alla fine degli anni 90, in cui ha custodito un cuscinetto di 12 milioni nel caso vi fosse stato un colpo di stato antidemocratico. Oppure i numerosi viaggi e regali fatti all’amante Corinna di milioni di euro e mai dichiarati.

Veniamo all’oggi. Lo scorso 19 maggio, l’ottantaquattrenne Juan Carlos rientra in Spagna dopo quasi due anni esatti, a seguito della chiusura delle indagini nei suoi confronti da parte delle autorità competenti. Nei pochi giorni di permanenza il Re emerito ha fatto naturalmente anche visita a suo figlio, Felipe VI con cui ha pranzato al Palazzo della Zarzuela di Madrid, la residenza privata del Re di Spagna, ex residenza del Re emerito, nella quale però non gli è stato permesso di pernottare a seguito di una decisione presa dal Governo.

Il ritorno del Re emerito ha segnato definitivamente, ed ancora una volta, le differenze presenti nella politica spagnola. L’attuale Capo del governo, Pedro Sánchez, ha più volte chiesto spiegazioni al Re emerito riguardo alle accuse che, secondo lui, nel rispetto dei cittadini spagnoli, avrebbe dovuto dare già agli albori dei primi scandali.

Nonostante le spiegazioni non siano mai arrivate, Sánchez ha comunque rimarcato e difeso la trasparenza della Casa Reale e di Felipe VI poiché il viaggio intrapreso dal Re emerito è stato esclusivamente un viaggio personale. Il Partito popolare, in linea con quello socialista di Sánchez, ha dichiarato di rispettare le decisioni della casa Reale; tanto che la Segretaria generale del PP Cuca Gamarra ha augurato al Re emerito una buona permanenza in quella che è (del resto) “casa sua”.

Mentre, Podemos ed i movimenti indipendentisti non hanno esitato un solo momento a mettere in discussione l’utilità della monarchia ed hanno addirittura richiesto all’ex monarca di mettersi a disposizione della giustizia spagnola e di dare spiegazioni agli spagnoli, i quali, ancora attendono chiarimenti da parte di colui il quale è stato il loro Re per trentanove anni. Dunque, tra i partiti politici più critici troviamo decisamente Podemos, la cui leader, Ione Belarra, ha dichiarato che il Re emerito dovrebbe far rientro in Spagna solo per essere consegnato alla giustizia ed inoltre ha dichiarato che la sua “inviolabilità”, che lo ha “risparmiato” alla giustizia, è un atto di umiliazione nei confronti della Democrazia.

Lo stesso Felipe VI ha mostrato, anche se indirettamente, un atteggiamento severo e deciso nei confronti del padre, come durante il discorso della Vigilia di Natale del 2020, quando ha detto esplicitamente che “i principi etici e morali sono al di sopra delle considerazioni familiari”.

Fino ad oggi, Juan Carlos, ha pagato ad Hacienda (Agenzia statale dell’Amministrazione tributaria spagnola) 678.393,72 euro per regolarizzare la sua posizione fiscale, e due mesi dopo altri quattro milioni di euro. Nel marzo 2022 la Procura generale ha archiviato definitivamente tutte le indagini relative al Re emerito ed ha accettato come buone le regolarizzazioni da lui apportate.

Ma l’archiviazione è avvenuta per varie ragioni e non perché non vi fossero indizi di reato, tutt’altro. I fattori sono stati tre: l’inviolabilità di cui ha goduto il Re fino alla sua abdicazione (avvenuta nel 2014, per questa ragione non gli sono stati riconosciuti alcuni reati avvenuti prima di questa data), la prescrizione di alcuni reati e la regolarizzazione fiscale che ha presentato l’anno scorso.

Le attuali intenzioni del Re emerito sono quelle di continuare a vivere negli Emirati Arabi e di continuare a far visita frequentemente ai suoi familiari in Spagna. Lui stesso ha dichiarato: “Preferisco, in questo momento, continuare a vivere in modo permanente ad Abu Dhabi, dove ho trovato la pace mentale, specialmente in questo periodo della mia vita”. Juan Carlos ad oggi non sembra però preoccuparsi delle critiche ricevute dalla classe politica spagnola, né di dare spiegazioni agli spagnoli. Infatti, alla domanda che gli viene posta da una giornalista appena atterrato a Madrid “Pensa di dare spiegazioni?”, l’ex Re risponde “Spiegazioni di cosa?” e con una risata, alquanto fuori luogo, conclude la conversazione.

Intanto, il ritorno di Juan Carlos è comunque previsto per il prossimo mese di giugno nella sua residenza in Galizia a Sanxenxo per assistere al campionato di barca a vela che si terrà proprio in quella località.

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