Cronache dai Palazzi

Il Mes “non è un obiettivo né una soluzione” a prescindere dalle condizionalità. L’Italia accoglie invece con entusiasmo la proposta del Recovery Plan lanciata da Emmanuel Macron e Angela Merkel: un segnale che l’Europa vuole rispettare lo spirito dei Padri fondatori. “Questo piano rimette l’Unione sulla giusta strada”, ha affermato Manfred Weber, capogruppo dei deputati del Partito popolare nel Parlamento europeo. “Sono pienamente d’accordo con Macron e Merkel: non possiamo aiutare i Paesi e le regioni più colpite con i prestiti. Aggiungeremmo debito a quello che già hanno. Devono essere soprattutto contributi a fondo perduto”, ha puntualizzato Weber. Ed ancora: “Una parte importante del Recovery Fund dev’essere investita nei settori innovativi per creare crescita sostenibile”. Ad esempio “se riuscissimo a realizzare un network 5G per l’Ue, avremmo creato da un momento all’altro un mercato digitale per l’intero continente”. La cosa fondamentale è “investire nel futuro”.

Per il premier Giuseppe Conte l’accordo sui 500 miliardi del Recovery Fund è una “svolta importante” che, tra l’altro, permette di dire ‘no’ al Mes: “La Germania ha fatto un passaggio di portata storica. Accetta la logica del debito comune europeo e addirittura accetta la proposta condivisa con la Francia, che ci siano contributi a fondo perduto fino a 500 miliardi”. Il vantaggio, specifica il premier italiano, è che tali soldi fanno capo ad un debito comune che potrà essere saldato nell’arco di circa trent’anni. Il cosiddetto fondo salva Stati è comunque “un prestito”, ha puntualizzato Giuseppe Conte, specificando: “Se vado in banca e chiedo 37 miliardi poi li devo restituire. Se si può evitare è meglio. Nella prospettiva franco-tedesca stiamo parlando di 500 miliardi a fondo perduto. Ma bisogna lavorarci, sono giorni cruciali”. Dopo aver parlato con la presidente Ursula von der Leyen, il premier ha inoltre affermato che “la Commissione può fare ancora meglio”.

Bruxelles continua comunque a ribadire che l’Italia dovrà assicurare la sostenibilità del debito, un debito pubblico che continua a crescere e che alla fine di quest’anno dovrebbe arrivare al 155,7% del Pil, oltre venti punti in più rispetto al periodo pre-pandemia. La Commissione europea ha però chiarito che la piena sostenibilità dovrà essere garantita quando non sarà più in essere la clausola di salvaguardia che ha congelato il Patto di stabilità. L’obiettivo è un debito al di sotto del 60% del Pil ma quando le “condizioni economiche lo consentiranno”.

“Imposteremo una strategia di rientro che sia compatibile con gli obiettivi di inclusione sociale e sostenibilità ambientale che questo governo e l’Europa si sono dati”, ha chiarito il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, mentre per il premier Conte “capitale umano, ricerca e innovazione saranno le leve su cui il Paese deve puntare per rinascere”. In sostanza “di fronte a un domani tutto da ricostruire dobbiamo riorientarci verso un sistema basato su un processo continuo di apprendimento per edificare un Paese più equo, più solidale, più verde”. Da non trascurare inoltre gli “interventi normativi per accelerare i tempi dei processi” e la “riforma per la semplificazione del sistema”.

A proposito di riforma della Giustizia, invece, dopo aver scampato la sfiducia, il ministro Bonafede ha precisato che in particolare sulla prescrizione “sarà importante istituire una commissione ministeriale che permetta di valutare l’efficacia della riforma sia del nuovo processo penale, sia di quello civile”. Ed ancora, per quanto riguarda la riforma del Csm e l’ingiusta detenzione il confronto con “tutte le forze politiche di maggioranza sarà costante”, ha assicurato il ministro di via Arenula.

Sul fronte Coronavirus dal 3 giugno dovrebbe ripartire la libera circolazione tra Regioni, ma il ministro Roberto Speranza ha, a tale proposito, annunciato una nuova stretta, ossia rendere possibili esclusivamente gli spostamenti tra Regioni che registrano un livello pari di contagio. Per le decisioni definitive si dovranno però attendere gli esiti del monitoraggio imposto alle Regioni in base ai 21 parametri definiti dal ministero della Salute.

“Se una regione è a basso rischio, probabilmente sarà consentito lo spostamento. Se è ad alto rischio, di sicuro non potrà ricevere ingressi da altre Regioni. Ma speriamo non sia così”, ha affermato il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, ipotizzando una riapertura dei confini interni a più velocità. Subito dopo la Conferenza Stato-Regioni alcuni governatori del Nord, come Zaia e Bonaccini, avrebbero autorizzato le visite fra congiunti residenti in province limitrofe di regioni diverse ma per il ministro della Salute, almeno fino al 3 giugno, gli spostamenti in un’altra Regione saranno giustificati solo se “strettamente necessari”.

Sull’allarme movida sembrano invece essere tutti d’accordo. “Non è ancora questo il tempo dei party, delle movide e degli assembramenti”, ha specificato il premier Giuseppe Conte nel corso della sua informativa alle Camere. “Occorre fare attenzione perché esporre se stessi al contagio significa esporre al contagio anche i propri cari”. Per questo il governo ha “predisposto un accurato piano nazionale di monitoraggio” che “permetterà di intervenire, se necessario, con misure restrittive nel caso in cui, in luoghi specifici, dovessero generarsi nuovi focolai”.

La clausola di salvaguardia prevista nel decreto sulle riaperture prevede per l’appunto la facoltà per l’esecutivo di prendere provvedimenti di fronte ad un’eventuale impennata di positivi. “La movida in questo momento non solo è intollerabile, ma rischia di essere un focolaio permanente”, ha affermato il ministro Boccia. Il Viminale, a sua volta, è pronto ad incrementare i controlli delle forze dell’ordine “proprio sulla prevenzione degli assembramenti che oggi rappresentano il maggior pericolo di riaccensione del contagio”, spiega il sottosegretario all’Interno Achille Variati.

Ogni settimana le Regioni hanno l’obbligo di comunicare determinati parametri e dall’incrocio di vari dati verrà dedotto un quadro per la valutazione. Si dovrà rendere noto in particolare l’Rt, ossia il tasso di contagiosità che ha sostituito il Ro, ed ancora il numero di tamponi effettuati e altri dati che si riferiscono alla tenuta del sistema sanitario, con un occhio puntato sulle terapie intensive. Il livello di rischio può essere definito “basso”, “moderato” o “alto” e in base a tale parametro si dovranno definire i migliori provvedimenti per garantire la sicurezza della salute di tutti i cittadini. Solo in questo modo si potrà proseguire con l’avanzamento della Fase 2 così come stabilito nel Dpcm in vigore dal 18 maggio, il cosiddetto decreto Rilancio in funzione del quale Palazzo Chigi auspica un dialogo costruttivo con le opposizioni. Occorre infine non dimenticare le tensioni sociali – per ora piuttosto latenti – provocate dalla “tanta sofferenza economica diffusa” come ha riconosciuto il premier Conte, che ha nel contempo elogiato i cittadini italiani in quanto “stanno affrontando l’emergenza con grande responsabilità, capacità di resilienza e di reazione”.

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