Cronache dai Palazzi

L’Italia divisa in tre zone di rischio: la zona rossa, la zona arancione e la zona gialla, sulla base di 21 parametri individuati dagli esperti, di concerto con il ministero della Salute e quindi con il governo, il più importante tra i quali resta l’Rt che indica la velocità di trasmissione del contagio.

“Se in una Regione l’Rt scende da 2 a 1,8 – spiega Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute – è vero che le cose vanno meglio. Ma il virus corre ancora veloce e quindi bisogna restare prudenti”. Nel caso invece in cui l’Rt passa da 1,3 a 1,6 si tratta di livelli più o meno bassi ma occorre comunque mettere in pratica delle misure restrittive nel più breve tempo possibile.

A proposito di trattative tra governo e Regioni per quanto riguarda l’attendibilità dei dati raccolti sul territorio il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha dichiarato: “Non ci sono trattative, non siamo al calciomercato. Ci sono 21 parametri e i relativi dati forniti dai territori, valutati dagli esperti”. Per di più, “non  troverei sbagliato un livello di confronto tecnico, di volta in volta, tra gli esperti del ministero e quelli delle Regioni coinvolte”, ha aggiunto Bonaccini spiegando che “l’importante è che qualsiasi meccanismo abbia come obiettivo la tutela della salute pubblica”.

In un periodo storico così complicato è inoltre necessario procedere all’unisono. “non abbiamo bisogno di accrescere il livello di scontro ma semmai di lavorare assieme”, ha sottolineato Bonaccini rivolgendosi ai suoi colleghi governatori ma anche al governo. “Ascoltiamo il presidente Mattarella e abbassiamo i toni, una pandemia non si sconfigge con la polemica”.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, reputa a sua volta “surreale che anziché assumersi la loro parte di responsabilità, ci sia chi faccia finta di ignorare la gravità dei dati che riguardano proprio i territori. Serve unità e responsabilità. Non polemiche inutili”, chiosa Speranza. “Non ci perdiamo contro quello che è il nemico più irriducibile”.

Il piano studiato dal governo e dagli esperti è “la bussola che ci indica dove intervenire”, è stata la sintesi del premier Giuseppe Conte che ha puntualizzato: “Più elevata è la circolazione del virus, più restrittive sono le misure che andiamo a introdurre”. In tutta Europa il virus sta correndo velocemente. “Ci aspettano ancora mesi lunghi e difficili, ma con l’impegno di tutti potremo raffreddare la curva epidemiologica e recuperare un margine di serenità, sorreggendoci e sostenendoci gli uni con gli altri”, ha affermato Conte. Anche per arrivare a festeggiare il Natale con più tranquillità, in questo modo “la fiducia nei consumi non sarà depressa e potremo vedere un certo margine di ripresa”. Di certo non saranno concessi i veglioni di un tempo ma la curva si sarà inclinata e si potrà almeno trascorrere le feste con i propri cari, sempre però continuando a rispettare le regole.

Per quanto riguarda la decisione di dividere il Paese in tre zone di rischio, rossa, arancione e gialla, l’esecutivo spiega di non avere adottata “misure uniche in tutta Italia” per non produrre “un duplice effetto negativo”, ossia “non adottare misure veramente efficaci dove c’è rischio” e imporre “misure irragionevolmente restrittive dove la situazione è meno grave”. In definitiva “non ci sono Regioni in fascia verde” perché “la pandemia corre ovunque”. Il virus è “un treno in corsa”, afferma il premier Conte, ed è necessario mettere in atto dei “riduttori di velocità”.

Per quanto riguarda il confronto con le Regioni il presidente del Consiglio ha specificato che “c’è una cabina di regia dove ci sono rappresentanti di Regioni. Sono parte integrante del sistema. Il ministro non prende decisioni arbitrarie”. In sostanza non si ci può permettere “di lasciare a valutazioni politiche un sistema così serrato, le conseguenze sono automatiche e sfuggono a qualsiasi contrattazione. Parliamo di cose serie, non è possibile mettersi a negoziare sulla pelle dei cittadini. Viene rispettato il contradditorio, ma a monte. Senza negoziazioni”.

