Cronache dai Palazzi

Il Consiglio europeo non ha apportato modifiche sostanziali riguardo alla sistemazione dei migranti e, dopo una fase di esaltazione iniziale, anche il premier Conte ha dichiarato: “Poteva andare meglio”.

Il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, non sembra aver paura dello scontro frontale, pur di difendere le posizioni dell’Italia, e ha annunciato che l’Italia chiuderà i porti alle navi delle Ong per tutta l’estate. È evidente comunque l’ammissione degli altri Paesi che l’Italia è stata lasciata sola anche se ciò non vuol dire necessariamente maggiore solidarietà. “Se si utilizzano navi cariche di esseri umani per avanzare posizioni politiche è inaccettabile”, ha sottolineato a sua volta monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato vaticana.

La tensione tra Italia e Francia a proposito di migranti non è inoltre un buon segno, e la posizione dura di Angela Merkel per quanto riguarda gli immigrati provenienti dal nostro Paese non alleggerisce il peso del problema, che rimane a carico dei Paesi di prima accoglienza come anche la Francia sembra aver ribadito. Il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani ha rimarcato a sua volta la propria delusione per un mancato accordo sulla riforma del trattato di Dublino: “Il Parlamento, come co-legislatore, ha messo una proposta concreta sul tavolo. Il Consiglio non può più permettersi di ignorarla”.

Nell’ultimo Consiglio europeo l’Italia non ha ottenuto la ridistribuzione obbligatoria di tutti i migranti ma solo quella volontaria dei rifugiati, saranno inoltre aperti nuovi campi e verranno riaccettati i migranti scappati in Germania e in Austria. Infine “Nessuna promessa sui movimenti secondari”, ha dichiarato il premier Conte.

Insieme a Emmanuel Macron Giuseppe Conte ha poi lavorato alla preparazione di un piano da presentare agli altri leader per la strutturazione di centri di accoglienza “sorvegliati”, distribuiti in diverse zone del Mediterraneo. Già nel pre-vertice di Bruxelles della scorsa settimana il nostro presidente del Consiglio aveva preannunciato: “Se questa volta non dovessimo trovare disponibilità da parte degli altri Paesi europei potremmo chiudere questo Consiglio senza approvare conclusioni condivise”.

Angela Merkel ha insistito sul respingimento nel paese di arrivo (in genere Italia, Grecia e Spagna) dei migranti trasferitisi in Germania, in quanto per la cancelliera “non hanno il diritto di scegliere il loro Paese ospitante”. In un incontro bilaterale con Conte, inoltre, Merkel  ha esplicato il suo obiettivo di estendere all’Italia un accordo tra  Paesi “volenterosi”, con la collaborazione di Macron e dei premier spagnolo e greco, Pedro Sanchez e Alexis Tsipras. La cancelliera ha inoltre reclamato una più ampia “protezione delle frontiere esterne”, prendendo per di più in considerazione l’eventualità di far sbarcare le navi “in altri Paesi, per esempio, in Nordafrica”. Occorrerebbe comunque considerare l’eventualità di stipulare accordi specifici con i Paesi di origine  e di transito dei rifugiati. “I Paesi che ricevono molti rifugiati hanno bisogno di sostegno”, ha per di più ribadito Angela Merkel.

Sono infine stati messi sul tavolo nuovi fondi Ue per rallentare i flussi verso il nostro Paese, sulla scia dei sei miliardi concessi alla Turchia. In questo contesto anche il premier olandese Mark Rutte, in accordo con altri alleati nordici, ha sostenuto gli “accordi stile-Turchia con i Paesi del Nordafrica”.

Rimangono comunque molti nodi da sciogliere per quanto riguarda la condivisione dei rifugiati. “Non accetteremo compromessi al ribasso”, ha ribadito il premier Conte aggiungendo che “l’Italia la sua buona volontà l’ha sempre dimostrata”. Il governo di Roma ha esplicato la volontà di verificare “se dalle parole si vuole passare ai fatti” e “se davvero l’Europa vuole gestire in maniera solidale il fenomeno migratorio”.

