Bilancio europeo, gli effetti sull’Italia

L’Unione Europea si appresta ad iniziare l’iter per il nuovo Bilancio europeo che dovrà fare i conti sia con l’uscita dell’Inghilterra, sia con le mutate condizioni economiche del continente.

Il prezzo dell’uscita del Regno Unito è una significativa revisione dei contributi messi a disposizione dei Paesi per il Bilancio comunitario che non solo si traduce in un aumento dei versamenti da parte degli Stati membri, ma anche un significativo taglio delle spese e dell’attribuzione di fondi.

Per il nostro Paese il nuovo Bilancio potrebbe avere più riflessi politici che non danni economici reali. Sì, perché se venisse confermato il taglio del 5% su Politica Agricola Comune e Politica di coesione, soprattutto per il secondo, la riduzione non andrebbe significativamente a colpire i bilanci di Stato e Regioni. E proprio perché, dei circa 72 miliardi a disposizione del fondo di coesione del periodo 2014-2020, l’Italia è maglia nera in Europa con il solo 3% di utilizzo e contro una media degli Stati membri dell’oltre 6%.

Benché da più parti, all’interno del Parlamento, si siano levate voci di protesta, l’impegno del Governo per migliorare lo sfruttamento delle risorse è stato estremamente scarso, con le solite differenze tra Nord e Sud che evidenziano ancora di più lo strappo mostrato dai risultati elettorali del 4 marzo.

Discorso diverso per i fondi PAC. L’Italia che vanta una importante economia legata all’agricoltura potrebbe in questo caso subire dei danni da un taglio delle risorse da parte dell’Europa. La Politica Agricola Comune impegna circa l’80% del budget europeo e la sua importanza è strategica per un settore sempre in estrema difficoltà.

Ad alimentare sicuramente il dibattito è stata la contestuale diminuzione dei fondi di coesione, il significativo aumento delle risorse impegnate per l’immigrazione.  L’Europa vorrebbe portare a circa 30 miliardi la spesa per questo capitolo raddoppiando i fondi finora messi a disposizione.

Sicuramente la politica europea in tema di immigrazione è stata negli ultimi anni oggetto di forti discussioni soprattutto nel nostro Paese. L’Italia ha speso da sola circa 4,5 miliardi di euro per far fronte all’emergenza del Mediterraneo, mentre l’impegno europeo nei confronti dell’Italia si è fermato a poche centinaia di milioni.

Questa decisione, senza un vero confronto sul tema, né un impegno della Comunità nel cooperare con i Paesi più esposti come appunto il nostro, ha prodotto reazioni particolarmente forti soprattutto all’interno del Centrodestra che si è detto pronto a dare battaglia al Parlamento Europeo per scongiurare che ulteriori fondi senza una strategia comune vengano impiegati in questa direzione.

Insomma, mentre l’Italia è intenta a cercare di formare un governo, anche in Europa si dovrà trovare una linea comune per l’approvazione di un Bilancio che si appresta ad imboccare una strada tortuosa e piena di insidie.

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