Turismo post-Covid, le strategie UE

L’Europa, la prima destinazione turistica mondiale, ha accolto il 66% in meno di turisti internazionali nella prima metà dell’anno e il 97% in meno nella seconda. Come evidenziato anche dal webinar cui abbiamo partecipato, organizzato dall’ufficio stampa del PE, si evidenzia come il turismo sia uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Impiega circa 27 milioni di persone e rappresenta circa il 10% del PIL dell’UE, ma al momento sono sei i milioni di posti di lavoro a rischio. Di questi 2 milioni sono quelli che si possono perdere in Italia a fronte di 450.000 imprese chiuse che probabilmente non riapriranno mai. Si impone quindi una exit strategy da questa situazione di pandemia, il Parlamento europeo chiede una tabella di marcia verso un turismo sostenibile, responsabile e intelligente. I deputati vogliono vedere nuove misure per ridurre il clima e l’impronta ambientale del settore. Il Direttore per il Mercato Interno della Commissione Europea, Kerstin Jorna, ha ricordato come dai sondaggi effettuati sia risultato che oltre il 50% degli europei vuole tornare a viaggiare.

Per superare l’impasse il Parlamento propone di espandere l’Ecolabel turistico: un programma che certifica strutture ricettive e tour operator rispettosi dell’ambiente, incentivando i viaggi in treno un mezzo che svolge un ruolo importante nel rendere il turismo dell’UE più verde. Sia dal dibattito parlamentare che dal forum sono emerse richieste per sostenere una ripresa verde post-pandemia, anche attraverso la leva fiscale con una riduzione temporanea dell’IVA per il settore. I rappresentanti di settore hanno citato anche l’estensione dell’incentivo per la ristrutturazione al 110%, l’introduzione di un digital bonus e l’utilizzo dei fondi SURE per la formazione.  Altro punto dolente su cui si sono puntati i riflettori è l’accesso al credito, che i rappresentanti di categoria italiani chiedono passi dagli attuali 6 anni ad almeno 15. I responsabili delle varie categorie italiane di settore presenti hanno apprezzato i discorsi riguardo rilanciare i borghi, ma hanno anche ricordato come il turismo “ricco”, quello che spende e quindi porta valuta pregiata nel nostro paese, sia quello che visita le città d’arte, che sono sostanzialmente chiuse da marzo 2020. Come siano importanti, ai fini del fatturato e dell’impatto sul pil nazionale, rianimare meeting, fiere, convegni in presenza, tutti eventi che spostano ingenti quantità introitali. Non sono mancate le feroci critiche al governo Conte per un approccio fallimentare e senza alcuna attenzione al settore, si spera quindi che il nuovo esecutivo Draghi si muova in maniera molto diversa. Continuiamo a essere fermi nelle proposte, lasciando paesi di alto profilo turistico con capacità e volontà di spendere, come Regno Unito e Stati Uniti in fascia E, che comporta l’obbligo di quarantena malgrado siano molto più avanti dell’Italia. Persino la Grecia dal 14 maggio riaprirà tutto a tamponati e vaccinati e ha già realizzato isole covid-free come Kastellorizo, accettando prenotazioni e preparandosi a ricevere i turisti.

Questo riporta alla questione di cui ha discusso il PE, la riapertura dovrebbe far parte della strategia UE Covid-19, con passaggi come un certificato di vaccinazione comune. Nella nuova strategia UE per il turismo bisogna includere a livello UE dei criteri per viaggiare in sicurezza, un certificato di vaccinazione comune e un sigillo di igiene per le imprese. Nella risoluzione su una strategia UE per il turismo sostenibile, viene osservato come l’epidemia da COVID-19 abbia paralizzato il settore turistico dell’UE, con 6 dei 27 milioni di posti di lavoro a rischio. Gli europarlamentari hanno approvato un testo non legislativo che è stato adottato con 577 favorevoli, 31contrari e 80 astensioni. Poiché a causa della pandemia, i viaggiatori vogliono “un turismo sicuro, pulito e più sostenibile” il Parlamento chiede agli Stati membri di attuare senza indugio dei criteri comuni per viaggiare in sicurezza. Tra questi, un protocollo UE per la salute e la sicurezza per i test prima della partenza. Inoltre, i requisiti di quarantena dovrebbero essere applicati solo come ultima risorsa. Nel testo, si esorta la Commissione a introdurre un sigillo di certificazione igienica UE, che garantirebbe il rispetto di norme igieniche minime per la prevenzione e il controllo del virus COVID-19 e contribuirebbe a ripristinare la fiducia dei consumatori nel settore del turismo. I deputati accolgono con favore il portale “Re-open EU” e sollecitano i Paesi UE a fornire alla Commissione informazioni chiaramente comprensibili sull’applicazione o sulla revoca di future restrizioni alla libera circolazione.

La Commissione deve guardare oltre la pandemia, sostituendo la strategia del 2010 sul turismo UE per mantenere la posizione dell’Europa come destinazione leader. Dovrebbe inoltre istituire un’Agenzia europea per il turismo, che possa sostenere l’ecosistema turistico, promuovere il marchio europeo nei paesi terzi, fornire all’UE gli ultimi dati sul turismo, prestare assistenza tecnica e amministrativa al settore turistico. Per facilitarne l’adozione entro l’estate, i deputati hanno deciso di applicare la procedura ’urgenza al Certificato verde, per permettere una circolazione sicura durante la pandemia. I deputati hanno utilizzato deciso di applicare la procedura d’urgenza (articolo 163), che consente un esame parlamentare più rapido delle proposte della Commissione, nel pieno rispetto delle sue prerogative democratiche. La proposta è stata adottata con 468 voti favorevoli, 203 contrari e 16 astensioni.

Il Certificato fornirebbe, secondo la proposta, alcune informazioni sui viaggiatori quali: la vaccinazione COVID-19 e/o un risultato negativo recente del test COVID-19 e/o eventuali precedenti infezioni da COVID-19. Diversi deputati hanno evidenziato la necessità di introdurre forti garanzie per la protezione dei dati personali e medici, e hanno sottolineato che coloro che non sono stati vaccinati non devono subire discriminazioni. Il Presidente della Commissione per le libertà civili (LIBE) Juan Fernando López Aguilar (S&D, ES) ha dichiarato: “Abbiamo bisogno del Certificato verde digitale per ristabilire la nostra fiducia nell’area Schengen, mentre proseguiamo la lotta contro la pandemia COVID-19. Il Certificato non può essere una precondizione per la libera circolazione, perché questo è un diritto fondamentale UE, e non può portare a discriminazioni contro gli individui che non ne sono in possesso. I dati dei cittadini devono essere protetti e solo quelli necessari devono essere inclusi nel certificato“.

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