Grillo e i vecchietti

Ogni tanto (per fortuna) la politica ci offre – volontariamente o no – l’occasione di farci una bella risata. Non è poco, considerato il grigiore di tante notizie e l’ansia che provocano, per cui la lettura o l’ascolto delle notizie quotidiane diventa un esercizio di alto masochismo. Ben venga, perciò, ogni tanto, una pura buffonata.

Grazie, dunque, Beppe Grillo, per aver tirato fuori dal cappello un coniglietto straordinariamente immaginifico e divertente: togliere il diritto di voto ai vecchietti; non ha specificato l’età che considera limite (70 anni? 80? 90? Chi lo sa). Però il ragionamento, nella sua assurdità, non fa una piega: a una certa età, secondo Grillo, si perde interesse per il futuro. Sentendo che è un futuro che non ci riguarderà più per molto, e quindi perché mantenere il diritto e la possibilità di influenzarlo con il proprio voto?

Appartenendo personalmente alla categoria che Grillo vorrebbe politicamente eliminare, ho una forte obiezione a questo ragionamento. A qualsiasi età, un essere umano appartiene alla società e ne condivide rischio e prospettive, e non rinuncia certo alle proprie idee, giuste o sbagliate. Ciò almeno se non è ridotto a un puro stato vegetativo, in cui l’esercizio del diritto  di  voto diventa materialmente quasi impossibile (e magari sconsigliabile). Aggiungiamo che nella politica attiva militano ancora (e non come votanti ma come protagonisti) personaggi ben al di sopra dei 70 anni (Grillo stesso, se non erro) e anche degli Ottanta. Vogliamo togliere loro l’elettorato, come si dice, passivo e attivo?  E visto che ci siamo, perché limitarci a questo e non togliere fisicamente di mezzo chi  non esercita più un ruolo produttivo? Hitler e il Nazismo avevano un piano, sinistro ma a suo modo logico, di eliminare tutti quanti fossero di solo peso per la società. (Scherziamo, naturalmente, anche la follia grillina ha un limite).

Ma perché discutere razionalmente, perché (fingere di) prendere sul serio le periodiche sparate di un comico da avanspettacolo abituato a cercare la provocazione, la “battutaccia”, pur di intrattenere il suo pubblico. Ha avuto ragione Salvini a giudicarlo semplicemente matto; fa un po’ ridere invece la seriosa Giorgia Meloni che invoca – addirittura! – l’intervento di Mattarella! Povero Presidente, se dovesse ribattere tutte le assurdità, le “castronerie”, che la politica ci ammannisce senza posa!

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