Cronache dai Palazzi

Con alle spalle lo sfondo non rassicurante delineato dall’ Istat – l’Italia sarebbe in balìa di una “recessione tecnica” che si verifica con due trimestri consecutivi di calo del Pil – il governo Conte cerca a sua volta di rassicurare i cittadini italiani e il premier, di fronte alla platea degli imprenditori di Assolombarda, parla di “recessione transitoria” assicurando una ripresa già nel secondo semestre di quest’anno. “A fine 2019 avremo il segno più. Escludo manovre correttive se non per ridurre le tasse”.

Il governo prevede una crescita dell’1 per cento circa, anche se le previsioni di analisti, istituzioni nazionali e organizzazioni internazionali stimano percentuali inferiori. “Siamo fiduciosi che nel 2019 raggiungeremo tutti gli obiettivi che ci siamo prefissi”, ha affermato il premier Conte invocando un progetto di collaborazione tra governo e imprese che finora non è stato mai attuato. I benefici dovuti a pensioni anticipate e reddito di cittadinanza arriveranno comunque solo tra  qualche mese, magari insieme alla ripresa economica. I pentastellati cercano a loro volta di replicare, fronteggiando gli attacchi e avanzando il dato di un’occupazione crescente. Anche il vicepremier Matteo Salvini sottolinea che “lo spread è ai minimi da sei mesi, c’è grande richiesta di Bot con rendimenti in diminuzione e fiducia dei consumatori italiani in crescita”. Per Salvini sono “tutti ottimi segnali” e il governo lavora “per migliorare ancora”.

Mentre il premier Giuseppe Conte parlava nella “capitale economica”, l’Ufficio parlamentare di Bilancio rilevava inoltre che “il conseguimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica” va incontro a “rischi e incertezze che riguardano il quadro macroeconomico”. In particolar modo l’Ufficio parlamentare di Bilancio mette in evidenza come nel 2020-21 “il raggiungimento del rapporto deficit/Pil sia interamente affidato alle clausole di salvaguardia su Iva e accise”. Per di più “alla luce di quanto avvenuto in passato, la prospettiva di sostituzione delle clausole” risulterebbe “di realizzazione complessa”. Tutto ciò anche perché “la spesa residua aggredibile, rappresentata in buona parte dalla spesa sanitaria, sarebbe oggetto di riduzioni consistenti”. In pratica l’aumento dell’Iva e il taglio della spesa sanitaria starebbero sempre dietro l’angolo.

Contrastare statistiche senza pietà è una priorità per Palazzo Chigi, tantoché anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria mira a sottolineare che non si prevede alcuna manovra bis. L’intera maggioranza giallo-verde, al di là di tutti gli scossoni, smentisce un’eventuale manovra correttiva prima delle Europee di maggio.

“Non esiste parlare di manovra correttiva”, affermano i tecnici di via XX Settembre. Giovanni Tria conferma inoltre la sua fiducia anche per la buona tenuta del sistema Italia e dello spread (il differenziale di rendimento tra i titoli pubblici italiani e quelli della Germania), e il fatto notevole che l’Italia sia uno dei Paesi più solidi dell’Ue, nonostante il rallentamento della congiuntura economica.

In pratica non sussisterebbe di nuovo un “caso Italia”, almeno è da escludere fino a questo momento. Per favorire la risalita il Tesoro mira inoltre a potenziare la spinta sugli investimenti pubblici che rappresentano la chiave per far tornare a crescere il Pil.

“Credo che l’appoggio, la fiducia degli investitori sull’economia italiana, e quindi la fiducia che ripongono nella sottoscrizione del debito italiano non venga meno”, ha dichiarato il ministro dell’Economia Giovanni Tria considerando tra l’altro la flessione del differenziale: lo spread arrivato a 242 punti  base (il livello più basso da settembre) è un fattore indispensabile per tenere a bada la spesa per gli interessi e per non mettere in crisi i conti, oltre che essere un importante segnale di fiducia per gli investitori. “Il nostro debito ha rendimenti buoni e viene riconosciuto come sicuro”, ha affermato il ministro Tria dagli Stati Uniti, dove ha incontrato il segretario del Tesoro, Steven Mnuchin, a Washington e un gruppo di investitori a New York.

