Commercio UE-ASEAN, tavoli aperti

Nonostante l’Unione Europea e l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) abbiano recentemente firmato un accordo che rafforza le loro relazioni bilaterali, elevando lo status a  “partner strategici”, i due blocchi regionali rimangono divisi da una serie di questioni aperte su diversi dossier. I principali disaccordi riguardano l’area del commercio, in particolare con la Malesia, la Cambogia e la Birmania.

Il punto fermo di tensione tra Bruxelles e Kuala Lumpur è ormai da mesi sempre lo stesso: la proposta del Parlamento europeo di imporre un bando dell’olio di palma proveniente dalla Malesia. Il governo malese per bocca del suo Ministro dell’Industria Teresa Kok ha già minacciato ritorsioni con l’introduzione eventuale di nuove misure per penalizzare i prodotti europei se la proposta del Parlamento entrerà in vigore come previsto. La ministra ha sottolineato che questa non è solamente una questione tra Bruxelles e Kuala Lumpur, ma è considerata a un più alto livello come una mini guerra commerciale tra l’UE e l’ASEAN.

Un’altra capitale del Sud-est asiatico, Phnom Penh, ha lanciato un’iniziativa simile per contrastare il potere regolatorio dell’UE. Il governo cambogiano, infatti, trovandosi in una posizione nettamente svantaggiata nei singoli tavoli negoziali con Bruxelles sulla questione dell’export di riso, ha deciso di chiedere il supporto a una cordata di altri paesi dell’ASEAN per affrontare la questione a livello regionale. A gennaio, l’UE ha imposto tariffe doganali sul riso cambogiano per ridurre le importazioni che sono considerate dannose per i produttori europei, in particolare per l’Italia e la Spagna. Il ministero del commercio cambogiano ha annunciato che sta anche valutando la possibilità di presentare una denuncia sulla questione alla Corte di giustizia europea. Phnom Penh ha inoltre richiesto alle missioni permanenti dei paesi ASEAN presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) di supportare la dichiarazione della Cambogia.

Infine, l’Unione Europea ha esteso il divieto di vendere armi alla Birmania e ha prorogato le sanzioni contro funzionari di alto rango birmani sospettati di aver perpetrato atrocità contro la minoranza musulmana Rohingya nel paese. Bruxelles ha chiesto ai leader dell’ASEAN di condannare l’azione di Naypyidaw, affermando che il blocco regionale ha il potere e il dovere di aiutare a mettere fine alle atrocità militari che hanno già causato migliaia di morti.

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