Referendum e Regionali

Il Referendum sul taglio dei parlamentari è finito come era intuitivo che dovesse finire, con la vittoria piuttosto ampia del Sì. Io stesso l’avevo consigliato a vari amici italiani, elettori all’estero come me, per due ragioni semplici. La prima è di fondo: meno parlamentari vuol dire, non tanto meno spesa pubblica (il risparmio non è grande) quanto, speriamo, una migliore selezione degli eletti. La seconda ragione è più generale: in Italia ogni, anche modesta, riforma, sembra sempre finire in un pantano senza uscita. Che almeno una, per quanto modesta, riesca, non è un cattivo segno, anche se tanto resta da fare (vorrei condividere l’ottimismo di Zingaretti, quando preannuncia una nuova stagione riformatrice, ma mi è difficile).

Quanto alle Regionali, il ribaltone non c’è stato. Il risultato è stato 3 a 3, ciascuna parte mantenendo le Regioni che già governava, salvo le Marche, passate al Centrodestra. Se si pensa ai trionfali proclami di Salvini e della Meloni che prevedevano vittoria in Toscana e Puglia e “Governo Conte a casa”, bisogna dare ragione al Direttore del Corriere che ha commentato che sono state “le elezioni della stabilità”. Fontana ha addirittura previsto che esse assicurerebbero la tenuta del Governo fino a fine legislatura, cosa che mi sembra, a dir poco, un po’ azzardata. Ma per ora il Governo non dovrebbe correre troppi pericoli, il che, quale che sia il giudizio che si porti sul suo operato, non è un male. Possiamo immaginare nuove elezioni in una situazione tanto difficile e complessa quanto l’attuale? Prima o poi, il problema si porrà, ma lasciamo almeno che l’Italia e il mondo escano dalla fase peggiore della crisi.

Dentro i risultati, va fatta qualche considerazione sui partiti e la loro rispettiva forza. Mi pare che il PD abbia confermato una certa tenuta, che Renzi abbia mostrato di disporre di un gruppo di seguaci non proprio multitudinario e che i 5 Stelle continuino a infilare risultati lontani da quelli esaltanti del 2018. Nel Centrodestra, mentre la debolezza di Forza Italia sembra insanabile, FdI e la Meloni continuano a crescere, frutto, credo, della buona immagine personale della leader. La Lega non ha fatto passi in avanti e il fatto da rilevare è, al suo interno, la vittoria quasi plebiscitaria nel Veneto di Zaia, che rappresenta un pensiero e un modo di far politica molto lontani da quelli di Salvini. Pensiamo anche all’ottimo risultato di Toti in Liguria, che dimostra che la gente è portata a votare in favore di una certa moderazione e della buona amministrazione. Ciò vuol dire che il ruolo di Salvini nel partito può uscirne ridimensionato, e persino posto in discussione? Penso che il problema non sia attuale, ma sorgerà se l’opinione prenderà le distanze da una maniera declamatoria, aggressiva e, tutto sommato, demagogica, di fare politica.

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