Informazione e contributi pubblici

Il Copasir ha avviato un’indagine sospettando che la Russia di Putin paghi conduttori “compiacenti” per ospitare suoi emissari in cerca di visibilità. La notizia ha generato una qual certa ilarità sui social, un ente come il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che indice le audizioni del direttore dell’Aisi Mario Parente (l’11 maggio), dell’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes (il 12) e del presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella (il 18), forse Bianca Berlinguer, firma storica del giornalismo, è diventata filo-putiniana per avere ospitato una voce differente? Dove finisce il diritto all’informazione e inizia la censura? Escludendo casi estremi come i no-vax e chi giustifica la sanguinosa aggressione russa all’Ucraina, è legittimo dare spazio anche a chi non ha assimilato quello che viene comunemente identificato come “il pensiero unico”?

Il prof. Cacciari era ospite fisso delle trasmissioni televisive, è stato improvvisamente cancellato dai palinsesti per avere sollevato dubbi sulla gestione della pandemia, non sulla sua esistenza, assieme ad altri illustri intellettuali con la Commissione Dubbio e Precauzione, ora è la volta del prof. Alessandro Orsini entrare nel mirino. Tutto questo uniforma il pensiero in un’unica direzione, qualunque deviazione viene punita, ma tutto questo va a vantaggio della credibilità dell’informazione? L’indagine realizzata da Demos & Pi sull’informazione riporta che il 25% degli italiani non crede ai media sulla guerra in Ucraina. Secondo i risultati della rilevazione quasi metà degli italiani (il 46%) ritiene l’informazione sul tema distorta e pilotata, è vero che la differenza è più radicata tra gli elettori del centrodestra, ma evidenzia un malessere diffuso e una crescente disaffezione caduta di fiducia nei media tradizionali.

Il New York Times si porta in casa, per un milione di dollari, il cruciverba di Wordle per arrivare ai 10 milioni di abbonati che si prefigge, dopo anni di vacche magre. L’aggiunge a Cooking e Wirecutter e risponde che ha recentemente acquisito The Athletic. Sarà sufficiente a fermare l’emorragia seguita al passaggio dal free al paywall? Meno informazione e più varietà è la formula vincente? Il Premio Pulitzer 2021 è andato al a Megha Rajagopalan di BuzzFeed, ora il fondatore di BuzzFeed, Ben Smith con Justin Smith, ex di Bloomberg, stanno facendo nascere una nuova testata giornalistica che fa paura a tutti. I loro investitori sono di sinistra, ma non amano le attuali testate che ritengono essere troppo legate e allineate a una parte politica. Dopo Huff Post, Politico e BuzzFeed, la nuova parola d’ordine dell’informazione è “serio, attendibile, globale”.

Da qui alla comprensione della crisi dell’editoria italiana il passo è breve, se le vendite non premiano le testate italiane, il problema insiste sulla troppa partigianeria, non unita a una pari qualità. Molte hanno numeri di diffusione assolutamente risibili e paragonabili al giornalino della scuola, verrebbe da chiedersi, un aiuto viene dai contributi pubblici. Tema quanto mai dibattuto, e anche qui le notizie sbagliate si sprecano. Cercando di fare chiarezza, i fondi pubblici all’editoria sono un fatto puramente italiano? Certamente no, nella classifica dei primi 7 paesi europei, l’Italia è penultima con € 1,11; seguita solo dall’Austria con € 1,01. Al primo posto troviamo la Danimarca con € 9,54 pro capite, affiancata da Norvegia e Svezia, rispettivamente con 6,80 e 5,40 euro.

Al momento è stata erogata quest’anno la prima rata 2020 dei contributi pubblici all’editoria, per accedere alla spartizione del fondo è necessario che la testata non sia a scopo di lucro. Oltre a questo, sono richiesti alcuni requisiti particolari, quali essere indirizzati a minoranze linguistiche, oppure avere matrice teoricamente indipendente, come in teoria dovrebbero essere quelle edite da cooperative di giornalisti. In effetti il primo a usufruire del contributo è Dolomiten con € 3.088.498,02. Ma basta essere editori privati e intestare la proprietà a una cooperativa di giornalisti e i giochi sono fatti, e quindi appaiono tra i beneficiari nomi come LiberoItalia Oggi, il Foglio. Nei 94 beneficiari dei soldi pubblici a sostegno dell’editoria ‘indipendente’, la parte del leone la fa il mondo cattolico, Famiglia Cristiana € 3.000.000; Avvenire € 2.533.353,97; ma anche l’Arcidiocesi di Gorizia, Fondazione San Domenico da Foligno, Collegio degli Scrittori della Civiltà Cattolica della Compagnia di Gesù, Seminario Vescovile di Guastalla e si potrebbe andare avanti a lungo. Riassumendo, il principio di sostenere l’informazione è sottoscrivibile, ma i criteri messi in linea per usufruirne e le bizantinerie italiane, danno adito a più di un dubbio sul fatto che l’obiettivo del legislatore corrisponda al risultato ottenuto, osservando come certe testate abbiano ben poco di indipendente o fini sociali.

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