Da Industria ad Impresa 4.0

Gli attuali cambiamenti nello scenario economico e tecnologico sono tali e di tale portata da rappresentare una vera e propria Rivoluzione; una rivoluzione che interessa tutti gli attori nello scenario geopolitico internazionale globalizzato e che comporta conseguenze sia in termini di prospettive per la crescita a medio e lungo termine, sia sulla qualità della vita di ciascuno di noi e il relativo benessere nelle condizioni di vita e di lavoro che per l’occupazione o anche solo per le ripercussioni sul piano socio-culturale.

Le ripercussioni del cambiamento in atto si stanno avvertendo e si avvertiranno sempre di più nel campo imprenditoriale che è chiamato a rinnovarsi radicalmente, nel sistema finanziario e nel ruolo giocato dagli investitori, nelle infrastrutture tecnologiche innovative, nel Retail e nei “nuovi modelli di consumo”, nel Manufacturing, nell’ “ecosistema energetico” del futuro, nel campo dei Big Data e dell’Intelligenza artificiale, per quanto concerne le competenze professionali di domani, nel sistema formativo ed educativo soprattutto per quanto concerne l’istruzione tecnica. Per l’Industria e anche di più per l’Impresa di oggi e di domani i driver del cambiamento sono e saranno scuola e PA.

Quello che stiamo vivendo è un momento cruciale soprattutto per il nostro Paese, che si trova in momento particolarmente delicato delle sue condizioni di sviluppo e di crescita economica, che deve fare i conti con una cronicizzata impasse del digitale a cui da anni si cerca di ovviare (è recentissima, contenuta in un emendamento del Decreto semplificazioni appena approvato, la decisione di conferire i poteri e le funzioni per l’innovazione digitale del nostro Paese dal 2020 al Premier o a un Ministro da questo delegato. In questo modo si vogliono arginare anni di cattiva gestione del digitale) e nell’inadeguatezza delle Infrastrutture tecnologiche, ma anche solo “fisiche”, che siano in grado di reggere la Digital transformation, deve misurarsi con la mancanza di competenze professionali e tecniche in grado sia di guidare la Governance della trasformazione che di attuare il cambiamento nei vari passaggi. E’, soprattutto, un ritardo culturale e in termini di Know how digitale che in Italia dovrà essere colmato, promuovendo la diffusione delle conoscenze tecnologiche ad ogni livello: scuola, industria, impresa e pubblica amministrazione, promuovendo in primo luogo nel sistema educativo l’interesse dei giovani verso la conoscenza e l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali

Quello che occorre, in definitiva, è di investire a livello di sistema e di imprese nelle infrastrutture e nelle tecnologie destinate all’economia digitale fondamentali per la competitività della nostra economia. Stando agli ultimi dati ISTAT la trasformazione digitale delle imprese non è più percepita come un rischio (78% della popolazione italiana vede nella digitalizzazione soprattutto effetti positivi per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro e la produzione). La digitalizzazione ha effetti positivi anche per la percezione del proprio sviluppo lavorativo da parte dei lavoratori: per il 72%. Stando sempre ai dati ISTAT gli investimenti nel digitale per le imprese stanno aumentando con particolare riguardo per quanto riguarda la sicurezza informatica: 45% e per le applicazioni web e mobili: 28%. L’importo della spesa in piattaforme cloud sta registrando un andamento al rialzo con il 7% sul totale della spesa in Ict che è quasi il doppio della media dell’Unione Europea. Il neo del panorama complessivo, che, tutto sommato, registra un andamento soddisfacente, è il livello di digitalizzazione che risulta ancora basso per quanto riguarda le aziende sia nelle piccole che nelle medie e grandi. Solo nel 48% del campione il livello di digitalizzazione può considerarsi alto o molto alto per le grandi, mentre per le Pmi il livello di digitalizzazione va da basso a molto basso nell’89% dei casi.

La svolta in corso al MISE, la nuova Strategia Digitale va dall’allargamento di aziende “Industry 4.0” alla ridefinizione di una nuova gerarchia di priorità che destina maggiore attenzione alle Pmi, favorisce la creazione di Reti aperte di Imprese, agevola l’acquisizione di nuove competenze con la promozione di offerta formativa adeguata che va ad essere potenziata e rafforzata, semplificando le procedure burocratiche che sono snellite. E’ in atto una Strategia innovativa che punta sugli investimenti in 5G, Blockchain, Fintech, Intelligenza Artificiale.

Stando ai dati dell’ultimo Rapporto ISTAT, “Impresa 4.0”  si può dire che stia funzionando, la linea del Governo è di agevolare l’accesso a quelle misure che hanno avuto successo nelle diverse realtà produttive, puntando soprattutto su quegli strumenti che hanno trovato più riscontro e migliorandone l’accesso.

Si vorrebbe realizzare un “umanesimo digitale”, accompagnando le Pmi nel processo di trasformazione digitale. Una digitalizzazione che metta “al centro l’uomo” creando un nuovo modello di Società che “consideri la Rivoluzione digitale e innovazioni della IV Rivoluzione industriale compiute solo se estese a tutte le dimensioni e sfere della Società” per dare un contributo tangibile al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di ognuno di noi. Una trasformazione digitale che abbia come fine la creazione di una “società intelligente”.

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