Il 25 aprile tra fascismo e sicurezza

Come in tutte le giornate celebrative è bene riprendere il focus del momento a mente fredda, il 25 aprile è una giornata dedicata alla liberazione ed all’anti-fascismo, in questi semplici termini è evidente tutta la retorica popolare che ne deriva. Ma sono molteplici e pieni di asperità gli aspetti di questo 25 aprile nel 2019, in particolare va evidenziato l’appello del Presidente Mattarella relativo alla paura che innesca il bisogno di sicurezza e quindi la contrazione delle libertà personali in nome delle garanzie. “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza” disse Benjamin Franklin. La sicurezza elevata a motivo per contrarre la libertà del popolo, instillare la paura nei cittadini per convincerli della necessità di un grande fratello. Dopo gli attentati di Parigi il PN Antimafia Franco Roberti dichiarò “Dobbiamo essere disposti a cedere una parte delle nostre libertà, la libertà di comunicazione può essere ridimensionata”. La FBI chiese di avere accesso illimitato ed in tempo reale a risorse tipo Dropbox e Skype; una solida unione con l’NSA ed i suoi Prism ed Echelon, unico comune denominatore il controllo dei cittadini come rivelato da Datagate e Wikileaks.

La paura nei cittadini in questo 2019 trova la sua massima espressione nella Lega di Salvini, il mezzo milione di clandestini ridotto a meno di un quinto, ma la paura fa 90 ed i conti tornano. E quando il clima è di insicurezza ci si sposta a destra nell’asse politico, Lega docet. Le manifestazioni sfacciate alla luce del sole ed a viso scoperto di Forza Nuova e gruppi aderenti all’ideologia fascista si sono moltiplicate e vengono affrontate con una certa inspiegabile e quasi noncurante sottovalutazione, da parte di politici, forze dell’ordine e magistratura. La legge 20 giugno 1952, n. 645 (cosiddetta legge Scelba) in materia di apologia del fascismo, sanziona chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, e chiunque pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.

Più che esporre striscioni inneggianti a Mussolini ed esibirsi nel saluto fascista cosa deve fare un movimento per essere identificato nel contesto vietato dalla Costituzione? Ma si impone anche la considerazione di cosa debba essere considerato fascista, se la storia riporta le camicie nere, il saluto, il passo dell’oca e tutta l’iconografia che ne fa parte; i tratti definiti sono la prevaricazione del più debole, la contrazione delle libertà personali, l’autoritarismo, il sottoporre gli organi dello stato al potere esecutivo. Anche se il colore è rosso, non si può non considerare fascista, per estensione, il comunismo di Stalin o di Mao, e tanti altri regimi che pur ammantandosi di colori diversi hanno ora o in passato avuto come principio la gestione del potere assoluto. Il fascismo è una forma strisciante che inizia con manifestazioni di idee e penetra, seguendo il principio della rana bollita già in passato esposto, per infiltrarsi nella società civile.

Molti politologi illuminati puntano l’indice sulla crisi identitaria europea per avere incorporato con troppa fretta i paesi dell’est, in primis il gruppo di Visegrad. Non si è tenuto conto del background da cui provenivano, non un percorso democratico, ma di regimi totalitari e chiusi. Le iniziative di Orban in Ungheria con i muri eretti ed i campi di concentramento per migranti cosa ricordano? Le ultime leggi in materia giudiziaria della Polonia hanno portato la magistratura sotto il potere governativo andando contro gli acquis comunitari, una chiara deriva ‘fascista’ che potrebbe portare all’espulsione dello stato baltico dalla UE come atto finale.

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