Legge sul divorzio, i suoi primi cinquant’anni

La Legge n. 898 del 1970 lo scorso 1 dicembre compiva i primi cinquant’anni: in quel memorabile giorno finalmente furono riconosciuti con atto avente forza di legge diritti inviolabili soprattutto per la donna, fino ad allora vittima di una società patriarcale, che godeva di diritti civili limitati e che nel 1970 erano oramai superati.

La legge disciplinante il divorzio ha rappresentato un’apertura per il riconoscimento di diritti civili e non solo, già contenuti nella Costituzione Repubblicana, ma che non avevano ancora trovato applicazione. La Legge disciplinante la cessazione degli effetti civili del matrimonio giungeva ad approvazione dopo grandi battaglie in Parlamento, con durissima opposizione dei partiti di stampo cattolico e della Democrazia Cristiana, partito che all’epoca aveva la maggioranza. Nel 1974 è stato indetto un referendum abrogativo, ma anche di fronte all’opinione pubblica la Legge resse, con un largo consenso, pari a circa il 60% dei votanti.

Finalmente, dunque, si giungeva a distinguere la sfera religiosa dalle leggi dello Stato. Nell’anno seguente, venne rinnovato il Diritto di Famiglia, attraverso un’ulteriore applicazione dei diritti già consacrati dalla Carta Costituzionale Tra le innovazioni più importanti, va ricordata la tutela della libertà matrimoniale, richiedente il consenso consapevole dei coniugi, il rapporto paritario tra marito e moglie, sia nei rapporti personali che economici, l’introduzione di uguali diritti per figli legittimi e “naturali” (parola che, pochi anni fa, venne soppressa, al fine di indicare la perfetta uguaglianza tra tutti i figli) ed il diritto del minore di vivere nella propria famiglia, o comunque in una famiglia nella quale poter sviluppare, nel modo migliore, la propria personalità.

Rimaneva ancora il delitto d’onore (ovvero il delitto perpetrato al fine di salvaguardare l’onore dell’uomo, come, ad esempio l’uccisione della coniuge adultera o dell’amante di questa o di entrambi): che veniva sanzionato con pene nettamente attenuate. In ogni caso, venne abrogato del 1981.

Seguirono la Legge costitutiva del consultori familiari, sempre nell’anno 1975, la quale stabiliva che il “servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità” avesse, tra i sui scopi, l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile, per i problemi della coppia e della famiglia, anche con riguardo alle problematiche minorili e, soprattutto, la tutela della salute della donna ed il prodotto del concepimento.

Una grande conquista per i diritti delle donne fu l’introduzione nel 1978 della Legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, sebbene, ancor oggi, non sia di facile applicazione, nonché l’istituzione del Servizio Sanitario nazionale basato sul circuito prevenzione, cura, riabilitazione, a perfetta tutela del diritto alla salute.

Sebbene la vera uguaglianza tra uomo e donna debba ancora essere perfezionata, si può notare che in pochi anni ci sono effettuati dei cambiamenti rivoluzionari rispetto all’epoca immediatamente precedente.

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