Camera di Consiglio

OMICIDIO MAIOLI: MARITO ASSOLTO PER “DELIRIO DI GELOSIA” – Antonio Gozzini nell’anno 2019 aveva ucciso la propria moglie, Signora Cristina Maioli, colpendola a morte con un mattarello, accoltellandola alla gola e alla testa, per poi far passare ore per chiamare i soccorsi.

Veniva accusato di omicidio pluriaggravato e per questo motivo il Pubblico Ministero, Dott.ssa Passalacqua, aveva chiesto la pena dell’ergastolo. Tuttavia, al termine del processo di primo grado, svoltosi presso la Corte d’Assise di Brescia, l’imputato veniva assolto perché ritenuto incapace di intendere e di volere: ciò non significa, tuttavia, che quest’ultimo sia stato liberato.

A seguito di varie perizie da parte dell’accusa e della difesa, egli viene ritenuto comunque un soggetto “socialmente pericoloso” ed è tutt’ora confinato in una apposita, cosiddetta “residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza”, ossia una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, la cui gestione interna è di esclusiva competenza sanitaria. Trattasi di strutture residenziali con funzioni terapeutico-riabilitative e socio-riabilitative, con permanenza transitoria ed eccezionale. Di fatti, l’internamento in tali strutture è applicabile “solo nei casi in cui sono acquisiti elementi dai quali risulti che è la sola misura idonea ad assicurare cure adeguate ed a fare fronte alla pericolosità sociale dell’infermo o seminfermo di mente”, ex L. 81/2014.

Il motivo per il quale l’uomo è stato così giudicato è dovuto al fatto che, per i giudici, avrebbe compiuto l’efferato omicidio per un “delirio di gelosia”. In attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza, si evidenzia come in psichiatri tale “delirio” che comporta un vizio totale di mente è la convinzione da parte del soggetto, che il proprio partner sia infedele senza avere dati di realtà che sostengano la sua credenza; il soggetto, quindi, attua comportamenti disfunzionali per sé e la coppia volti a confermare la sua idea, tali da poter sfociare in episodi di aggressività.

Si hanno, dunque, false rappresentazioni della realtà fermamente mantenute nel tempo, senza altri sintomi di psicosi. Egli, comunque, era in cura per depressione. Secondo il perito dell’accusa, infatti: “L’indagato Antonio Gozzini era all’epoca dei fatti, ed è attualmente, affetto da disturbo delirante di gelosia tale da escludere totalmente la capacità di intendere e volere” e la sua mente appariva “sempre travolta da pensieri ed emozioni connesse al tema della solitudine, dell’abbandono, di conseguenza, un estremo bisogno di dipendere in modo un po’ passivo e restare attaccato a qualcuno di significativo da cui aspettarsi accondiscendenza”. La procura proporrà appello non appena saranno rese note le motivazioni della sentenza.

In ogni caso, è bene evidenziare che non si parla di “gelosia” quale sentimento, ma di un disturbo psichiatrico importante. E sia il consulente dell’accusa che quello della difesa si sono trovati d’accordo in tal punto: l’uomo aveva perduto del tutto il contatto con la realtà tale da determinare, in preda al delirio, un irrefrenabile impulso omicida.

Per questo motivo, i Giudici, pur riconoscendo Gozzini responsabile dell’omicidio della moglie, che egli stesso aveva confessato, hanno ritenuto che l’infermità mentale dovuta a un delirio di gelosia costituisse un motivo di impunibilità. Non ci resta che attendere le motivazioni.

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