L’Italia, avanzando una riserva sui fondi Ue messi a disposizione della Turchia, ha reclamato l’incremento del Trust Fund per l’Africa per realizzare progetti di sviluppo nel Sahel, cercando così di evitare che i migranti dell’Africa centrale arrivino in Europa. Fino ad ora è stato concesso un rifinanziamento pari ad 1 miliardo di euro ma il governo di Roma ha chiesto di più, anteponendo la propria riserva per una eventuale seconda ondata di fondi destinati alla Turchia.

Insieme all’Italia anche altri Paesi europei hanno inoltre ipotizzato l’apertura di specifici hotspot sul suolo africano (Algeria, Libia, Marocco, Niger e Tunisia) per registrare i migranti, valutare richieste d’asilo e eventualmente frenare i flussi migratori. I Paesi nordafricani non hanno comunque manifestato il loro interesse in questa direzione. Dopo il no dell’Algeria anche il Marocco e la Libia hanno espresso il loro disappunto per quanto riguarda la creazione di strutture di prima accoglienza sul proprio territorio.

Alla fine è prevalsa l’idea di campi sorvegliati che andrebbero creati in quegli Stati Ue che volontariamente decidono di ospitare i migranti. Una soluzione di compromesso sulla quale sembrano convergere Francia, Italia, Spagna, Belgio e forse Malta, con l’approvazione della Germania, ma che è ancora un progetto da realizzare. “Un meccanismo volontario va bene, ma a patto che ci sia almeno un gruppo di Paesi che si dichiari disponibile”, ha dichiarato il governo italiano.

In linea con il calo degli ultimi sei mesi dell’anno scorso – registrato dai dati dell’Unchr e il ministero dell’Interno – nei primi quattro mesi del 2018 è stato registrato un calo degli sbarchi pari al 75% rispetto al medesimo periodo del 2017. Secondo i dati Eurostat sono invece 150 mila le richieste di asilo arrivate all’Italia dall’inizio di quest’anno, ma ancora da evadere. Mentre ogni mese in Germania vengono prese in considerazione circa 50 mila domande contro le 7000 valutate dall’Italia. Le Nazioni Unite preannunciano infine l’emigrazione di circa 54 milioni di persone in un arco di tempo di lungo periodo.

Sul fronte nazionale entra in scena il “decreto di dignità”, battezzato dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio con il coinvolgimento del ministro dell’Economia Giovanni Tria per il reperimento di eventuali coperture. Il “decreto di dignità” mirerebbe a ridurre la precarietà del lavoro; ridimensionare il gioco d’azzardo; semplificare il fisco per le imprese eliminando redditometro, spesometro e splitpayment, pensati per fronteggiare l’evasione Iva ma ritenuti dal ministro Di Maio vessatori e insostenibili per le aziende. Rimane comunque il problema delle coperture e le principali associazioni di imprenditori, oltre che aver denunciato un evidente calo del Pil (+1,3% quest’anno e +1,1% nel 2019) – come rimarcato da Confindustria il cui Centro Studi prevede un generale rallentamento dell’economia italiana con una frenata delle esportazioni e degli investimenti – hanno espresso la loro contrarietà per quanto riguarda eventuali norme che ripristinerebbero vincoli sui contratti a termine e imporrebbero pesanti sanzioni per coloro che delocalizzano.

Senza dimenticare infine il reddito di cittadinanza per supportare il quale occorrerebbero circa 2 miliardi di euro, mentre per impedire l’aumento dell’Iva Tria dovrà trovare circa 12,5 miliardi, in un contesto di rallentamento del Prodotto interno lordo che potrebbe portare la Commissione europea a richiedere eventuali manovre aggiuntive già  a ridosso della prossima legge di Bilancio (fino a 6 miliardi come stimato da Viale dell’Astronomia) e, in definitiva, a non elargire ulteriori coperture della manovra 2019 strutturata su un non trascurabile aumento del deficit. L’entità di un’eventuale manovra correttiva dei conti, 9 miliardi e 11 miliardi l’anno prossimo, è ciò che preoccupa maggiormente gli imprenditori.

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