Victory Day

Putin, in definitiva, non ha usato le celebrazioni del 9 maggio per annunciare la pace o l’apocalisse, secondo le alternative che si immaginavano. Ha solo utilizzato l’occasione cerimoniale per giustificare ancora l’invasione dell’Ucraina, e cercato di rassicurare e conquistare appoggio interno, e magari intimidire l’Occidente, mostrando il suo arsenale militare.

Propaganda, in altre parole, però falsa come sono false tutte le asserzioni di quello che due giornalisti russi hanno definito “un dittatore paranoico”. Perché stabilire un legame tra la guerra di resistenza vittoriosa all’aggressione nazista a una nuova guerra per combattere il “nazismo” ucraino, è un paradossale nonsenso. Forse è bene fare qualche passo indietro nella Storia. L’essenza del nazismo era nel razzismo antisemita e nella bieca volontà di impadronirsi di altri Paesi e assoggettare i loro popoli, riducendoli a semplici colonie (come in Norvegia, Danimarca, Olanda) e, per abbattere il regime sovietico, occupare e quasi distruggere l’Ucraina.  Esattamente quello, antisemitismo a parte, che sta facendo Putin. Giustificare l’aggressione come ripetizione della “grande guerra patriottica” è dunque profondamente falso e disonesto.

Altrettanto disonesto è speculare sull’atavica diffidenza russa verso l’Occidente. La Storia è la Storia: l’invasione hitleriana della Polonia e quindi la Seconda Guerra Mondiale, fu resa possibile dall’accordo Ribbentrop-Molotov, che dette il via libera a Hitler. E quando l’URSS fu a sua volta aggredita, nelle sue ore più buie, fu l’Occidente, Gran Bretagna e poi Stati Uniti ad aiutarla in tutti i modi e, aprendo il “secondo fronte” in Normandia, distogliendo forze tedesche dalla guerra all’est. I russi hanno combattuto magnificamente, da Stalingrado in poi, ma senza l’aiuto occidentale sarebbero stati forse sopraffatti dalla terribile macchina di guerra nazista.

Nella Seconda Guerra Mondiale, la Russia ha perso più di 20 milioni di persone, e l’Ucraina vari milioni. Ricordarli è un gesto doveroso. Collegare l’aggressione all’Ucraina con la resistenza al nazismo è, invece, un insulto alla verità e alla memoria degli stessi caduti nella guerra.

Ma tutto questo è scontata polemica. L’urgenza ora è far finire la guerra e costringere Putin al tavolo dei negoziati. Luigi Di Maio, con molta compostezza e lucidità, l’ha detto domenica sera alla TV, ricordando al tempo stesso che bisogna aiutare gli ucraini a difendersi, perché altrimenti non di pace si tratterebbe ma di un diktat nello stile sovietico. Ed è stato chiaro anche in fatto di forniture militari, considerando come “letali” – e da non fornire – quelle che permetterebbero agli ucraini di colpire il territorio russo (probabilmente, altri paesi occidentali non si tireranno indietro, specie gli sputafuoco di Londra, ma l’Italia deve attenersi a questa linea di saggezza).

Macron ha ragione di dire che non si può arrivare alla pace umiliando la Russia. È una giusta risposta alle uscite bellicose di Boris Johnson e dei suoi Ministri. Però non ci si arriva nemmeno dando al Cremlino carta bianca e permettendo la disfatta ucraina. Anche per questo, il sesto pacchetto di sanzioni dell’UE, che includa il petrolio, è importante. E se il fascista Orban continua a bloccarlo, gli altri Paesi membri debbono andare avanti lo stesso, senza l’Ungheria e magari tagliandole i fondi europei.

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