Volare su Marte

Mentre i nostri organi di informazione ci dilettano con le assurde enfasi per la scomparsa di una persona tutto sommato inutile e privilegiata come il duca di Edinburgo (con relative agitazioni su chi c’era e chi no al funerale, sui rapporti tra Harry e William e sulle lacrime – piuttosto normali, direi – della Regina Elisabetta, l’unica persona rispettabile in quella famiglia) o sulle stupidità del figlio di Grillo (e non dimentichiamo l’assurdo processo a Salvini, che magari merita il bando politico ma non quello giudiziario per una decisione di governo), per la prima volta nella storia dell’umanità un artefatto prodotto sulla Terra ha volato su Marte.

L’arrivo della “Perseverance” su quel pianeta avrebbe dovuto sconvolgere il mondo, come a suo tempo il volo di Gagarin o l’atterraggio sulla Luna (mi rifiuterò sempre di dire “allunaggio”, che è una sciocchezza, perché “atterrare” significa non arrivare sulla Terra, ma sulla terra, terra che esiste anche sulla luna). Ora il volo, sia pur breve, di un elicottero robot della NASA su Marte non dovrebbe essere relegato tra le notizie minori, quasi di cronaca, ma fare “la prima pagina” in tutto il mondo. Si tratta infatti di una straordinaria prodezza tecnica, che presuppone dietro di sé un’infinità di intelligenza scientifica e di capacità organizzativa  (l’elicottero è stato battezzato “ingenuity”, che non vuol dire ingenuità ma “ingegnosità”) ed è, in definitiva, un dono che gli Stati Uniti fanno all’umanità e al suo futuro, che sempre più intuiamo essere legato alla possibilità di conoscere e poi dominare la materia e le sue forze.

C’è, in questa esplorazione, che sposta più in là i confini della nostra conoscenza, una grandezza prometeica, ed è rassicurante, almeno per un occidentale, sapere che essa è opera di un paese amico, non di una potenza ostile, come la Russia e la Cina. Di un paese amico la cui forza, scientifica e militare, resta tuttora la pietra angolare della nostra sicurezza, e l’argine contro la barbarie. E che oggi è guidato, non da un imprevedibile Trump, ma da una persona sensata e decente.

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