Cronache dai Palazzi

Un presidente del Consiglio incaricato dal Capo dello Stato di alto profilo. È questa la sintesi che proviene da tutte le parti politiche con l’auspicio che l’Italia possa avere al più presto un nuovo governo in grado di traghettare il Paese fuori dalla pandemia sanitaria, sociale ed economica. Un nome importante, Mario Draghi. “Impossibile dirgli di no” è stata la sintesi del Nazareno. Anche se “non basta dire che è arrivato Draghi”, come ha affermato il vicesegretario dem Andrea Orlando.

“Siamo in un momento difficile”, ha puntualizzato Mario Draghi subito dopo il suo primo colloquio ufficiale con il presidente Sergio Mattarella. Il neopresidente incaricato ha chiarito fin da subito le esigenze primarie alle quali occorre rispondere: “Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese”, sono queste “le sfide” da affrontare e sulle quali occorre confrontarsi per poter risolvere le tre emergenze “sanitaria, sociale ed economica” messe in risalto dal presidente Mattarella.

“Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Ue, abbiamo la possibilità di operare con uno sguardo attento alle future generazioni e alla coesione sociale”, ha affermato Mario Draghi, al quale il capo dello Stato ha concesso carta bianca per quanto riguarda la composizione del nuovo governo, il perimetro della prossima maggioranza e i tempi necessari per portare a termine l’operazione, che si prefigura non proprio lineare e senza intoppi. Anche se da più parti risuona il mònito: “Non si può dire no a Draghi”. All’ex presidente della Bce l’ònere e l’onore di gestire i rapporti tra i diversi partiti con l’obiettivo di comporre una maggioranza coesa e forte in grado di sostenere il suo governo.

Una cosa è certa: non ci sono tempi supplementari e “la consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione”. Il nostro Paese, come molti altri Paesi nel resto del mondo, si trova a dover affrontare delle sfide epocali ed è necessario agire con prontezza e competenza, in sostanza mettendo all’opera un governo “di alto profilo”, come raccomandato dal presidente della Repubblica.

Da più parti si auspica un governo che sia politico per poter raccogliere una maggioranza ampia in Parlamento, e perché servono decisioni politiche per risolvere l’impasse. Ma dovrà essere anche un governo tecnico, per certi versi, per mettere in pratica alcune riforme fondamentali, tra cui fisco e giustizia, e per far fruttare al meglio gli investimenti del Recovery plan.

Con Mario Draghi si riaffaccia il sapere in politica. La catastrofe culturale che ha colpito l’intera classe politica negli ultimi trent’anni ha raggiunto l’apice e ci si appresta a porvi rimedio. Una crisi della democrazia rappresentativa ha determinato inoltre una stagione di profonda incertezza, in primo luogo economica e finanziaria ma anche culturale e dei saperi, che la pandemia ha pesantemente acuito.

Da Bruxelles arrivano segnali distensivi: “Non commentiamo le questioni politiche interne”, ha affermato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sottolineando che Mario Draghi “alla Bce ha svolto un ruolo straordinario e di questo ne sono tutti consapevoli. Non solo in Italia”. Anche i mercati finanziari sostengono la nomina di Mario Draghi e nel giro di poche ore lo spread, il differenziale tra i rendimenti dei titoli italiani e dei Bund tedeschi, è sceso sotto la soglia dei 100 punti, a quota 99,9, un livello che non si vedeva dal 2015.

Un “governo dei migliori al servizio dell’Italia e degli italiani” è stato auspicato e ribadito anche dal vicepresidente forzista, Antonio Tajani, a ridosso delle consultazioni con il professor Draghi. Tajani ha inoltre sottolineato la necessità della “serietà di un progetto intorno al quale il Paese si possa riunire” per risolvere la pesante crisi in corso. “Forza Italia è pronta a dare il proprio contributo di idee e di programmi”. L’obiettivo dei forzisti è quello di “preservare un’alleanza essenziale” incoraggiando la formazione di “un esecutivo di alto livello, capace di rappresentare al meglio l’unità del Paese, coinvolgendo tutte le risorse migliori della politica, dell’economia e della cultura per affrontare insieme la più grave emergenza sanitaria ed economica della storia della Repubblica”. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni conferma invece, “con coerenza”, il proprio no al governo Draghi.