I dati vengono trasmessi dalle Regioni alla Protezione civile per essere poi valutati dalla cabina di regia all’interno della quale vi sono il ministro della Salute e il ministro per gli Affari regionali, i rappresentanti di Regioni, Province e Comuni. “Il ministro della Salute non è solo, sotto la sua firma c’è la firma di tutto il governo. I dati trasmessi dalla Regioni sono parametri oggettivi”, ha sottolineato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, difendendo il lavoro dell’esecutivo e dell’intera cabina di regia e ribadendo, nel contempo, l’integrità dei dati sottoaccusa.

È fondamentale non affollare le strutture sanitarie, “diminuire l’afflusso ai pronto soccorso è un priorità”, ha affermato Giovanni Rezza. Nel caso in cui si registrano sintomi lievi, in pratica “con una patologia che nella maggioranza dei casi ha pochi sintomi, bisogna ridurre il rischio di ingolfare le strutture ospedaliere”. Per far sì che sia così occorre però che “il sistema sia sempre più in grado, a livello territoriale, di dare un’assistenza a tutti coloro che necessitano di passare a casa un periodo, asintomatici o con un po’ di febbre ma senza disturbi gravi”.

La situazione potrebbe diventare più agevole potenziando la dotazione di saturimetri, come previsto anche dal commissario Arcuri, e rendendo i medici di base in grado di effettuare dei tamponi rapidi. Tutto ciò potrebbe essere utile per supportare i malati che possono curarsi rimanendo a casa e che registrano sintomi non preoccupanti. “L’obiettivo è semplice – spiega Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma e membro del Cts – ridurre la circolazione del virus con le sue conseguenze sulla salute delle persone e fare in modo che il sistema sanitario riesca a reggere la pressione dei ricoveri e rispondere al fabbisogno di letti in terapia intensiva”. In definitiva, “se non si riesce a stabilizzare il trend dei contagi qualunque sforzo sarà inutile. Tutti i Paesi si stanno muovendo così, mettendo in sicurezza la tenuta della sanità per garantire cure non solo ai malati di Covid”.

Per quanto riguarda i ristori economici, tanto attesi da commercianti e imprenditori, il premier ha annunciato “un nuovo decreto legge”, il decreto ristori bis, già dalla prossima settimana, con cui l’esecutivo predisporrebbe una disponibilità finanziaria fra 1,5 e 2 miliardi di euro. “Siamo all’opera per mitigare gli effetti negativi sul tessuto produttivo”. Il premier ha inoltre aggiunto che se sarà necessario l’esecutivo valuterà “un eventuale nuovo scostamento” presentandosi in Parlamento. Il contributo sarà versato in automatico dall’Agenzia delle entrate senza necessità di fare domanda, ma potranno usufruire di questa modalità solo le partite Iva che avevano richiesto il primo contributo a fondo perduto varato prima dell’estate con il decreto legge Rilancio. Chi non ha richiesto il primo contributo può comunque presentare una specifica domanda ma con tempi di riscossione, molto probabilmente, più lunghi. L’obiettivo è quello di far pervenire il versamento sul conto corrente entro la fine di quest’anno e non è previsto il limite massimo di fatturato per aver diritto al bonus che nella prima edizione corrispondeva a 5 milioni di euro, poi eliminato con il primo decreto ristori. Il nuovo decreto ristori bis prevede anche aiuti alle famiglie tra cui i congedi parentali e il bonus baby sitter, ed ancora stop alla rata Imu e aiuti per gli affitti.

Nonostante il clima finanziario per niente roseo i mercati stanno tenendo, “in un contesto così difficile sui tassi sui titoli di Stato quinquennali gli interessi sono in prossimità dello zero” e ciò vuol dire “i mercati credono in quello che stiamo facendo e ci danno fiducia”, ha affermato il presidente del Consiglio. In questa direzione, riuscendo a contenere il contagio “qualche spesa in più vorrei che ce la potessimo permettere in termini di fiducia nei consumi per il periodo natalizio”, è l’auspicio del premier.

In definitiva, come affermano molti medici e scienziati, tra cui Giuseppe Ippolito dello Spallanzani, “dovremmo fare i conti con questa pandemia per almeno tutto il 2021”, e le misure messe in campo sembrano essere le uniche armi di cui disponiamo per cercare di arrestare il treno in corsa del virus.

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