I numeri dell’immigrazione

Il tema dell’immigrazione è da anni il tema centrale, purtroppo e considerando che vi sarebbero altre ‘vere’ emergenze, della politica europea, soprattutto da parte dei movimenti populisti e anti-europeisti che sfruttano e cavalcano questo tema a puro scopo elettorale. In realtà l’unica crisi migratoria si è avuta nel 2015, quando una serie di tragedie portarono i flussi migratori verso l’Europa ad innalzarsi fino a contare 1.321.600 arrivi, per poi iniziare a scendere e divenire una percentuale fisiologica. Con buona pace dei mestatori nazionalisti, il 2018 ha fatto registrare 2.476.361 di rifugiati e 646.060 di richiedenti asilo: rispetto ai 512.379.225 abitanti europei, parliamo dello 0,6%.

Abbiamo diviso i rifugiati dai richiedenti asilo in quanto si tratta di due ambiti giuridici diversi, i rifugiati sono persone con una fondata paura di essere perseguitati per motivi di etnia, religione, nazionalità, orientamento politico o appartenenza a un determinato gruppo sociale e che sono stati accettati e riconosciuti come tali nel paese ospitante. Diversamente i richiedenti asilo sono persone che presentano una richiesta formale di asilo in un altro paese perché temono per la propria vita nel proprio paese d’origine. In base alla Convenzione di Dublino, nella sua terza estensione, i migranti devono presentare domanda di protezione nel primo paese dell’Unione europea in cui arrivano, diventando così dei richiedenti asilo. Ricevono poi lo status di rifugiati o una diversa forma di protezione internazionale solo dopo l’approvazione da parte delle autorità nazionali. Esistono poi protezioni particolari per garantire che i minori non accompagnati ricevano una protezione adeguata, come qualsiasi altro bambino nel paese in cui si trovano. Dovrebbero avere un tutore nominato, se possibile lo stesso dal loro arrivo nell’UE, e essere collocato con parenti, famiglie affidatarie o centri aperti specializzati.

Quanto il tema sia frutto di una campagna mediatica volta ad accreditare l’idea che si sia di fronte ad una ‘invasione’ si deduce dai numeri, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera raccoglie i dati sugli attraversamenti illegali delle frontiere esterne dell’UE registrate dalle autorità nazionali. Nel 2015 e nel 2016 sono stati rilevati oltre 2,3 milioni attraversamenti illegali delle frontiere. Nel 2018 il numero totale degli attraversamenti illegali è sceso a 150.114, il livello più basso degli ultimi cinque anni. Rappresenta una riduzione del 92% rispetto al 2015. E’ possibile attraversare un confine più di una volta, quindi il numero effettivo di persone che arrivano in Europa risulta inferiore al numero degli attraversamenti. Nel 2018 ci sono state 634.700 richieste di protezione internazionale nell’UE (più Norvegia e Svizzera). Nel 2017 ce ne furono 728.470 e nel 2016 1,3 milioni. Nel 2018 i paesi europei hanno offerto protezione a più di 333.400 richiedenti asilo, una diminuzione del 40% rispetto all’anno precedente. Nel 2018 sono state 116.647 le persone che hanno cercato di raggiungere l’Europa via mare a fronte del milione e passa del 2015. Come si vede i numeri sono crollati già prima della salita al potere del governo giallo-verde con tutta l’architettura dei ‘decreti sicurezza’; tanto è vero che nel 2018 sono state 116.647 le persone che hanno cercato di raggiungere l’Europa via mare, un decimo del 2015. Possiamo sottolineare quanto siano strumentali le polemiche e gli attacchi di Salvini a Francia e Germania, nel 2018 l’Italia ha avuto 59.950 richieste di asilo, contemporaneamente se ne sono contate 120.425 in Francia e 184.180 in Germania.

La situazione di palese inattendibilità emergenziale, risulta anche dai dati aggregati complessivi dei migranti ‘clandestini’ presenti sul suolo UE; se nel 2015 sono state rilevate 2,2 milioni di persone illegalmente presenti nella UE, il loro numero è sceso a circa 600.000 nel 2018. Numeri che non incidono sulla ‘percezione’ del fenomeno migratorio, come si vede nella realtà italiana, ma anche nel blocco di Visegrad in particolare maniera, e con fenomeni di intolleranza e richieste di respingimenti anche in paesi quali Francia e Germania. L’Eurobarometro ha effettuato un sondaggio lo scorso anno, i cui risultati certificano che ben il 72% dei cittadini europei che interventi in materia di immigrazione. Se non possiamo parlare di emergenza, è anche vero che dobbiamo prendere atto che il regolamento di Dublino è superato dagli eventi, adottato in tempi in cui la migrazione non era soggetta a guerre e carestie, e quindi i flussi erano quasi risibili, non è più al tempo con una moderna ed efficiente gestione del fenomeno. Dopo la crisi migratoria del 2015 ci sono state varie iniziative dell’Europarlamento volte a cambiare il regolamento di Dublino, nel 2018, parlando in vista della giornata internazionale del rifugiato che si celebra il 20 giugno, la relatrice della riforma del regolamento di Dublino Cecilia Wikström, eurodeputata svedese dei Democratici e liberali, dichiarò: “Il tempo sta rapidamente scadendo se vogliamo trovare una soluzione al regolamento di Dublino in questa legislatura. I cittadini si aspettano dei risultati dai nostri leader, non esibizionismi”.

Durante un discorso tenuto a Vienna il 19 giugno 2018, l’allora Presidente Antonio Tajani, aggiunse che “L’immigrazione è la nostra sfida più grande e sta mettendo a rischio il futuro stesso dell’Unione”. Se analizziamo come a livello mondiale, secondo l’ultima relazione pubblicata dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, nel 2017 sono state 16.2 milioni le persone costrette a lasciare il proprio paese a causa di persecuzioni, conflitti o violenze, facendo salire il numero totale di sfollati e profughi nel mondo alla cifra record di 68.5 milioni; appare chiaro che il mondo, in primis l’Europa, necessitano di politiche di accoglienza ed integrazione aggiornate al passo con i tempi e di processi volti a pacificare le zone di guerre e consentire un livello di vita dignitoso alle popolazione del cosiddetto ‘terzo mondo’.

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