Alberto Arbasino

È scomparso domenica scorsa a Voghera, dove era nato il 22 gennaio 1939, Alberto Arbasino, scrittore, giornalista, poeta, critico teatrale e politico italiano. Tra i protagonisti del Gruppo 63, la sua produzione letteraria ha spaziato dal romanzo alla saggistica. Tra le sue opere, Fratelli d’Italia (1963) ha dato notorietà ad Arbasino, quando aveva già pubblicato Le piccole vacanze (1957) e il romanzo L’anonimo lombardo (1959). Nel 1960 esce su Il Mondo a puntate La bella di Lodi, adattato per il cinema insieme a Mario Missiroli. Nel 1967 inizia una collaborazione con Il Corriere della Sera, terminata con la direzione di Giovanni Spadolini.

Lo ricordiamo con questa recensione – scritta qualche tempo fa, prima della sua scomparsa – del suo Le piccole vacanze (Ed. Adelphi – Pag. 250 – € 11,00).

“Addio giallo paese che ricade nel sonno, Grand Hôtel sepolcrale, ombroso parco spazzato dal vento, addio bosco tennis piscina ore pungenti, giorni che da oggi in poi rimpiangerò, addio legni marci graffiati coi chiodi, scritte di cuori e di evviva, cabine bucate per spiare le belle, addio orinatoio rugginoso, addio crocicchi illuminati, addio Casa Lunga, addio fiori scale orologio immobile giochi perduti; non sarò ragazzo mai più e neanch’io lo vorrei, però mi è piaciuto molto”.

Sono passati alcuni giorni da quando ho letto “Distesa estate”, racconto che apre il libro di esordio di Alberto Arbasino, Le piccole vacanze datato 1957 e ristampato da Adelphi, e questo pezzo di prosa poetica torna con prepotenza alla memoria. Arbasino è un grande scrittore e basterebbe la lettura di queste poche righe per giustificare l’acquisto del libro, solo per l’incanto che trasmette il rimpianto d’una giovinezza perduta e il ricordo delle piccole cose che l’hanno caratterizzata. Il libro si compone di sette racconti scelti da un editor di eccezione come Italo Calvino che decide di tagliare molto e di confezionare per Einaudi un libro snello, perché “un libro d’esordio deve essere breve, altrimenti non lo leggono e non lo recensiscono”. Ne viene fuori un piccolo gioiello fatto di infanzie favolose, ragazze deliziose, affetti d’altri tempi, ricordi, vacanze al mare e in campagna, amori falliti e rimpianti. Pare un libro scritto da un cinquantenne che si guarda indietro e scova nella memoria le tracce del passato, mentre Arbasino scrive questi straordinari racconti a soli ventisette anni.

Altri tempi e altri editor, indubbiamente, periodi storici in cui non si cercava uno stupido noir da lanciare sul mercato o un giallo appena abbozzato da far riscrivere a un volontario della casa editrice. No, editor come Calvino cercavano la letteratura e spesso la trovavano, lanciando giovani promettenti come Alberto Arbasino. Meno male che c’è Adelphi a salvare il mercato editoriale italiano da un grigio appiattimento verso il basso e per fortuna che abbiamo ancora qualche editore che pubblica letteratura e non i soliti gialli noir commissari indagini killer omicidi delitti perfetti e imperfetti.

La narrativa di Arbasino vola alto, ma si fa catturare, non spaventatevi e avvicinatevi a uno degli ultimi grandi autori della nostra letteratura. Credo che cominciare dal suo primo libro sia un buon inizio, per poi spingersi alla riscoperta di opere importanti come Fratelli d’Italia, Super-Eliogabalo e La bella di Lodi. In passato sono stato troppo drastico nei confronti della letteratura italiana perché non leggevo letteratura, ma solo quello che certi giornalisti da settimanale popolare vogliono far passare per letteratura. Me ne accorgo adesso, sfogliando le pagine di Arbasino, come me ne sono reso conto leggendo Tabucchi o Calasso, ma anche certe pagine di Francesca Mazzucato. Non nego l’importanza della narrativa di intrattenimento e delle opere sperimentali e non voglio affermare che soltanto la letteratura merita la pubblicazione. Pretendo però che si dia il nome giusto alle cose e che non ci presentino modesti autori di thriller come letteratura italiana del Novecento.

Alberto Arbasino è vera letteratura e siccome il tempo per leggere manca sempre, meglio impiegarlo bene e dedicarsi a opere che lasciano il segno e che fanno pensare. Magari si evita anche di frequentare costosi corsi di scrittura creativa tenuti da personaggi che prima di insegnare dovrebbero imparare a scrivere. La lettura di Arbasino è una grande scuola di scrittura a basso prezzo, perché Le piccole vacanze sono state ristampate persino in edizione economica.

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