Fine dell’era Merkel

Con le elezioni di oggi in Germania termina ufficialmente l’era Merkel: 16 anni di governo ininterrotti della Cancelliera, un record inimmaginabile in Italia e in molte altre democrazie occidentali. La Merkel ha governato per lo più alla testa di coalizioni, dapprima con i liberali e poi con i socialisti. Ogni volta, il patto di coalizione è stato discusso e negoziato a lungo e con pazienza e poi del tutto rispettato (siamo lontanissimi dalle abitudini della politica italiana, che si mette subito a disfare quello che è riuscita, più o meno faticosamente, a fare). Non sono stati anni facili: ci sono state la crisi del 2008, l’immigrazione dalla Siria, gli attentati, l’alternanza dei principali partner europei (in 16 anni sono passati 3 presidenti francesi e 7 Primi Ministri italiani), la Presidenza Trump con le sue connotazioni antitedesche, la crescente assertività russa, l’espansionismo cinese, la Brexit e, da ultimo, la terribile pandemia.

Angela Merkel li ha navigati con la calma e il buon senso di una buona massaia tedesca, sapendo anche cambiare indirizzo quando necessario (per esempio in materia di rigorismo contabile, che le era stato rimproverato). In un mondo turbolento e imprevedibile, ha rappresentato un punto di riferimento sicuro, un’oasi di stabilità.

Dal punto di vista italiano, la Merkel era ancora il meglio che ci poteva capitare. Le sue visibili insofferenze verso la leggerezza di Berlusconi si sono trasformate in solida stima e amicizia per gente come Mario Monti, Enrico Letta, Mario Draghi e lo stesso Conte. In Europa, la Cancelliera ha svolto un ruolo equilibratore e realistico. Se fosse rimasta al potere, assieme a Macron avrebbe potuto forse dare all’UE lo slancio che le manca, specie di in materia di politica estera e di sicurezza.

Secondo le previsioni, il governo che la seguirà dovrà essere fondato su una coalizione, giacché nessuno dei principali partiti ha raccolto nei sondaggi una maggioranza sufficiente. Ma chiunque occupi la Cancelleria, difficilmente potrà far dimenticare la saggia, rassicurante figura di Angela Merkel.

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