Cronache dai Palazzi

Conto alla rovescia per le consultazioni al Quirinale in vista della formazione del nuovo governo. Mercoledì 4 aprile il presidente della Repubblica aprirà le porte dello Studio alla Vetrata per accogliere in primo luogo i presidenti neoeletti di Senato e Camera, rispettivamente Maria Elisabetta Alberti Casellati (FI) e Roberto Fico (M5S), il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, e di seguito tutte le diverse formazioni politiche. Mercoledì 4 aprile sarà la volta di Gruppo Misto  e Fratelli d’Italia, mentre giovedì 5 aprile verranno ricevute le delegazioni di Pd, Forza Italia, Lega e M5S.

Il 9 aprile il capo dello Stato potrebbe rendere note al Paese le decisioni che riguardano la formazione del nuovo governo. In caso contrario, se non ci saranno le condizioni per avviare l’esecutivo partirebbe un nuovo giro di consultazioni. Altre date importanti sono il 10 aprile, termine entro il quale il Cdm dovrà varare il Documento di economia e Finanza, ossia lo scheletro della Legge di stabilità 2018. Mentre entro la fine mese, tra il 15 e il 30 aprile, il Parlamento dovrà approvare a maggioranza assoluta il suddetto Def, che dovrà essere inviato a Bruxelles entro fine aprile.

A proposito di esecutivo, in primo piano vi sono le “cose da fare”. Si prefigurano infatti degli accordi sui programmi, molto meno sul piano politico. L’avvicinamento tra M5S e Lega appare costante e anche Forza Italia, pur volendo mantenere una propria autonomia – i forzisti saliranno da soli al Quirinale, slegati dagli alleati del centrodestra – sembrano essere disponibili al dialogo per quanto riguarda, per l’appunto, le “cose da fare”, le emergenze del Paese, ciò di cui l’Italia ha bisogno in questo delicato momento storico di profonda crisi occupazionale e di disagio sociale.

Il leader dei pentastellati, Luigi Di Maio, ha annunciato che “ci sono convergenze sui temi importanti del Paese, sia a destra che a sinistra”, solo il Partito  democratico “sta ancora portando avanti la linea di porsi come freno al cambiamento”. Di conseguenza, nell’ottica “dell’opposizione responsabile”, la squadra dem è convinta che “ora tocca agli altri governare perché gli elettori si sono espressi chiaramente” e il segretario del Pd, Maurizio Martina, ha a sua volta, ribadito: “A Lega e Cinque Stelle dico che i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità”.

I renziani ribadiscono che “il Pd sta all’opposizione”, come ricorda Matteo Orfini, e Matteo Renzi è convinto che “l’opposizione farà bene al Pd”. I toni diventano aspri, inoltre, di fronte ad un’eventuale apertura ai Cinque Stelle: “Se qualcuno vuole accordarsi con loro lo dica, io sono contrario”, ha affermato di nuovo Orfini. Il Pd risulta nella pratica spezzettato in diversi sottogruppi, tra coloro che sembrano essere disposti ad accordi con i 5 Stelle e coloro che si oppongono chiaramente ad ogni tipo di avvicinamento ai pentastellati. Intavolare una mediazione non è cosa semplice, bensì affannosa, ed è compito del segretario Martina cercare di far dialogare voci contrastanti.

“Credo che non ci sia parlamentare del Pd che immagini di prendere una strada che non sia quella indicata dalla Direzione”, rassicura a sua volta Lorenzo Guerini, mentre per Andrea Orlando “non basta dire ‘tocca a loro’”. Occorre “proporre un’agenda sociale al Paese, altrimenti la nostra posizione sarà subalterna e chiusa nel Palazzo”, sottolinea Orlando in un’intervista al Corriere. Per quanto riguarda un eventuale avvicinamento ai Cinque Stelle, infine, il guardasigilli uscente sottolinea: “Un conto è il dialogo, che è doveroso con una forza che ha raccolto un terzo dei voti, un conto sono le alleanze, che non vedo percorribili”. Per Orlando, inoltre, il Pd deve recuperare un “dialogo con il Paese, che non si costruisce solo con un posizionamento tattico”. Il reggente Martina ha comunque ribadito che per quanto riguarda eventuali accordi per la formazione del nuovo governo i dem non parteciperanno “a nessun incontro sui programmi con altri in questi giorni: noi attendiamo con rispetto le consultazioni del presidente della Repubblica”. Per il M5S si tratta di una “ripicca” e il Pd “pensa più alle poltrone che al bene del Paese”.

