Cronache dai Palazzi

Sono 209 i miliardi di euro in arrivo dall’Europa, tra sussidi a fondo perduto e prestiti da rimborsare, mentre resta ancora da disinnescare la miccia da 36 miliardi del Mes, il fondo salva Stati che il Pd vorrebbe utilizzare per le spese sanitarie e il M5S continua invece a considerare pericoloso come strumento anti-crisi.

“Le risorse del Mes sono significative e a tassi convenienti, non può avvenire che non arrivino: sto già lavorando a un piano”, ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza. Il premier Conte parla di attenzione “morbosa” nei confronti del Mes sostenuto da Pd, Leu, parti di Forza Italia e Italia viva.

A proposito di Recovery Fund il risultato ottenuto “non era affatto scontato a marzo”, ha affermato il presidente del Consiglio riferendo alle Camere l’esito dei quattro giorni di duro negoziato affrontati a Bruxelles. Una crisi in evoluzione ha in un certo senso favorito il superamento di “posizioni che sembrano insuperabili”. Il premier Conte ha spiegato di voler “realizzare il piano di riforme con lungimiranza” assicurando che “sarà un lavoro collettivo con il Parlamento”. “È giunto il momento di ricollocare il fiore della speranza al centro del giardino europeo”, ha affermato Giuseppe Conte citando il noto economista e storico presidente della Commissione europea Jacques Delors.

Per quanto riguarda il Recovery Fund, Palazzo Chigi ha in mente una cabina di regia guidata dal premier, composta da ministri e funzionari ministeriali, e allargata eventualmente ad alcuni tecnici. Tra le proposte vi è anche una Commissione bicamerale per il rilancio economico in cui siano coinvolte anche le opposizioni. Il presidente della Camera dei Deputati propone “una Commissione speciale Recovery” in quanto le Camere “devono avere un ruolo centrale”. I Cinque Stelle propendono per una Task Force ministeriale ma reclamano “massima condivisione”.

Sarà di certo necessario mettere nero su bianco un attento e scrupoloso piano di riforme, che l’Italia dovrà presentare alla Commissione europea entro la metà di ottobre. Se ne potrebbe occupare il cosiddetto Ciae, Comitato interministeriale affari europei, un gruppo di dirigenti ministeriali e tutti i ministri interessati ai progetti da presentare all’Unione europea, presieduto dal presidente del Consiglio e che potrebbe accogliere anche rappresentanti delle Regioni e dei Comuni. Per scrivere un programma dettagliato di spesa del valore di circa 200 miliardi di euro è auspicabile il coinvolgimento di ampie strutture dello Stato.

Dovranno essere ripensate infrastrutture materiali ma anche immateriali a partire dalla scuola e dalla formazione, senza trascurare una riforma complessiva della Pubblica amministrazione e un piano green innovativo in grado di rivoluzionare i processi industriali del nostro tessuto manifatturiero.

“La vera sfida è adesso – fa intendere Palazzo Chigi -, è nella scrittura di un programma di riforma del Paese che sia rivoluzionario, monitorato costantemente, fattibile per costi, tempi e fasi di progettazione. Non è il momento né del trionfalismo né di cullarci negli allori dei risultati del Consiglio europeo”, ha sottolineato inoltre il premier preparandosi ad un primo incontro ufficiale del Ciae che potrebbe svolgersi già la prossima settimana.

Rimane comunque da chiarire il metodo da seguire per stilare un progetto complessivo che sia ben accolto dall’Unione europea, e che nel contempo coinvolga oltre alle varie strutture dello Stato anche le diverse forze politiche, per un piano di rilancio dell’economia del Paese.

“Il governo deve trovare il miglior coordinamento possibile per gestire una fase storica del Paese che dovrà portarci ad investire in modo efficace ed efficiente le risorse che caparbiamente il presidente Conte ha ottenuto in Europa”, ha affermato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli intervistato dal Corriere della Sera. “È un’occasione storica che non possiamo mancare. Per essere all’altezza di questo compito tutti i ministri debbono avere un tavolo permanente di confronto politico e un supporto tecnico che ci permetta di rispettare un serrato cronoprogramma”, ha spiegato Patuanelli.

Detassazione degli investimenti e riduzione della pressione fiscale sono solo due degli obiettivi da raggiungere per rilanciare l’economia del Belpaese, oltre al “potenziamento di Transizione 4.0” e un ampio “pacchetto di reshoring delle attività produttive”, misure che avrebbero “un impatto pressoché immediato, anche in termini di fiducia”, favorendo nel contempo anche investimenti dall’estero.

Il sistema economico italiano è stretto tra conservazione e cambiamento ormai da diversi anni, ancor prima dell’epidemia provocata dal Coronavirus. Ora più che mai, però, sono necessarie politiche innovative in grado di fornire nuova linfa ai sistemi produttivi, e nuove politiche e pratiche del lavoro capaci di risolvere “choc occupazionali” ormai abituali. La pandemia ha messo in risalto i rischi e i difetti del sistema economico come una cartina di tornasole ed ora occorre sfruttare la crisi ed agire con resilienza, in pratica trasformando la crisi in una opportunità.

L’Unione europea, a sua volta, ha dovuto rivedere la normativa sugli aiuti di Stato, rimettendo in discussione prassi e procedure che sembrano ormai consolidate e invalicabili. Ora però i singoli Stati devono agire sapientemente creando le giuste condizioni per fare investimenti utili, costruendo un nuovo equilibrio economico che automaticamente si tramuterà in un rinnovato equilibrio sociale.

Per quanto riguarda l’Italia, i 137 progetti presentati lo scorso 21 giugno, a conclusione degli Stati generali che si sono tenuti a Villa Pamphili a Roma, rappresenterebbero la base da cui partire. Al primo posto vi sono le infrastrutture, a partire dall’Alta velocità ferroviaria al Sud. Ed ancora la digitalizzazione del Paese, che non significa solo riforma della Pubblica amministrazione ma una strutturazione finalmente efficiente della rete in fibra ottica. A proposito di politiche del lavoro, oltre ad un generale taglio delle tasse sul lavoro, è prevista la riforma degli ammortizzatori sociali  per cui si ipotizzerebbe un’estensione fino a coinvolgere anche i lavoratori atipici, dai contratti a termine ai collaboratori che sono i meno protetti.

Tra i capitoli fondamentali di intervento vi sono infine la Sanità, che è anche l’unico capitolo di spesa per il Mes, e la Scuola, quest’ultima non di certo per la riapertura a settembre, dato che i fondi europei dovrebbero essere disponibili a partire da metà 2021. Potrebbe comunque essere potenziata la didattica a distanza anche come rete di sicurezza da sfruttare nei prossimi mesi, per prevenire gli effetti deleteri di una eventuale seconda ondata. Trasporti pubblici più puliti, una raccolta rifiuti più organizzata, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, un generale uso efficiente delle risorse e di tecnologie rispettose dell’ambiente, sono invece fattori fondamentali per la transizione verso un’economia sostenibile, il cosiddetto “meccanismo per una transizione giusta” in virtù del quale l’Ue mobiliterà circa 100 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, alla luce di un Green Deal europeo per essere il primo continente ad impatto zero sul clima.

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