Martin Eden (Film, 2019)

Dopo Bella e perduta (2015), Pietro Marcello si cimenta in un’impresa ancor più complessa rispetto a quella di portare la maschera di Pulcinella sul grande schermo: trasporre Martin Eden di Jack London nella Napoli del primo Novecento, tra scioperi socialisti e conflitto bellico. Diciamo che l’operazione riesce solo in parte e soprattutto grazie alla bravura di Luca Marinelli, interprete impareggiabile di un Martin Eden in rapida successione volitivo, innamorato, disilluso e distrutto. Coppa Volpi più che meritata, al festival del Cinema di Venezia, come miglior attore protagonista.

Il film mostra qualche problema di ambientazione scenografica, perdonabile vista la mirabile fotografia e la colonna sonora suadente, un’eccessiva lunghezza della seconda parte e un finale troppo melodrammatico. Non era facile raccontare una storia nordamericana in salsa partenopea, calando le problematiche sociali d’oltreoceano nelle vicissitudini italiane. Il regista ci prova utilizzando strumenti che in certi casi desume da Ingmar Bergman (la ragazza che legge lettere davanti alla macchina da presa o Martin Eden che rivede il sé stesso del passato), in altri facendosi forte della sua esperienza con la tradizione napoletana.

Martin è un marinaio semi analfabeta che sogna di diventare scrittore – e ci riesce! – dopo essersi fatto un’istruzione leggendo libri filosofici e politici, grazie a una giovane aristocratica di cui si innamora dopo aver salvato il fratello da una rissa. Il film narra la sua storia, la lotta per affermarsi, i problemi con il cognato, la ricerca di un luogo dove vivere, l’amore contrastato e perduto, fino al successo, alla perdita di un caro amico e alla caduta negli inferi della depressione. Martin Eden diventa scrittore celebrato ma viene catturato dallo spleen di Baudelaire, non riesce più a convivere con sé stesso, assiste inerme al trionfo fascista e allo scoppio di una guerra non voluta, fino a scegliere di morire nel suo elemento: il mare.

Pietro Marcello è giovane e si compiace troppo di certi intellettualismi di maniera, ama far vedere che conosce Bergman, si concede qualche flashback di troppo e tanti inserti d’epoca in bianco e nero non sempre congruenti. Resta un regista molto dotato che potrà fare di meglio quando cercherà di raccontare una storia senza avere la pretesa di trasmettere un messaggio. Martin Eden è un’operazione a progetto, a tratti didascalica, che troppo spesso mostra la corda. Tutto sommato resta un film da vedere. Sufficiente.

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Regia: Pietro Marcello. Soggetto: Martin Eden di Jack London (liberamente tratto). Sceneggiatura: Pietro Marcello, Maurizio Braucci. Fotografia: Alessandro Abate, Francesco Di Giacomo. Montaggio: Aline Hervé, Fabrizio Federico. Musiche: Marco Messina, Sacha Ricci. Durata: 127’. Genere: Drammatico, letterario, storico. Interpreti: Luca Marinelli, Carlo Cecchi, Marco Leonardi, Chiara Francini, Jessica Cressy, Vincenzo Nemolato, Marco Leonardi, Denise Sardisco, Carmen Pommella, Autilia Ranieri, Franco Pinella, Savino Paparella, Elisabetta Valgoi, Pietro Ragusa, Claudio Boschi, Giordano Bruno Guerri.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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