Non un giorno qualunque

Sabato scorso, in una giornata solo in apparenza uguale alle altre, sono avvenuti in contemporanea due episodi che lasceranno il segno nei prossimi mesi sullo scenario politico italiano.

Il primo: l’incontro tra Renzi e Berlusconi, che forse avrà come risultato, finalmente, quello di raggiungere un’ampia intesa che spiani la strada alla riforma elettorale e istituzionale del nostro Paese. Un incontro che dimostra come il “nuovismo” renziano sia in fondo dotato di un inusitato, contraddittorio e strumentale realismo politico che, peraltro, ha sancito una volta per tutte, ammesso che ce ne fosse ancora bisogno, il fatto che Forza Italia è solo Berlusconi, pregiudicato o meno poco importa, e che al suo interno il resto è noia. Cosi come l’anticomunismo viscerale che ha sempre caratterizzato Berlusconi è improvvisamente caduto nell’oblio, rendendo disponibile il Cavaliere ad essere ospite nella “tana del lupo”.

Il secondo: il convegno organizzato dall’associazione Democrazia Cristiana dell’onorevole Gianni Fontana e caratterizzato da un’ampia partecipazione di movimenti della società civile, al quale ha preso parte anche il ministro Mario Mauro, autorevole esponente dei Popolari italiani. Mauro ha tenuto un discorso che ha riscosso apprezzamenti e consenso, nel quale ha sottolineato quanto sia urgente e necessario ritrovare in politica, in Italia e in Europa, l’insegnamento del popolarismo sturziano dimenticato negli ultimi anni, ma per questo da rivalutare oggi più che mai.

Questo non è, com’è stato più volte ripetuto dagli oratori, un pensiero nostalgico fine a sé stesso, ma la presa di coscienza che non solo la nostra società, ma l’intero Vecchio Continente sono attraversati da una crisi morale, culturale e ideale senza precedenti. In un mondo globalizzato, sempre più dominato dai mercati, dalla finanza, da ristrette cerchie elitarie, la politica ha perso il suo ruolo primario, con tutte le gravi conseguenze negative alle quali le società democratiche occidentali sono sottoposte.

La prossima campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo sarà quindi caratterizzata da uno scontro epocale tra popolarismo e populismo. Un popolarismo che vuole rimettere al centro del suo impegno la riscoperta di valori dimenticati e volutamente emarginati che hanno avuto come conseguenza l’umiliazione della politica, privilegiando le regole di quel capitalismo selvaggio e cinico che ha sempre più guidato i possessori di immani ricchezze; un populismo che, prendendo spunto dalla crisi economica in atto, vuole abbattere le stesse istituzioni democratiche, non solo dell’Ue, ma anche dei singoli Paesi. Un ritorno quindi a quel tragico passato che ha caratterizzato la prima metà del secolo scorso con il letale protagonismo del nazifascismo.

È dunque arrivato il momento che le nuove generazioni e chi ha vissuto le esperienze del cattolicesimo democratico ritrovino un impegno comune, responsabile, generoso per il rilancio di un nuovo soggetto politico che affondi le sue radici nella storia e nella cultura del popolarismo in alternativa alla sinistra e in ferma antitesi con quel populismo sfascista presente dentro e fuori i nostri confini nazionali. In altre parole dobbiamo dar vita in tempi rapidissimi al Partito dei Popolari italiani quale punto di riferimento certo per i moderati liberal-riformisti che oggi sono orfani di una loro rappresentanza politica autorevole, trasparente, efficace.

Saliamo tutti a bordo di quella nave definita da Mario Mauro come “la nave dei Popolari” e affrontiamo il mare aperto verso orizzonti di gran lunga migliori.

©Futuro Europa®

Potito Salatto 
 

[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]

 

 

 

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