I guai di Trump

In questi giorni, l’Amministrazione Trump sta combattendo una battaglia all’ultimo sangue per bloccare l’uscita del libro di John Bolton, ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale del Presidente, dimessosi (o cacciato) nel settembre scorso. Del libro, di cui è prevista l’uscita il 23 giugno, l’editore Simon & Schuster ha già distribuito alle librerie centinaia di migliaia di copie e molti estratti sono già stati anticipati da stampa e TV.

Bolton non è un personaggio simpatico: ultra nazionalista e guerrafondaio, sempre fautore di soluzioni aggressive ai problemi internazionali, anti-europeo, è francamente sgradito ai democratici che lo accusano di essersi rifiutato di deporre durante la procedura dell’impeachment contro Trump e la grande stampa “liberal”, dal New York Times al Washington Post, gli ha riservato critiche feroci, in sostanza definendo la sua linea “auto-promozionale” e volta, non all’interesse del paese e della verità, ma solo a sostenere le vendite del suo libro, capaci in effetti di procurargli milioni di dollari. Trump, per parte sua, ha definito il libro “una noiosa raccolta di bugie” e insultato Bolton chiamandolo “wacko” (un  termine non traducibile, se non con una lunga parafrasi: vagabondo, ubriacone, pazzoide).  Ha detto di averlo dovuto cacciare perché spingeva alla guerra contro tutti. Ci si domanda perché a suo tempo lo abbia scelto e se lo sia poi tenuto per qualche tempo. Inoltre, se il libro è davvero noioso, sconclusionato e intessuto di falsità, ci si chiede perché l’Amministrazione Trump conduca una così strenua battaglia legale per sopprimerlo, adducendo supposte violazioni della sicurezza nazionale.

Bolton, nelle più recenti interviste, ha contrattaccato definendo Trump “del tutto non in grado di governare”, “spaventosamente disinformato”, teso in ogni sua azione anche di politica estera solo a favorire la propria rielezione. E queste non sono opinioni inedite, in tanti lo hanno già scritto e detto.

Il fatto è che, anche in un tessuto di cose discutibili, il libro contiene sicuramente qualche rivelazione dannosa per il Presidente, specie sui rapporti con la Cina, con la Corea del Nord e con la Turchia. Non basta un libro a distruggere un Presidente, in un clima di radicale e crescente contrapposizione ideologica (anche se questa volta l’attacco viene dalla destra nazionalista estrema e non da una pretesa congiura della stampa “liberal” e del nemico democratico) ma certo tutto questo si aggiunge alla serie dei guai che si accumulano su Trump, in perdita di consensi a pochi mesi dalle elezioni di novembre, che dovranno dare un giudizio su quello che è stato, piaccia o no ai trumpisti di casa nostra, uno dei periodi più oscuri della storia degli Stati Uniti e dell’Occidente.

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