Mia moglie, mia figlia, due bebè (Film, 2016)

La fiction televisiva non è cinema, badate bene, è un’altra cosa, a metà strada tra la commedia teatrale e lo spettacolo di intrattenimento, di solito punta a dire cose tranquillizzanti, comprensibili senza troppo sforzo da un pubblico medio, salvo rare eccezioni (Pupi Avati).

Eugenio Cappuccio realizza un onesto prodotto per il ciclo Purché finisca bene (la denominazione è tutto un programma) e sin dal titolo svela il contenuto del film: la storia di Antonio (Marcoré) alle prese con una doppia gravidanza, entrambe inattese, quella della matura moglie e della figlia diciottenne. Proprio quando Antonio pensa che sia giunto il momento di godersi la vita e di realizzare il sogno di comprare una villa da trasformare in un albergo più esclusivo di quello che sta gestendo, due tegole inattese cadono sulla sua povera testa. Va da sé che tutto finirà per il meglio, dopo alcune improbabili vicissitudini come una figlia gelosa della madre e una famiglia criminale che si nasconde dietro il fidanzato della ragazza.

Il film è diretto con mano ferma dal regista e ben recitato sia da Neri Marcorè che da Serena Autieri, il primo nella solita caratterizzazione del ragazzo troppo cresciuto che in fondo è un buon padre, la seconda impegnata a mettere in scena una donna piena di vita che desidera una nuova maternità. Diligenti i due ragazzi, Gatti e De Concilio, così come se le cavano a dovere Rigillo e Ferruzzo. Fotografia televisiva con la fastidiosa colorazione innaturale che va tanto di moda e che modifica la naturale bellezza di Napoli in assurdi ritratti pastello. Effetti speciali fotografici e di montaggio di cui si farebbe a meno, sceneggiatura ben scritta e senza punti morti, tra dialoghi efficaci, poco televisivi e anticonvenzionali (le scoregge sotto il lenzuolo di Marcorè) che non guastano.

Un film basato sui buoni sentimenti e incentrato sul lieto fine, dove il fidanzatino della ragazza non se la dà a gambe ma si assume le sue responsabilità e dove la famiglia del boss camorristico in fondo presenta elementi da salvare (la madre e il figlio). Un onesto prodotto televisivo, leggero e frizzante, fresco e godibile come un vento d’estate. Al termine della visione quel che resta è una sensazione di vuoto, di niente assoluto. Ma è la fiction bellezza.

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Regia: Eugenio Cappuccio. Durata: 100’. Genere: Film TV, Fiction televisiva sentimentale. Fotografia: Marco Pieroni. Musiche: Lino Cannavacciuolo. Produzione. Pepito Produzioni, Rai Fiction. Distribuzione: Rai. Interpreti: Neri Marcorè, Serena Autieri, Flavia Gatti, Giampiero De Concilio, Matteo Florio, Mariano Rigillo, Anita Zagaria, Anna Ferruzzo, Claudia Muzii, Floriana De Martino.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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