A Milano servono le Olimpiadi?

Da qualche settimana stiamo assistendo ad una vera e propria bagarre politica per predisporre un dossier credibile e candidare l’Italia alle Olimpiadi invernali del 2026.

Dopo un primo momento dove sembra che la strada si stesse dirigendo verso una formalizzazione dell’impegno per la città di Milano e le sue montagne della Valtellina, da qualche giorno la politica sembra voler mettere in discussione questo impianto coinvolgendo il Piemonte con Torino e il Veneto con Cortina.

Ma al di là dei giochi di potere, siamo sicuri che a Milano servano delle Olimpiadi invernali? Se guardiamo la recente storia di Torino, dopo quelle del 2006 la città non ha giovato dei benefici della manifestazione. Oggi molte strutture sono abbandonate e inutilizzabili, senza contare che i costi sostenuti hanno di gran lunga superato i benefici della loro realizzazione.

Milano, dopo Expo, è riuscita a recuperare il gap con le grandi metropoli europee e sta attraendo miliardi di investimenti da tutto il mondo. Nei prossimi 10 anni la città subirà una trasformazione ancora più radicale di quanto Expo non abbia già fatto.

Dalla riconversione dell’area dell’Esposizione universale che diventerà il primo polo tecnologico italiano con circa 3 miliardi di investimenti, il piano per la riqualificazione degli ex scali ferroviari con oltre un milione di metri quadri destinati a verde, terziario e residenziale, la “Città della Salute” a Sesto San Giovanni che vedrà trasferire da “Città Studi” due delle eccellenze ospedaliere italiane, i campus universitari di Bocconi e Cattolica che stanno iniziando a prendere forma senza contare che la grande riqualificazione di P.ta Vittoria e “Portello” non sono ancora completati.

Insomma, una città in fermento, piena di cantieri per la realizzazione della nuova metropolitana, che sta completamente ridisegnando la propria fisionomia, dovrebbe imbarcarsi in un impresa che nella vicina Torino ha lasciato soltanto scheletri?

Milano è una delle città che più soffre una carenza strutturale nell’impiantistica sportiva che non vede seri investimenti da oltre trent’anni e che quindi più che impianti per sport inverali meriterebbe giochi olimpici tradizionali per rilanciare un settore (quello sportivo) ormai in completo declino.

Se nei prossimi 10 anni la città continuerà a modificare il proprio aspetto con interventi di grande prestigio e che hanno iniziato a richiamare capitali esteri, la preparazione di una competizione olimpica potrebbe destabilizzare il sistema italiano, realizzando (in zone che necessiterebbero di un a vera e propria riqualificazione) impianti inutilizzabili e che rischierebbero di colpire negativamente la crescita della Città.

Expo fu lo strumento necessario che accese la miccia per ripensare il capoluogo lombardo in un contesto internazionale, attirando imprese e milioni di turisti da ogni parte del mondo.

Se non siamo in grado di tenerci il più antico Gran premio di Formula uno al Mondo, sul circuito più bello e se non riusciamo a mettere d’accordo due grandi società come Milan ed Inter per rivedere l’impiantistica calcistica della città, come potremo valorizzare dei Giochi invernali?

Sarebbe necessario pensare per Milano prima un grande progetto di impiantistica sportiva capace di ridare credito allo sport della città e forse, dopo, pensare ad organizzare Olimpiadi e similari. Fino ad allora, rischieremmo soltanto di veder distrutto quanto realizzato oggi per questa grande città.

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