In definitiva l’Istat ha comunque certificato che l’economia italiana è entrata in una fase di recessione tecnica e nel quarto trimestre del 2018 il Pil è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, anche se è aumentato dello 0,1% in termini tendenziali. Si è di fronte al secondo calo consecutivo dopo il meno 0,1% registrato nel terzo trimestre del 2018, da qui la definizione di “recessione tecnica”. Un duplice calo certificato dopo quattordici trimestri consecutivi di crescita sebbene tra mille difficoltà. Il dato più allarmante sembra in realtà quello relativo alla crescita acquisita per il 2019, ossia meno 0,2% con conseguenze non rassicuranti per la crescita del Pil, che non rispecchiano la prospettiva dell’1% in più preventivato dal governo nell’ultima legge di Bilancio.

“Non temo che l’Ue ci chieda una manovra correttiva, non ci sarà nessun taglio alla sanità”, ha affermato il premier Conte che definisce la recessione “transitoria”, addebitandola al depotenziamento del commercio internazionale a causa della “guerra dei dazi tra Usa e Cina che ci vede tutti perdenti”. Per Conte “quando finirà recupereremo posizioni”. Per l’Istituto nazionale di statistica, però, in realtà l’andamento del Pil ha risentito di un “contributo negativo della componente nazionale” mentre si è registrato un “apporto positivo della componente estera”. In pratica i consumi e gli investimenti non hanno generato i risultati sperati.

Le opposizioni contestano. Per il Pd, ad esempio, il governo strumentalizza la questione migranti come “arma di distrazione di massa”, mentre per l’ex premier Paolo Gentiloni “vengono buttati al vento gli sforzi degli ultimi anni” e per Mariastella Gelmini di FI il governo “deve cambiare agenda”.

L’attuale maggioranza mira comunque a sottolineare i dati positivi pubblicati dall’Istat come l’incremento del tasso di occupazione che a dicembre 2018 ha raggiunto il 58,8 per cento, la percentuale più alta da prima della crisi. Ci sarebbero poi 202 mila posti di lavoro in più rispetto ad un anno fa, anche se sono in aumento i contratti a termine e il numero degli autonomi mentre registrano un calo i contratti a tempo indeterminato. Per quanto riguarda la disoccupazione, infine, il tasso generale è sceso di 0,2 punti percentuali a dicembre raggiungendo il 10,3 per cento, ma è aumentato quello relativo alla disoccupazione giovanile che è arrivato al 31,9 per cento registrando un più 0,1.

Secondo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, da aprile al Reddito di cittadinanza (Rdc) corrisponderà un valore di 8 miliardi mentre altri 5 dipenderanno dal trattamento di fine servizio (Tfs) degli statali prepensionati che però potrebbero non riversarsi interamente sul mercato, potendo bensì alimentare il cosiddetto “gruzzoletto” e prendendo quindi la strada del risparmio e non quella dei consumi. Il contributo di 13 miliardi offerto dal governo per sostenere e rilanciare il Pil rappresenterebbero comunque un modesto 0,1-0,2 per cento e, tra l’altro, gli effetti della manovra appena varata non saranno visibili nell’immediato. Occorrerà attendere forse l’interno anno in corso. Per rilanciare in maniera decisa la domanda interna, infine, occorrerebbe insistere sui cosiddetti fattori strutturali come ad esempio la bassa partecipazione al lavoro, il livello degli stipendi, il cuneo fiscale e i costi della burocrazia. La collaborazione e la fiducia auspicate dal premier Conte per quanto riguarda il rapporto con le imprese italiane comporta anche lo sblocco delle 400 opere pubbliche già finanziate e, non caso, il ministro Tria ha parlato anche di investimenti pubblici. Il mondo degli imprenditori avverte “un’emergenza crescita” e “bisogna reagire subito, non si può restare fermi nei prossimi sei mesi con l’auspicio che torni la luce. Se non si agisce ora, rischiamo di non rivederla per molto tempo”, ha affermato Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto sul Corriere della Sera. È auspicabile quindi la formazione di “un tavolo comune”, con governo e sindacati, per affrontare la situazione attuale come “un caso di crisis-management”. L’obiettivo è “imprimere subito misure propulsive” e “avviare un dialogo costruttivo”.

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