Cronache dai Palazzi

Al via il nuovo governo Conte, che con un’età media di 47,4 anni batte di poco il record di “governo più giovane della storia repubblicana” stabilito dall’esecutivo di Matteo Renzi (47,8 anni).

Sono 21 ministri (contro i 18 del Conte 1) tra cui 7 donne. Dieci ministri del M5S, nove ministri del Pd, uno di Leu e un tecnico donna, Luciana Lamorgese, che prende il posto di Matteo Salvini al Viminale, uno dei dicasteri più strategici dell’esecutivo. Per il ministero dell’Interno l’obiettivo principale sarà conciliare rigore e contrasto all’immigrazione con la fine della politica “porti chiusi”, una sfida importante che richiede grande abilità e capacità di conciliazione. Fondamentale inoltre la sponda europea, non solo per ottenere risorse ma anche per far approvare una legge sui rimpatri che attenui il carico migratorio su nazioni di prima accoglienza come l’Italia. L’idea principale è un ministero di garanzia, per lo più spoliticitazzato, che non sia ostaggio di campagne elettorali permanenti.

In Consiglio dei ministri il premier Giuseppe Conte ha a sua volta ribadito di non gradire “sgrammaticature istituzionali” e di voler favorire una “leale collaborazione”. La nuova squadra di Palazzo Chigi vuole essere il più possibile istituzionale e la “spoliticizzazione” del Viminale lo dimostra.

Nel frattempo la Borsa sale e lo spread scende di nuovo. Continuano le attese positive che si avvertivano già fin dai primi momenti in cui Giuseppe Conte aveva accettato l’incarico “con riserva”. Anche il presidente americano Donald Trump ha salutato con “fiducia” il nuovo esecutivo giallo-rosso. Di concerto le istituzioni europee hanno ben accolto il nuovo governo di Roma e l’arrivo a Bruxelles di Paolo Gentiloni, nuovo commissario europeo agli Affari economici.

“Forti di un programma che guarda al futuro, dedicheremo le nostre migliori energie a rendere l’Italia migliore”, ha dichiarato il premier Giuseppe Conte sciogliendo la riserva. Dopo il giuramento nel Salone delle Feste del Quirinale lunedì ci sarà il discorso per la fiducia a Montecitorio e martedì a Palazzo Madama.

Diversi gli obiettivi in cantiere: evitare l’aumento dell’Iva fornendo un sostegno a famiglie e imprese; favorire misure concrete per persone diversamente abili e la riduzione delle tasse sul lavoro; incoraggiare il salario minimo e un giusto compenso per i lavoratori non dipendenti. Ed ancora, promuovere lo sviluppo tecnologico e l’introduzione di una web tax da destinare alle multinazionali che traghettano i profitti e le informazioni in Paesi differenti da quelli in cui operano; proteggere e tutelare l’ambiente nel sistema costituzionale e la realizzazione di un “Green new deal”. Non meno importante è portare avanti un proficuo dialogo con la Commissione europea, soprattutto a proposito di nuovi parametri per superare “l’eccessiva rigidità dei vincoli” in materia di bilancio pubblico e rapporto deficit/Pil. Tra i piani del Conte bis c’è infatti una nuova intesa con l’Ue per il Patto di Stabilità.

Il nuovo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che conosce molto bene le istituzioni europee e la commissione di Bruxelles, avrà due settimane per definire la “nota di aggiornamento” del Def (Documento di economia e finanza) che il nuovo governo dovrà approvare entro il 27 settembre, definendo tra l’altro il rapporto deficit/Pil. Entro il 15 ottobre, invece, dovrà essere inviata alla Commissione europea la bozza della legge di Bilancio rispettando le regole del cosiddetto “Two Pack”. La legge di Bilancio, infine, dovrà approdare in Parlamento entro il 20 ottobre.

Per evitare l’aumento dell’Iva servirebbero 23,1 miliardi di euro ed occorre evitare uno slittamento verso l’alto del deficit cercando di non avvicinarsi a quel famigerato 2,4% del prodotto interno lordo (Pil) che un anno fa agitò i mercati e pose sulla difensiva le istituzioni europee. Altri 15 miliardi di risparmi o nuove entrate servirebbero invece per riportare anche l’anno prossimo il deficit verso il 2% del Pil. “La legge di Bilancio sarà il nostro banco di prova, servirà un confronto franco con l’Ue”, ha affermato il nuovo Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, intervistato dal Corriere della Sera.“Il mio impegno sarà coadiuvare premier e ministri nell’attuazione risoluta delle riforme ambiziose di cui il Paese ha bisogno. Questo esecutivo ha il compito di dare centralità alla crescita, superando la rigidità dei vincoli europei per tornare a investire nei settori produttivi”, sottolinea Fraccaro.