Luigi Di Maio rivendica per di più a gran voce la propria premiership di governo: “Io dico basta a premier votati da nessuno. Per il resto parlano i nomi. Il sottoscritto è stato votato come candidato premier da 11 milioni di italiani per cui il mio obiettivo è che la volontà popolare venga rispettata. La strada è tracciata”.

In questo contesto non si fa attendere la risposta leghista, tantoché Matteo Salvini ci tiene a precisare che il proprio obiettivo è “andare al governo, per trasformare in fatti le idee che gli italiani hanno appoggiato e votato”. Salvini inoltre sottolinea: “Siamo disposti a dialogare con tutti ma non saremo subalterni a nessuno, visto che il centrodestra è la coalizione più votata”.

I parlamentari leghisti continuano comunque a ripetere al proprio leader che i Cinque Stelle “vogliono prendere tutto, non sono disponibili ad accordi”. Salvini, a sua volta, ha dichiarato: “Non mi vedo a fare il ministro di un governo Di Maio. Il centrodestra ha preso più voti”. In sostanza Lega e M5S hanno trovato un accordo per quanto riguarda la scelta dei presidenti di Camera e Senato e sulla composizione degli uffici di presidenza, ma per quanto riguarda la formazione del prossimo governo vengono al pettine le distanze sulla premiership e sui programmi. Per il momento il reddito di cittadinanza (sbandierato dai pentastellati in campagna elettorale)  è stato tradotto – anche dal presidente della Camera Roberto Fico – in sostegno alla povertà, in pratica un certo tipo di reddito di inclusione. La Flat tax, invece, risulta assorbita dalle regole di bilancio e a proposito di alleanza atlantica e di rapporto con l’Europa (e le sue regole) per ora tutto tace.

Fare il premier “è l’ultimo dei miei problemi”, ha dichiarato il leader del Carroccio in tv, ma Matteo Salvini ha aggiunto che non è nelle sue intenzioni “tirare a campare: o parte un governo o si va al voto”.

Per la premiership di governo potrebbero spuntare altri nomi – con la collaborazione degli alleati del centrodestra Matteo Salvini potrebbe offrire delle sponde in più al presidente della Repubblica – ed è soprattutto a proposito di ministri che il leader azzurro, in costante collegamento con l’alleato leghista, sarebbe intenzionato a suggerire un paio di nomi di tecnici, come ministri in quota forzista, con l’obiettivo di far parte di un eventuale governo con i Cinque Stelle.

I tempi per la composizione della nuova squadra dell’esecutivo non si preannunciano per nulla brevi e per dare eventualmente un’accelerata il leader del Carroccio non è disposto ad alcuna mercanzìa di voti: “Vado in Parlamento se sono consapevole che una maggioranza la posso trovare”, ha precisato Salvini, aggiungendo che quando sarà il momento di salire al Quirinale non accetterà “l’incarico al buio, io non voglio far perdere tempo”. A proposito di percentuali (singole), il 4 marzo la Lega ha ottenuto il 17,7% e il Movimento Cinque Stelle il 32,7%.

“Tocca a noi governare – ha affermato la senatrice Anna Maria Bernini capogruppo forzista a Palazzo Madama – e l’incarico spetta al centrodestra perché la nostra coalizione ha ottenuto il 37% dei voti lo scorso 4 marzo”. Per la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini, invece, “le priorità sono due. Dare un governo al Paese e tenere unito il centrodestra. In definitiva, il prossimo 5 aprile Forza Italia si presenterà al Quirinale con una propria delegazione, manifestando una posizione autonoma rispetto agli alleati. Il Partito democratico assicurerà a sua volta “il proprio apporto al presidente della Repubblica”, e nel caso in cui dovesse nascere un governo di responsabilità nazionale non opporrà resistenza. “Al di là della composizione del governo”, i grillini, infine, dimostrano un “atteggiamento propositivo”, in quanto l’obiettivo di fondo è il dialogo sui temi portando a galla i punti di contatto tra i partiti “nell’interesse del Paese”.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Condividi
precedente

Omicidio al Cairo (Film, 2017)

successivo

Giovani, dal perfezionismo all’insicurezza

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *