Ucraina e UE

È ormai ufficiale che il governo ucraino ha completato il formulario per la richiesta di ingresso nell’Unione Europea. È una vecchia aspirazione di Kiev, che motivò nel 2014 la grande manifestazione della Piazza Maidan. L’aggressione russa le ha naturalmente dato slancio e ammorbidito le resistenze che esistevano tra i membri dell’Unione. Con la richiesta, l’Ucraina punta a passare chiaramente e definitivamente a far parte dell’Europa e legare la sua economia, ma anche il suo status politico, all’Unione (una bella lezione, tra parentesi, per i vari “exitisti” del nostro continente). L’apparenza all’UE non costituisce di per sé una garanzia di sicurezza, non essendo l’Unione (almeno finora) un’alleanza militare. Però, certamente la rafforza.

La Presidente della Commissione Europea ha già annunziato che la richiesta ucraina sarà esaminata nella prossima estate, probabilmente in forma accelerata. Personalmente, da vecchio “europeo” penso che bisognerebbe andarci cauti e pesare bene la compatibilità del sistema economico, e ancor più, di quello politico-istituzionale del paese candidato. Ormai abbiamo visto come paesi, retti a regime democratico, si siano poi, col passare del tempo, trasformati in sistemi più o meno autoritari, come nel caso dell’Ungheria, con valori, se non opposti, certo diversi da quelli europei. Occorrerebbe anche pesare vantaggi e svantaggi di questa adesione: l’Ucraina, anche senza Crimea e – temo – il Donbass, resta uno dei maggiori paesi europei e la sua aggiunta aumenterebbe la forza complessiva dell’Unione. Per altro verso, ci sono da considerare le possibili reazioni russe. L’ingresso dell’Ucraina nell’UE potrebbe esporre Kiev a nuove ritorsioni di Mosca, e significherebbe una rottura di ponti quasi completa tra l’Unione e la Russia, possibile solo se nel frattempo ci saremo liberati dall’attuale dipendenza energetica da Mosca (il problema riguarda principalmente, ma non solo, la Germania). Ciò detto, è ovvio che la questione sarà trattata a Bruxelles e nelle principali capitali europee con un “occhio politico”.

Diversa, ma non poi tanto, è la questione dell’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO, che per ora è più nelle intenzioni che nei fatti. Ambedue i Paesi, la Finlandia in special modo, hanno mille ragion di sentirsi malsicure dopo l’aggressione russa all’Ucraina e di aspirare a usufruire della protezione dell’art.5 del Trattato della NATO, cioè in sostanza della immensa forza degli Stati Uniti.

Ambedue i Paesi, se da una parte aumenterebbero gli obblighi e quindi gli oneri difensivi dell’Alleanza, dall’altra ne incrementerebbero la forza, essendo dotati di eserciti ben addestrati e bene armati e disponendo, la Svezia in particolare, di un’industria militare molto avanzata.

La Russia, per ora, ha reagito a questa ipotesi minacciando un rafforzamento delle difese nel Baltico. L’adesione dei due Paesi, senza dubbio, ripotrebbe la situazione al clima di guerra fredda e di continue tensioni pari a quelle ricorrenti fino all’implosione dell’URSS.

A nessuno ciò può far veramente piacere, ma è un prodotto, non la causa, della insensata brutalità di Putin.

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