In definitiva Mario Draghi è stato chiamato a risolvere una crisi di sistema oltre che una crisi politica; “giovani” e “coesione sociale” sono gli obiettivi fondamentali da perseguire per l’ex presidente della Bce. Occorre lavorare per le future generazioni, ha detto Mario Draghi appellandosi a tutte le forze politiche e affermando: “Con grande rispetto mi rivolgerò all’Aula del Parlamento, espressione della sovranità popolare. Sono fiducioso che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile” al Paese.

I “sabotatori cerchiamoli altrove”, ha a sua volta dichiarato il presidente del Consiglio dimissionario durante la sua ultima uscita di fronte a Palazzo Chigi. Conte ha inoltre sottolineato di continuare a lavorare “per il bene del Paese, non sono un ostacolo alla formazione” del nuovo governo ha assicurato. Dovrà comunque trattarsi di un esecutivo politico perché le scelte che si dovranno affrontare dovranno essere “politiche” e “non possono essere affidate a squadre di tecnici”, mentre agli “amici” del Movimento pentastellato Conte dice: “Io per voi ci sono e ci sarò”.

Più ampiamente l’avvocato degli italiani, definito dal Nazareno “il punto di equilibrio” della coalizione, potrebbe essere il federatore di una “alleanza per lo sviluppo sostenibile” tra M5S, Pd e Leu. Agli amici della coalizione di centrosinistra che ha sostenuto il suo governo, Giuseppe Conte apre in pratica un orizzonte elettorale e sottolinea l’intenzione costruttiva di “realizzare il nostro progetto politico”, come lo ha definito l’ex presidente del Consiglio.

Per i Cinquestelle l’esecutivo Draghi dovrà comunque difendere “tutti i provvedimenti portati a casa dal governo Conte, come il reddito di cittadinanza, il decreto dignità e le norme anticorruzione”, senza dimenticare reddito universale, acqua pubblica, blu economy, digitalizzazione, conflitto di interessi e anche una eventuale patrimoniale, quest’ultima animosamente osteggiata dalla Lega di Matteo Salvini che, non a caso, riferendosi al professor Draghi ha dichiarato: “Dovrà scegliere tra noi e Grillo, anche se non poniamo veti”. In effetti appare alquanto improbabile un esecutivo in cui possano convivere leghisti e grillini.

Il Segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, ha a sua volta assicurato a Mario Draghi il pieno “appoggio del Pd” auspicando “un governo con le forze europeiste” cercando però di includere gli scettici grillini. “È chiaro che dire di no a Draghi adesso sarebbe una follia. Ma per noi se non ci sono i 5 Stelle è un problema, quindi dobbiamo coinvolgerli, perché il perimetro di questo governo è importante”, ha ammonito Zingaretti.

Per quanto riguarda il totonomi “non siamo nelle condizioni di porre veti. Questo è un governo del presidente della Repubblica”, ha invece affermato Graziano Delrio del Partito democratico. Il capo dello Stato “ha chiesto di rispondere alle esigenze del Paese: non disperdere i fondi del Next generation e rispondere all’emergenza sanitaria e vaccinale”, spiega Delrio aggiungendo: “Se la politica vuole fare un salto di qualità questo è il momento. Ognuno risponderà per sé senza porre veti o paletti. Però chiaramente il programma di Draghi dovrà scegliere fra politiche senz’altro diverse”.

La geografia politica è mutata nel giro di poche ore e molto probabilmente è destinata a cambiare ancora e servirà del tempo, magari un secondo giro di consultazioni, prima di giungere di nuovo al Quirinale con in mano la lista dei ministri della nuova squadra dell’esecutivo. Al momento i numeri per la fiducia al prossimo governo Draghi non sono formalmente scontati, soprattutto per l’ostilità dimostra dai grillini, ma non è ancora detta l’ultima parola anche perché la stessa area dei Cinque Stelle è un cantiere in corso e di questo cantiere sembra far parte anche il presidente del Consiglio uscente, pronto ad affrontare il suo nuovo futuro politico.

Di certo in questo frangente la politica è chiamata a fare il famoso “salto di qualità”, magari come i Costituenti nell’immediato Secondo Dopoguerra, mettendo al centro il bene del Paese cercando di colmare le distanze anche quando sembrano insormontabili. Il ponte tra le distanze è il bene comune e per dare sostanza al bene comune occorrono idee, persone e soprattutto competenze.

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