A proposito di politica estera e di rapporti con partner internazionali ed europei il neo ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha a sua volta dichiarato: “Saremo leali alla Ue e alla Nato, ma dialogheremo con tutti. La politica estera, che sarà una componente essenziale dell’azione di questo governo, avrà come obiettivo prioritario l’interesse nazionale in Europa e nel mondo, nel rispetto reciproco, nei confronti dei nostri partner e con l’autorevolezza che spetta ad un grande Paese come l’Italia e alla sua riconosciuta e apprezzata tradizione”.

Nel programma del nuovo esecutivo rientrano poi una serie di obiettivi già improntati dal governo precedente, che vanno però rivisti alla luce di varie criticità. Primo fra tutti la riduzione del numero dei parlamentari, uno dei cavalli di battaglia del Movimento Cinque Stelle, da inserire in un quadro più ampio di riforme per “incrementare garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica”.

Occorrerà inoltre rivedere i decreti Sicurezza alla luce delle preziose osservazioni sollevate dal capo dello Stato, promuovendo nel contempo una risposta delle istituzioni europee in materia di flussi migratori. Il nuovo ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, già prefetto di Milano, commentando le ordinanze dei sindaci leghisti in materia di migranti, circa un anno fa aveva affermato: “È importante accettare la diversità che è ricchezza, e procedere con l’integrazione. Io dico che bisogna accogliere nelle regole e non respingere il diverso, che può essere un arricchimento per il territorio”.

Un altro impegno è coniugare la riforma dell’elezione del Csm con i tempi della giustizia civile, penale e tributaria. Ed ancora una “seria” legge sul conflitto di interessi, il contrasto alle mafie e all’evasione fiscale anche potenziando le pene nei confronti dei grandi evasori. A via Arenula rimane il pentastellato Alfonso Bonafede, riconfermato Guardasigilli nel governo Conte due. Un altro nodo al pettine è l’Autonomia differenziata che dovrebbe essere “giusta e cooperativa”, mettendo al riparo coesione nazionale e solidarietà. Sulla riforma delle autonomie regionali l’ex ministra pentastellata Barbara Lezzi, alla guida del ministero per il Sud nel precedente governo, aveva avvertito: “Le idee di Lombardia e Veneto sono impraticabili”. Il nuovo ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, ha già impugnato un provvedimento del Friuli Venezia Giulia dato che  alcune “disposizioni in materia di immigrazione appaiono discriminatorie”, contrastando per questo l’articolo 3 della Carta costituzionale e “in violazione della competenza esclusiva statale”. Per quanto riguarda l’Autonomia Boccia ha inoltre ribadito che si tratta di un provvedimento che “non può essere usato strumentalmente per dividere. L’attuazione della Costituzione va fatta garantendo a tutti, indipendentemente da ceto e censo, adeguati livelli essenziali di prestazione”. Per questo “va fatto uno sforzo per definire un modello da applicare a tutti”. E il neo ministro Boccia promette: “Partirò da subito. Andrò ad ascoltare i presidenti delle tre Regioni che hanno promosso il referendum: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. E poi tutti gli altri”. L’articolo 116 della Costituzione prevede la possibilità di garantire autonomia differenziata alle Regioni che lo richiedono attraverso una legge approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei parlamentari, sulla base di un’intesa fra lo Stato e la Regione stessa.

In definitiva “Palazzo Chigi non deve più essere il Vietnam di un’alleanza”: è stato questo il monito del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, prima della partenza del nuovo governo. L’auspicio è dimenticare quattordici mesi di litigi vissuti all’interno dell’ex maggioranza gialloverde, preservare la nuova squadra dell’esecutivo da eventuali accuse di trasformismo e bandendo una politica fatta di slogan e di “leggi bandiera”, con l’obiettivo che i fatti prevalgano sulla propaganda da campagna elettorale permanente.

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